L’Etichetta E’
fuorviante. “Paranze
dei bimbi”, la definizione coniata dalla stampa cittadina. Che lascia intendere
un misto di giocoso e di infantile. Ma non c’è né l’innocenza dell’adolescenza
né la spensieratezza della gioventù nelle bande armate che da mesi ormai,
combattono a Napoli una nuova guerra di camorra. L’ennesima. Con decine di
morti tra le fazioni rivali e un clima di insicurezza tracimato oltre i confini
dei quartieri storicamente vessati dai clan. Sono I Figli Dei Figli
Di… Non ancora boss,
ma hanno la stoltezza di crederlo. Sembrano usciti dal back-stage di Gomorra,
la serie tv. E appare sempre più difficile capire quanto la finzione televisiva
influenzi la realtà, o viceversa. Vogliono apparire, anche sui social come
Facebook, perché intuiscono come tutti i giovani della loro generazione quanto
conti autorappresentarsi come vincenti di successo agli occhi della loro gente.
(..). Eccoli in posa davanti all’obiettivo, armati e incappucciati, quasi a
voler dire che Napoli è cosa loro. Non è così, ma così appare. (..). E’
l’impatto con una generazione criminale che spara e uccide, semina paura, ma
per fortuna non ha ancora messo su una struttura militare ed economica di tipo
mafioso. Quella cioè impenetrabile nei suoi livelli di comando e al tempo
stesso imprenditoriale nell’organizzazione, con gerarchie certe e obiettivi
economici precisi. Queste invece sono il peggio del peggio del gangsterismo
urbano innestato sugli affari dei vecchi clan. Bande pericolose ma non
invincibili. Contrastate dagli interventi delle forze dell’ordine e dalle
indagini della magistratura. Persino con qualche successo. Quando Sei Mesi Fa
Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, fece una
constatazione fin troppo evidente, che cioè la camorra è un dato costitutivo
nelle vicende di Napoli, il sindaco della città insorse. Luigi De Magistris, in
perenne campagna elettorale contro Roma e i “nemici dei napoletani”, non più
magistrato e sempre più politico scafato, è tra coloro i quali ritengono che
denunciare lo strapotere della camorra sia una mancanza di rispetto verso la
città. Ma negare l’esistenza della questione criminale non aiuta ad
affrontarla. Vizio comune alle classi dirigenti passate e presenti. (..) Tornando A Napoli, Da Anni la decaduta capitale del Sud è senza voce sulla scena
politica nazionale. E le maldestre primarie del Pd accentuano questa rilevanza.
Eppure è un imperdonabile errore continuare a banalizzare la storia travagliata
e la complessità sociale della metropoli meridionale; considerarla solo un
grumo di problemi irrisolti e un focolaio di infezione camorrista. Napoli,
nonostante tutto, ha mostrato una capacità di resistenza sviluppando quegli
anticorpi in grado di tenere unito il tessuto sociale. Innanzitutto una
vivacità artistica e culturale che quasi quotidianamente tutt’oggi crea stupore
o godimento anche in chi è distante, molto distante dagli umori sulfurei del
Golfo. Ma non solo. E’ una città in cui professionisti, lavoratori, donne, giovani
vivono una normalità che non fa notizia: un’area metropolitana con più di tre
milioni di cittadini. Per questo non può essere lasciata preda dei suoi demoni.
Chi avrà voglia di caricarsi questa sfida?
Luigi Vicinanza Editoriale www.lespresso.it
- @vicinanzal - L’Espresso – 17 marzo
-2016 -
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