Martedì 22 marzo è la Giornata
mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dall’Onu nel 1992 per incentivare la
gestione sostenibile, e quindi anche il riciclo, delle risorse idriche. Ossia
dell’acqua dolce, che corrisponde appena all’1-2 per cento dell’acqua sul
Pianeta: tutto ciò che beviamo e che ci serve per produrre i nostri beni viene
proprio da quel 2 per cento, che è in continua trasformazione e viene consumato in modo non esattamente
equilibrato. “In Occidente per una doccia di cinque minuti, o per produrre i
chicchi necessari a una tazzina di caffè, consumiamo 200 litri d’acqua. E 35
mila sono i litri che servono a produrre il cibo mangiato da una persona in un
giorno. L’Onu stima inoltre che la domanda di acqua per usi agricoli potrebbe
raddoppiare entro il 2030” ricorda Alok Jha, fisico e giornalista scientifico
per il Guardian e la Bbc, autore di Il libro dell’acqua (..), che esce oggi.
Molto si potrebbe risolvere con il riciclo: “Il maggiore ostacolo è la
resistenza mentale dei consumatori” dice Jha. “Uno studio recente dello
psicologo Paul Rozin mostra che solo il 49 per cento degli americani si
dichiara disponibile a bere acqua riciclata dalle acqua di scarico, anche se le
tecnologie odierne la rendono ancora più pura e sicura della normale acqua di
rubinetto”. Per 51 per cento del campione vince un’idea che in psicologia è
detta “contagio spirituale”, secondo cui la natura di un oggetto è inscindibile
dal modo in cui questo è generato: l’acqua riciclata si porterebbe dietro, per
la maggior parte degli americani, un “peccato originale” che suscita
avversione. “Ma tutta la storia dell’acqua che beviamo è una storia di
trasformazioni, che risalgono addirittura all’origine del cosmo” osserva Alok
Jha. “Ogni atomo di idrogeno nei nostri corpi è stato creato tre minuti dopo il
Big Bang. Centinaia di migliaia di anni dopo, da atomi di idrogeno accorpati
per effetto della gravità, si sono formate le prime stelle. Veri laboratori
chimici che hanno sfornato gli altri elementi che conosciamo, tra i quali
l’ossigeno”. E’ l’energia creata dal formarsi delle stelle che ha fatto unire
per la prima volta i tre atomi necessari alla molecola dell’acqua: “In questi
eventi, in un secondo si produce oltre un milione di volte l’acqua del Rio
delle Amazzoni. Ma viene sparata nello spazio, e lì la radiazione ultravioletta
la rescinde in atomi. L’acqua che c’è oggi sulla Terra ha un’origine diversa”.
L’abbiamo scoperta solo di recente grazie al telescopio spaziale Herschel:
“Molti miliardi di anni fa nella regione dello spazio dove si è formato il Sole
c’erano grandi quantità di minuscoli granelli di carbonio e silicio: è
rimbalzando su questi che gli atomi di idrogeno e ossigeno si sono incontrati
abbastanza a lungo da legarsi insieme in molecole d’acqua” spiega Jha. “La
gravità ha fatto addensare questi granelli ghiacciati in sassi, poi in macigni,
poi in asteroide e infine in pianeti. Viene da lì tutta l’acqua della Terra,
che è molta di più di quella che oggi ricopre il 70 per cento della superficie
terrestre: nel cuore del nostro pianeta i minerali ne racchiudono da tre a
dieci volte tanta”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 18
marzo 2016 -
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