Ho 26 anni e critico
aspramente chi giudica tutte le forme
che l’amore può assumere, chi pretende di definirlo e di stabilire la sua
naturalità. Con questo voglio dire che sì, esistono gli eterosessuali, i
bisessuali, gli omosessuali e chi più ne ha più ne metta. Eccoci qua. Abbiamo
dato le nostre definizioni, e ora a tavolino, dobbiamo iscriverci in una di
queste. Pena: la privazione di diritti che altri esseri umani uguali a noi
hanno. Eppure dovremmo avere tutti pari dignità sociale ed essere tutti eguali
davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione,
opinioni politiche, condizioni personali
e sociali. Ogni uomo e ogni donna, è una persona. E gli omosessuali, come gli
eterosessuali, si innamorano di persone. Per quanto riguarda i bambini, ognuno
di loro ha il diritto di essere accudito emozionalmente ed economicamente e
messo in contatto con figure maschili e femminili, ma questo non vuol dire che
la figura materna e paterna debbano essere necessariamente di sesso opposto. La
maschilità e la femminilità sono anche caratteristiche caratteriali e
psichiche, oltre che morfologiche e fisiche. L’importante è che ci sia
l’affetto, la maturità, lo spirito genitoriale, la voglia, l’altruismo. Il
sesso mi sembra l’ultimo dei problemi. Non riduciamo tutto “al sesso”.
Marta De Luca martadelucamdl.mdl@gmail.com
(..). Quando un problema è sottoposto all’attenzione legislativa
non ha più alcuna possibilità di essere preso in considerazione nei termini in
cui si propone, perché diventa una occasione di contrapposizioni politiche
generate non dalla natura del problema, ma dal consenso e quindi dal vantaggio
elettorale che si può trarre dicendo sì o no alle varie soluzioni. Naturalmente
questa logica, sottesa a tutte le discussioni parlamentari, non è solo
sottaciuta, ma del tutto taciuta e ammantata da appelli a principi, neppure
esaminati o discussi ma espressi in forma di slogan del tipo: “Tutti i bambini hanno
diritto a un padre e a una madre”, per ottenere un facile consenso da quanti
non hanno tanta consuetudine col pensiero, con l’argomentazione, con la
riflessione. (..). Basti pensare all’uso improprio fatto da quanti osteggiavano
la legge sulle unioni civili dell’argomento dell’utero in affitto, che non era
assolutamente previsto dalla legge Cirinnà, ma tornava utile per impressionare
la gente più sprovveduta. (..) A legge fatta, sarebbe bello che chi l’ha votata
facesse questa volta si l’esame della propria coscienza, sulle ragioni che
l’anno determinato il suo voto. Non ragioni scientifiche, perché nessuna
ricerca dimostra che i figli adottati da coppie omosessuali crescono
squilibrati. Non ragioni religiose, perché in uno stato laico queste non dovrebbero
intervenire. Non ragioni a difesa dei principi (come oggi vengono
impropriamente chiamate le consuetudini sociali provenienti dalla tradizione)
perché, come insegna Papa Francesco, le persone vengono prima dei principi. E
allora in base a che cosa una classe politica decide che i diritti degli
omosessuali debbano essere inferiori a quelli degli eterosessuali, e che
l’orientamento sessuale debba essere una discriminante tale da invalidare il
principio costituzionale dell’uguaglianza davanti alla legge? Chi mi scrive ha
26 anni e come tutti i giovani non è terrorizzata dalle differenze sessuali. E
soprattutto non vuol fare discriminazioni a partire dal sesso. Meno male che il
futuro appartiene ai giovani.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 12 marzo 2016
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