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giovedì 17 marzo 2016

Lo Sapevate che: Fermate le bande dei giovani Killer...



L’Etichetta E’ fuorviante. “Paranze dei bimbi”, la definizione coniata dalla stampa cittadina. Che lascia intendere un misto di giocoso e di infantile. Ma non c’è né l’innocenza dell’adolescenza né la spensieratezza della gioventù nelle bande armate che da mesi ormai, combattono a Napoli una nuova guerra di camorra. L’ennesima. Con decine di morti tra le fazioni rivali e un clima di insicurezza tracimato oltre i confini dei quartieri storicamente vessati dai clan. Sono I Figli Dei Figli Di… Non ancora boss, ma hanno la stoltezza di crederlo. Sembrano usciti dal back-stage di Gomorra, la serie tv. E appare sempre più difficile capire quanto la finzione televisiva influenzi la realtà, o viceversa. Vogliono apparire, anche sui social come Facebook, perché intuiscono come tutti i giovani della loro generazione quanto conti autorappresentarsi come vincenti di successo agli occhi della loro gente. (..). Eccoli in posa davanti all’obiettivo, armati e incappucciati, quasi a voler dire che Napoli è cosa loro. Non è così, ma così appare. (..). E’ l’impatto con una generazione criminale che spara e uccide, semina paura, ma per fortuna non ha ancora messo su una struttura militare ed economica di tipo mafioso. Quella cioè impenetrabile nei suoi livelli di comando e al tempo stesso imprenditoriale nell’organizzazione, con gerarchie certe e obiettivi economici precisi. Queste invece sono il peggio del peggio del gangsterismo urbano innestato sugli affari dei vecchi clan. Bande pericolose ma non invincibili. Contrastate dagli interventi delle forze dell’ordine e dalle indagini della magistratura. Persino con qualche successo. Quando Sei Mesi Fa Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, fece una constatazione fin troppo evidente, che cioè la camorra è un dato costitutivo nelle vicende di Napoli, il sindaco della città insorse. Luigi De Magistris, in perenne campagna elettorale contro Roma e i “nemici dei napoletani”, non più magistrato e sempre più politico scafato, è tra coloro i quali ritengono che denunciare lo strapotere della camorra sia una mancanza di rispetto verso la città. Ma negare l’esistenza della questione criminale non aiuta ad affrontarla. Vizio comune alle classi dirigenti passate e presenti. (..) Tornando A Napoli, Da Anni la decaduta capitale del Sud è senza voce sulla scena politica nazionale. E le maldestre primarie del Pd accentuano questa rilevanza. Eppure è un imperdonabile errore continuare a banalizzare la storia travagliata e la complessità sociale della metropoli meridionale; considerarla solo un grumo di problemi irrisolti e un focolaio di infezione camorrista. Napoli, nonostante tutto, ha mostrato una capacità di resistenza sviluppando quegli anticorpi in grado di tenere unito il tessuto sociale. Innanzitutto una vivacità artistica e culturale che quasi quotidianamente tutt’oggi crea stupore o godimento anche in chi è distante, molto distante dagli umori sulfurei del Golfo. Ma non solo. E’ una città in cui professionisti, lavoratori, donne, giovani vivono una normalità che non fa notizia: un’area metropolitana con più di tre milioni di cittadini. Per questo non può essere lasciata preda dei suoi demoni. Chi avrà voglia di caricarsi questa sfida?
Luigi Vicinanza Editoriale www.lespresso.it - @vicinanzal  - L’Espresso – 17 marzo -2016 -

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