State Sereni qualunque cosa avvenga nel Pd non si tratterà di scissione. Non sono
state scissioni quelle dei Civati e dei Fassina, non lo saranno le future.
Perché qualcosa si scinda occorre presupporne l’unità. Gli attuali partiti
liquidi o fantasma, sia di destra che di sinistra, non hanno alcuna storia o
cultura comune da rompere, e dunque neppure un fine su cui dividersi. Già se
ex-Ds e ex-Margherita avessero per tempo certificato il fallimento del
“progetto Pd”, non di scissione si sarebbe trattato, ma di semplice
constatazione dell’impossibile convivenza tra nostalgie di incompatibili
passati. Oggi, rispetto a entrambe, Renzi è un’altra cosa ancora, un terzo
alieno. Riconoscerlo, e riconoscere il senso di questo matter of fact, semplificherebbe le cose e darebbe meno occasioni
al Presidente Segretario per derubricare l’opposizione interna beghe di
corrente e a politichese. Renzi Non E’ l’effetto imprevisto di qualche
primaria e neppure dell’harakiri elettorale compiuto da Bersani & Co. E’ la
forma che ha assunto in Itali la crisi storica della socialdemocrazia europea.
(..) Il problema starebbe, piuttosto, nel comprendere le ragioni di una simile
disfatta e nel riuscire a porsi all’altezza del compito che attende chi voglia
passarne a contropelo la storia. E’ La Storia di una sinistra conservatrice .
Conservatrice n campo istituzionale, centralista, ministeriale,
burocratico-romana. Conservatrice in materia di mercato del lavoro e di
politiche sociali, che nella difesa di un modello di Welfare ormai
insostenibile anche economicamente ha perduto ogni “simpatia” con le nuove
generazioni. Conservatrice nelle politiche sociali, che nella difesa di un
modello di Welfare ormai insostenibile anche economicamente ha perduto ogni
“simpatia” con le nuove generazioni. Conservatrice nelle politiche per la
scuola, per la ricerca, per l’innovazione. Incapace di elaborare un’idea di
Europa, oltre moneta e Schengen. Tramonto che inizia negli anni ’70, ignorando
le ragioni profonde della crisi fiscale dello Stato, smarrendo il rapporto con
le trasformazioni epocali del mercato del lavoro e della composizione sociale.
E’ una grande crisi culturale, nel senso quasi antropologico del termine, che
globalizzazione e finanziarizzazione del capitalismo finiscono spietatamente
col mettere a nudo. (..). Constatare questa deriva è ancora possibile? E
intorno a quali programmi e con quali uomini? Finora l’opposizione interna a
Renzi non ne ha indicato uno solo, che non avesse il segno del
“resistere-resistere” sulla trincea sbrindellata dei modelli del “secolo
breve”. Solo quando finalmente sapesse indicarli, potrebbe diventare cosa buona
e giusta formalizzare quella scissione che già da sempre sussiste.
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto www.lespresso.it – L’Espresso – 24 marzo
2016
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