I nativi
americani del Nord canadese lo sapevano da secoli: quella strana argilla
verdolina, presente in soli due ettari di terreno del territorio della tribù
Heiltsuk, 400 chilometri a nord di Vancouver, è una mano santa per molte
malattie dell’apparato digerente e della pelle. In tempi più recenti, da quando
l’argilla degli Heiltsuk ha cominciato a essere commercializzata come prodotto
nutraceutico e cosmetico, si sono accumulate segnalazioni di una sua presunta
efficacia contro ben precise patologie, come colite ulcerosa, ulcera duodenale,
flebiti, dermatiti e ustioni. Così la microbiologa Julian Davies
dell’Università della Columbia Britannica ha deciso di verificare se le antiche
credenze e i moderni aneddoti potessero essere confermati in laboratorio. Ha
prelevato alcuni campioni di quell’argilla, formatasi 10 mila anni fa con il
ritiro dei ghiacciai dalla zona, e li ha aggiunti a colture di sedici ceppi
diversi di Enterococcus faecium, uno
dei batteri patogeni intestinali resistenti agli antibiotici, che più danno
problemi in ospedale: una sospensione acquosa dell’argilla li ha rapidamente
sterminati. Adesso Davies inizierà trial clinici dell’argilla su persone con
infezioni resistenti alle cure convenzionali, favorita dal fatto che, essendo
un rimedio in uso da secoli senza aver mai dato problemi, non ci sarà bisogno
di test preliminari di tossicità. E speriamo che, se le doti curative verranno
confermate, si capisca anche come imitarne le proprietà, perché dell’argilla curativa
degli Heiltsuk non è che ce ne sia poi tantissima: l’unico deposito conosciuto
contiene circa 400mila tonnellate.
(alex saragosa) – Cure Naturali – Il Venerdì di
Repubblica 26 febbraio 2016 -
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