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mercoledì 16 marzo 2016

Lo Sapevate Che: Diritti veri e coscienza falsa...



Ho 26 anni e critico aspramente chi giudica  tutte le forme che l’amore può assumere, chi pretende di definirlo e di stabilire la sua naturalità. Con questo voglio dire che sì, esistono gli eterosessuali, i bisessuali, gli omosessuali e chi più ne ha più ne metta. Eccoci qua. Abbiamo dato le nostre definizioni, e ora a tavolino, dobbiamo iscriverci in una di queste. Pena: la privazione di diritti che altri esseri umani uguali a noi hanno. Eppure dovremmo avere tutti pari dignità sociale ed essere tutti eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche,  condizioni personali e sociali. Ogni uomo e ogni donna, è una persona. E gli omosessuali, come gli eterosessuali, si innamorano di persone. Per quanto riguarda i bambini, ognuno di loro ha il diritto di essere accudito emozionalmente ed economicamente e messo in contatto con figure maschili e femminili, ma questo non vuol dire che la figura materna e paterna debbano essere necessariamente di sesso opposto. La maschilità e la femminilità sono anche caratteristiche caratteriali e psichiche, oltre che morfologiche e fisiche. L’importante è che ci sia l’affetto, la maturità, lo spirito genitoriale, la voglia, l’altruismo. Il sesso mi sembra l’ultimo dei problemi. Non riduciamo tutto “al sesso”.
Marta De Luca martadelucamdl.mdl@gmail.com    
(..). Quando un problema è sottoposto all’attenzione legislativa non ha più alcuna possibilità di essere preso in considerazione nei termini in cui si propone, perché diventa una occasione di contrapposizioni politiche generate non dalla natura del problema, ma dal consenso e quindi dal vantaggio elettorale che si può trarre dicendo sì o no alle varie soluzioni. Naturalmente questa logica, sottesa a tutte le discussioni parlamentari, non è solo sottaciuta, ma del tutto taciuta e ammantata da appelli a principi, neppure esaminati o discussi ma espressi in forma di slogan del tipo: “Tutti i bambini hanno diritto a un padre e a una madre”, per ottenere un facile consenso da quanti non hanno tanta consuetudine col pensiero, con l’argomentazione, con la riflessione. (..). Basti pensare all’uso improprio fatto da quanti osteggiavano la legge sulle unioni civili dell’argomento dell’utero in affitto, che non era assolutamente previsto dalla legge Cirinnà, ma tornava utile per impressionare la gente più sprovveduta. (..) A legge fatta, sarebbe bello che chi l’ha votata facesse questa volta si l’esame della propria coscienza, sulle ragioni che l’anno determinato il suo voto. Non ragioni scientifiche, perché nessuna ricerca dimostra che i figli adottati da coppie omosessuali crescono squilibrati. Non ragioni religiose, perché in uno stato laico queste non dovrebbero intervenire. Non ragioni a difesa dei principi (come oggi vengono impropriamente chiamate le consuetudini sociali provenienti dalla tradizione) perché, come insegna Papa Francesco, le persone vengono prima dei principi. E allora in base a che cosa una classe politica decide che i diritti degli omosessuali debbano essere inferiori a quelli degli eterosessuali, e che l’orientamento sessuale debba essere una discriminante tale da invalidare il principio costituzionale dell’uguaglianza davanti alla legge? Chi mi scrive ha 26 anni e come tutti i giovani non è terrorizzata dalle differenze sessuali. E soprattutto non vuol fare discriminazioni a partire dal sesso. Meno male che il futuro appartiene ai giovani.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 12 marzo 2016

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