Il grande, caro e compianto Umberto
Eco fu linciato in vita quando osò dire che internet o meglio i social media avevano dato diritto di parola agli
imbecilli. La televisione, nella visione di Eco, aveva già offerto una tribuna
allo scemo del villaggio, ma internet ne ha fatto un depositario del sapere.
Ora, il dibattito sul tema è infinito e complesso. Ma almeno un dato è certo,
questo uso di internet ha diffuso la falsa idea che informare informarsi sia
un’operazione semplice, di facile accesso a chiunque e a bassissimo costo. Mi
spiego parlando d’altro, i fast food. A
lungo circondati da un alone positivo e democratico. In fondo, offrivano un
cibo gustoso e nutriente a prezzi bassi ai ceti popolari che non potrebbero
permettersi un vero ristorante. Per anni gli allarmi medici sono stati
ignorati. Fin che il successo dei fast food non ha rivelato i disastrosi
effetti collaterali, l’aumento di disturbi alimentari e l’obesità giovanile di
massa, senza contare la devastazione dell’agricoltura e dell’allevamento di
qualità. Fino al celebre documentario Super
Size Me del 2004, dove l’autore. dopo poche settimane di pranzo e cena dai
re dell’Hamburger, finiva all’ospedale in coma. Nessuno ha girato ancora un
Super Size Me della rete, ma il sospetto è che la bulimia da pessima
informazione rischi di mandare in coma il cervello di milioni di persone.
Intendiamoci, internet è un magnifico strumento se si ha una solida base
culturale. Sono sicuro che anche Eco lo usasse per ricordarsi al volo, per
esempio la data del sinodo di Mancon (585). Ma già sulla rete si scambia un
sinodo per un concilio e se poi vuoi sapere davvero di che cosa si è discusso,
allora ti scontri con un guazzabuglio di leggende. “L’informazione è il bene
più prezioso” dice Gordon Gekko, il protagonista di Wall Street, prima di scoprire in galera che il bene più prezioso è
il tempo. La rete rischia di rubarci l’una e l’altro, in cambio di
paccottiglia. Le menzogne del potere hanno resistito molto meno nella guerra
del Vietnam che durante e dopo le guerre in Afganistan e Iraq, in piena era
internet. Così le bolle finanziarie viaggiano con la falsa informazione di
oggi, fino a quando non scoppiano di colpo, travolgendo i risparmi e le vite di
milioni di cittadini. Colpa del cattivo giornalismo, certo. Il gossip ha
scacciato le inchieste, la propaganda ha sostituito la critica al potere. Ma
siamo sicuri che la rete non c’entri?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 4
marzo 2016
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