L'avvento
della Seconda rivoluzione industriale (1870-1920) e la conseguente
trasformazione dell'economia in senso industriale e capitalistico (basata
principalmente sulla scoperta di nuove fonti d'energia come l'elettricità e il
petrolio) produssero profondi cambiamenti nel tessuto sociale, contribuendo
alla nascita di un coordinamento internazionale tra i movimenti operai.
Il primo tentativo in tal senso fu operato con l'Associazione internazionale
dei lavoratori, più tardi ribattezzata Prima Internazionale,
nata a Londra per iniziativa del filosofo ed economista tedesco Karl
Marx e in cui confluirono le diverse correnti ideologiche che
caratterizzavano il proletariato di Inghilterra, Francia e Italia: dai
socialisti agli anarchici passando per i repubblicani mazziniani.
L'obiettivo immediato dell'associazione fu di migliorare la condizione dei
lavoratori, partendo dalla limitazione della giornata lavorativa ad
otto ore. In nome di questa battaglia si formò un ampio consenso tra gli
operai statunitensi, riuniti nella federazione sindacale denominata Federation
of Organized Trades and Labor Unions. Quest'ultima stabilì che a decorrere
da sabato 1° maggio 1886, nelle fabbriche non si sarebbero superate le otto ore
di lavoro al giorno.
Di fronte alla netta chiusura di istituzioni e imprese, venne indetto per
quella data uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti. Circa 400 mila
persone incrociarono le braccia, fermando la produzione in 12 mila fabbriche.
Il cuore di quest'ondata di contestazione si ebbe a Chicago, dove per le strade
si riversarono in 80 mila, scatenando la violenta reazione delle forze
dell'ordine che non esitarono a sparare sui dimostranti. In quattro persero la
vita.
La reazione a quest'episodio si concretizzò nel corso di un comizio tenuto il 4
maggio ad Haymarket Square, quando venne lanciata una bomba contro
gli agenti, provocando sette morti e decine di feriti. L'accaduto diede il
pretesto per reprimere nel sangue tutte le successive manifestazioni che si
tennero negli USA e per condannare a morte 8 esponenti anarchici.
I fatti di Chicago colpirono l'immaginario del movimento operaio internazionale
e di qui nacque l'idea di fare del 1° maggio una giornata da dedicare al mondo
del lavoro. La proposta venne messa nera su bianco il 14 luglio del 1889, a
Parigi, durante il congresso della neonata Seconda Internazionale (erede
diretta di quella fondata da Marx). Fu stabilito che l'anno seguente, in quella
data, si sarebbe tenuta una grande manifestazione, simultaneamente in tutta
Europa e in diversi paesi del mondo.
La prima Festa dei lavoratori riscosse un'adesione di gran
lunga superiore alle aspettative, confermata anche nel 1891, quando si tenne
per la prima volta anche in Italia (l'anno prima era stata vietata dal governo
Crispi e repressa sul nascere). Da quell'anno la Seconda Internazionale decise
di rendere definitiva l'istituzione della festa. Ebbe inizio una tradizione
destinata a consolidarsi nel tempo e ad accendere i riflettori sulle
problematiche del mondo del lavoro.
Dall'obiettivo iniziale delle 8 ore lavorative la battaglia si allargò ad altri
diritti, come quello allo sciopero, riconosciuti più tardi nella Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo (10 dicembre 1948). In Italia, la
tradizione del 1° Maggio conobbe la sua pagina più drammatica nell'eccidio
di Portella della Ginestra (in provincia di Palermo), strage mafiosa
in cui rimasero uccisi 11 contadini.
Dal 1990, i tre principali sindacati italiani, CGIL, CISL e UIL,
lanciarono l'idea di una rassegna musicale da tenere annualmente in piazza di
Porta San Giovanni a Roma, nota ancora oggi con il nome di Concerto del
Primo Maggio, kermesse interrotta nel 2020 per la pandemia da COVID-19.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/673004
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