Nel 2015 gli italiani che giocano
d’azzardo hanno speso in lotterie, scommesse e slot machine 88 miliardi di
euro, perdendone 4 miliardi: quattro volte quello che ci costava l’Imu sulla
prima casa. A fornire tra il 30 e il 60 per cento di questa “tassa volontaria”,
secondo l’antropologa americana Natasha Dow Schull, sono soprattutto persone
che soffrono di indopatia, la dipendenza psicologica per l’azzardo. Non si sa
quanti siano oggi i ludopatici in Italia, ma nel 2012 una ricerca della
Sapienza li aveva stimati in oltre 800 mila, 200 mila in più del 2008, e dietro
hanno spesso una famiglia rovinata dalla loro ossessione. Per capire meglio il
problema è illuminante il saggio Fate il
nostro gioco (Add.pp.56, euro 14), scritto da Paolo Canova, matematico, e
Diego Rizzuto, fisico. I due, oltre a dimostrare matematicamente quanto sia
folle puntare ad arricchirsi con giochi pensati per farti perdere, spiegano i
trucchi psicologici che oggi rendono l’azzardo particolarmente pericoloso. “Il
principale di questi meccanismi è la possibilità di giocare continuamente,
ricevendo subito eventuali premi: così si perde la cognizione del tempo e dei
soldi spesi e si moltiplica la possibilità di perdite. Tutti i giochi moderni,
dal Gratta e Vinci al 10 e Lotto, con estrazioni ogni 5 minuti, hanno questa
caratteristica. Ma nessuno la sfrutta meglio delle slot machine: in Italia ce
ne sono ormai ben 400 mila e da sole garantiscono la metà degli incassi totali”
dice Canova. Un altro importante fattore che spinge a continuare a giocare sono
le “pseudo vincite”. “In teoria l’80 per cento di quanto giocato torna ai
giocatori come premi, ma in gran parte si tratta di vincite pari o minori al
prezzo della giocata. Queste vincite, che spesso vengono subito rigiocate, sono
però importanti al fine di mantenere agganciato il giocatore, che se perdesse
sempre si disamorerebbe velocemente. Nel Gratta e Vinci miliardario per
esempio, i biglietti “vincenti” sono addirittura il 26 per cento:ma nel 52 per
cento dei casi restituiscono solo i 5
euro del biglietto”. “Questi meccanismi, studiati da psicologi e matematici,
hanno esposto l’intera popolazione al rischio azzardo, portando a un’esplosione
di dipendenze e rovine economiche” dice la psicoterapeuta varesina Daniela
Capitanucci, fondatrice dell’associazione Azzardo e Nuove Dipendenze, che offre
assistenza psicologica e legale. “La nostra associazione tratta ogni mese
decine di nuovi casi. Molti sono poveri che sperano nel colpaccio: accendete la
radio alle 6,30, quando ci si alza per i lavori più duri, e sentirete il coro
di spot indirizzati a loro”. Soluzioni? “Limitare puntate, diffusione e
frequenza dei giochi. E, come si è fatto in Svizzera, concentrare le
slot-machine in poche sale, obbligando i gestori a non far entrare i giocatori
problematici. Ma chi dovrebbe emanare queste norme, visto che a incassare circa
9 miliardi l’anno da queste attività è lo Stato-biscazziere?”
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 18 marzo
2016
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