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mercoledì 31 agosto 2022

Lo Sapevate Che: Maria Montessori: Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, è stata soprattutto una celebre pedagogista, attiva anche come medico, filosofa e volontaria. Spese la vita in diverse iniziative per l’infanzia


La scuola è quell'esilio in cui l'adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio.” Maria Montessori

 

Questione di metodo

Maria Montessori nasce a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870 da una famiglia medio borghese. Trascorre l'infanzia e la giovinezza a Roma dove decide d'intraprendere studi scientifici per diventare ingegnere, un tipo di carriera che a quel tempo era decisamente preclusa alle donne. I suoi genitori l'avrebbero voluta casalinga, come la maggior parte delle donne della sua generazione.

Grazie alla sua ostinazione e all'ardente desiderio di studiare, Maria riesce però a piegare l'ottusità della famiglia, strappando il consenso per l'iscrizione alla facoltà di medicina e chirurgia dove si laurea nel 1896 con una tesi in psichiatria.

Per rendersi ben conto quale sforzo dovette costarle questo tipo di scelta e quali sacrifici dovette intraprendere, basti dire che, nel 1896, diventò la prima dottoressa d'Italia. Da qui inoltre si capisce come gli ambienti professionali in genere, e tanto più quelli relativi alla medicina, fossero dominati dagli uomini, molti dei quali, spiazzati e disorientati dall'arrivo di questa nuova "creatura", si presero gioco di lei arrivando persino a minacciarla. Un atteggiamento che purtroppo ebbe gravi ripercussioni sull'animo si forte tuttavia sensibile della Montessori, che prese a detestare gli uomini o perlomeno ad escluderli dalla sua vita, tanto che non arriverà mai a sposarsi.

I primi passi della sua straordinaria carriera, che la porteranno a diventare un vero e proprio simbolo e un'icona del filantropismo, la vedono alle prese con i bambini disabili, di cui si prende amorevolmente cura e a cui rimarrà affezionata per il resto della sua vita, dedicandovi tutti i propri sforzi professionali.

Intorno al 1900 inizia un lavoro di ricerca presso il manicomio romano di S. Maria della Pietà dove, tra gli adulti malati di mente, si trovavano bambini con difficoltà o con turbe del comportamento, i quali sono rinchiusi e trattati alla pari degli altri malati mentali adulti e in stato di grave abbandono affettivo.

L'eccezionale dottoressa, oltre alla profusione di amore e di attenzione umana che elargisce a queste povere creature, si rende ben presto conto, grazie al suo acume e alla già ricordata sensibilità, che il metodo di insegnamento usato con questo tipo di "pazienti" non è corretto, non è insomma adeguato alle loro capacità psicofisiche e alle loro esigenze.

Dopo numerosi tentativi, anni di osservazioni e prove sul campo, la Montessori arriva così ad elaborare un nuovo e innovativo metodo di istruzione per bambini disabili. Uno dei concetti basilari di questo metodo (che affonda comunque le sue radici all'interno dell'evoluzione del pensiero pedagogico), è centrato sulla constatazione che i bambini hanno fasi di crescita differenziate, all'interno delle quali sono più o meno propensi a imparare alcune cose per trascurarne delle altre. Da qui ecco allora una conseguenziale differenziazione dei piani di studio e di apprendimento, "tarati" sulle reali possibilità del bambino. Si tratta di un processo che oggi può apparire scontato, ma che ha richiesto un'evoluzione degli approcci pedagogici e una riflessione attenta, all'interno di questo pensiero, su cosa sia o non sia un bambino e su quali caratteristiche peculiari una creatura del genere, di fatto, abbia.

Il risultato di questo sforzo conoscitivo porta la dottoressa ad elaborare un metodo di insegnamento del tutto differente da qualsiasi altro in uso all'epoca. Invece dei metodi tradizionali che includevano lettura e recita a memoria, istruisce i bambini attraverso l'uso di strumenti concreti, il che dà risultati assai migliori. Viene rivoluzionato da questa straordinaria didatta il significato stesso della parola "memorizzare", parola che non vienne più legata ad un processo di assimilazione razionale e/o puramente cerebrale, ma veicolata attraverso l'empirico uso dei sensi, che comportano ovviamente il toccare e il manipolare oggetti.

I risultati sono talmente sorprendenti che, addirittura, in una prova controllata da esperti e dalla stessa Montessori, i bambini disabili ottengono un punteggio più alto di quelli considerati normali. Ma se la stragrande maggioranza delle persone si sarebbe ritenuta soddisfatta da un tale risultato, questo non vale per Maria Montessori che viceversa ha una nuova, propulsiva idea (da cui si può ben valutare il suo eccezionale spessore umano). La domanda di partenza che si pone è: "Perché i bambini normali non possono trarre profitto dallo stesso metodo?". Detto fatto, apre allora una "Casa dei Bambini" nelle borgate di Roma, uno dei suoi primi centri.

Ecco cosa scrive, a proposito, un documento redatto dallo stesso Istituto Montessori:

Secondo Maria Montessori la questione dei bambini con gravi deficit si doveva risolvere con procedimenti educativi e non con trattamenti medici. Per Maria Montessori i consueti metodi pedagogici erano irrazionali perché reprimevano sostanzialmente le potenzialità del bambino invece di aiutarle e farle emergere ed in seguito sviluppare. Ecco quindi l'educazione dei sensi come momento preparatorio per lo sviluppo dell'intelligenza, perché l'educazione del bambino, allo stesso modo di quella del portatore di handicap o di deficit, deve far leva sulla sensibilità in quanto la psiche dell'uno e dell'altro è tutta sensibilità. Il materiale Montessori educa il bambino all'autocorrezione dell'errore da parte del bambino stesso ed anche al controllo dell'errore senza che la maestra (o direttrice) debba intervenire per correggere. Il bambino è libero nella scelta del materiale con il quale vuole esercitarsi quindi tutto deve scaturire dall'interesse spontaneo del bambino. Ecco quindi che l'educazione diviene un processo di auto-educazione ed auto-controllo."

Maria Montessori è stata anche scrittrice e ha esposto i suoi metodi e i suoi principi in numerosi libri. In particolare, nel 1909 pubblica "Il metodo della pedagogia scientifica" che, tradotto in numerosissime lingue, darà al metodo Montessori una risonanza mondiale.

Visse in diverse parti d'Europa prima di far ritorno in Italia, dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk, in Olanda, vicino al Mare del Nord. La sua opera continua a vivere attraverso le centinaia di scuole istituite a suo nome nelle più disparate parti del globo. Sulla sua tomba l'epitaffio recita:

Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.

Durante gli anni '90 il suo volto è stato raffigurato sulle banconote italiane da Mille Lire, rimpiazzando quello di Marco Polo, e fino all'entrata in vigore della moneta unica europea.

https://biografieonline.it/biografia-maria-montessori

Lo Sapevate Che: Enzo Iacchetti: Nato a Castelleone, in provincia di Cremona, è un attore, comico e showman. Lui ed Ezio Greggio sono i conduttori storici del tg satirico Striscia la Notizia.

 

Sono un sensibile. Mi commuovo anche per i moscerini schiacciati sul parabrezza delle automobili.” Enzo Iacchetti

 

Sorrisi beffardi

Enzo Iacchetti - il vero nome è Vincenzo - nasce a Castelleone (in provincia di Cremona) il giorno 31 agosto 1952.

Debutta come attore comico nel 1979 al Derby Club di Milano, luogo che lancia numerosi artisti i quali ottengono negli anni grande notorietà.

Fino al 1985 Enzo appare al Derby con costanza mettendo in scena spettacoli assieme a Francesco SalviGiorgio Faletti, Valdi, Giobbe Covatta, Malandrino e Veronica, I Gatti di Vicolo Miracoli.

Come molti suoi colleghi approda in televisione, dove fino ai primi anni '90 lavora in numerosissime trasmissioni tra Rai, Mediaset e Telemontecarlo.

Dal 1986 al 1989 è tra i comici di "Sportacus" su Odeon TV, "Fate il vostro gioco" e "Tiramisù" su Rai Due, "Banane" su Telemontecarlo. Nel 1993 "Dido Menica" su Italia 1 e nel 1994 "Italia Firza" su Telemontecarlo, e "Giro d'Italia" su Italia 1.

Nel 1990 inizia la sua collaborazione con il Maurizio Costanzo Show, dove presenta le sue poesie e "canzoni bonsai", raccolte in un album nel 1991.

Nel 1994 conduce il noto tg satirico di Canale 5 "Striscia la notizia", insieme a Ezio Greggio: il sodalizio artistico prosegue per molte stagioni, ottenendo sempre un successo strepitoso.

Nel 1995 Iacchetti è testimonial dei grandi magazzini Standa. L'anno dopo con Lello Arena interpreta la sit-com di Antonio Ricci "Quei due sopra il Varano", e i film per la tv "Come quando fuori piove" (regia di Bruno Gaburro) e "Da cosa nasce cosa" (regia di Andrea Manni).

Conduce poi con Lorella Cuccarini "La stangata - Chi la fa l'aspetti!" (1995/1996).

Per la regia di Andrea Manni, produce e realizza il programma televisivo "Titolo", di cui è protagonista assoluto. Ancora con Ezio Greggio è protagonista di "Benedetti dal Signore", una mini serie di quattro puntate che nel 2004 viene premiata con un Telegatto.

Dal 2004 al 2007 è protagonista con Natalia Estrada della sit-com "Il mammo".

Dal 1998 al 2001 partecipa saltuariamente come ospite a "Quelli che il calcio" su Raidue.

Dal 2001 al 2006 vive una storia d'amore con Maddalena Corvaglia, ex velina di "Striscia la Notizia", conosciuta proprio in tale ambito.

Nell'autunno 2008 è protagonista della sit-com su Italia 1 "Medici miei" con Giobbe Covatta, mentre nel 2009 debutta come cantante con il disco "Chiedo scusa al signor Gaber", disco di cover di canzoni di Giorgio Gaber ricantate con nuovi arrangiamenti, pubblicato il 16 ottobre.

Sono anche numerose e pregevoli le esperienze teatrali di Enzo Iacchetti. Ne citiamo alcune: protagonista di due farse prodotte dal Teatro dei Filodrammarici di Milano di Dario Fo, nel 1989/1990;

"Troppa salute" (1991, di Enzo Iacchetti); "Puccini music comic show" (1993, con Antonio Albanese); "Gulliver", monologo per voce e fiati tratto dall'opera di Jonathan Swift (1994); "Risate al 23° piano" (1999/2000, di Neil Simon); "Provaci ancora Sam" (2001/2002, di Woody Allen); "The producers" (2005/2006, di Mel Brooks).

https://biografieonline.it/biografia-enzo-iacchetti

 

 

Lo Sapevate Che: Richard Gere: Nato a Philadelphia, in Pennsylvania, è uno degli attori di maggior fascino ed è considerato un sex symbol tra i più amati dal pubblico femminile.


La verità nel cinema ha anche bisogno di fiction per una maggiore libertà.” Richard Gere

 

Beato fra le donne

Attore dalla sensualità leggendaria, un tipo che più invecchia più diventa sexy ed attraente (tanto è vero che nel 1999, all'alba dei cinquant'anni, la celebre rivista "People" lo ha insignito del titolo di "uomo più sexy del pianeta"), Richard Gere nasce a Syracuse, New York (USA), il 31 agosto del 1949. Figlio di agricoltori, durante il liceo si distingue come campione di ginnastica e suonatore di tromba.

Animato da forte curiosità e da una volontà di ricerca si iscrive alla facoltà di filosofia dell'Università del Massachusetts ma dopo poco abbandona per dedicarsi alla sua passione divorante: il teatro. Con il tempo la recitazione diventa un'attività a tempo pieno e Richard ha modo di sbarcare il lunario con piccole compagnie che, per quanto povere e malmesse, gli danno la preziosa opportunità di sperimentarsi al massimo e di imparare utili lezioni.

Non a caso appena si presenta l'occasione importante il bell'attore si fa trovare pronto. E in America, "occasione" in teatro, si sa, ha un nome ben preciso: Broadway. La piece a cui gli capita di collaborare è "Grease", e il successo riscontrato è clamoroso. Il passo da lì al cinema è breve. Nel 1975 debutta in "Rapporto al capo della polizia" e due anni dopo è magistrale nel delineare il ritratto di un giovane dissoluto in "In cerca di Mr. Goodbar".

Come ha ben scritto la critica cinematografica, da questo momento in poi Gere «precisa già quelle che saranno le caratteristiche essenziali dei suoi personaggi futuri. Alto, il volto dai lineamenti regolari, un fisico atletico, d'ora in poi darà vita, perlopiù a figure di anti-eroi inquieti, spesso degli outsider, dotati di un forte sex-appeal. Dopo i primi successi ("I giorni del cielo", "Una strada chiamata domani", "Yanks") raggiunge la popolarità internazionale nel 1980, grazie all'ottimo "American gigolò", consacrandosi come il nuovo sex-symbol del cinema americano degli anni '80».

Ma una volta consolidato nella figura che lo star system gli assegna (nei popolari "Ufficiale e gentiluomo", "All'ultimo respiro", "Il console onorario", "Cotton club"), cominciano per l'attore le difficoltà. Eroico e spaccone anche in ruoli che ben poco si addicono a queste qualità ("King David" su tutti), Gere viene ben presto schiacciato dal suo arrogante cliche' -vedi pellicole sfortunate quali "Power", "Nessuna pieta'", "Analisi finale" (con Uma Thurman e Kim Basinger) ma anche il noir "Affari sporchi" dove Gere si cala, per la prima volta, nei panni di "villain"-.

Sarà l'inatteso clamoroso successo di "Pretty woman" (con Julia Roberts) che lo riporterà agli onori, se non dell'arte recitativa, della cronaca. Nel 1991 sposa la splendida modella Cindy Crawford: i due divorzieranno dopo solo quattro anni.

Kurosawa ha un buon gioco nel consegnare nelle sue mani poco esperte il personaggio (pretestuoso) di un nippo-americano per "Rapsodia in agosto". Se non persuade nemmeno in "Mr. Jones" o "Sommersby", una maggiore credibilità, sia pure relativa, arriva con "Trappola d'amore". Ma siamo sempre lontani dalla definizione di un vero tipo di attore.

Intanto si converte al buddismo e viaggia per l'Asia. E' in prima fila nella lotta contro l'Aids. I successi ("Il primo cavaliere", "Schegge di paura", "Angolo rosso", "Se scappi ti sposo", "The Jackal", "Autumn in New York") continuano a fioccare. Ci vorrà però un regista del calibro di Robert Altman per donargli una performance (finalmente) ispirata ne "Il dottor T e le donne" (2000).

Legato all'attrice Carey Lowell, nel 2000 è nato il figlio Homer James Jigme. La coppia si è poi unita in matrimonio nel 2002.

Tra i film successivi di maggior rilievo sono da ricordare il pluripremiato musical "Chicago" (2002, di Rob Marshall, soggetto di Bob Fosse, con Renée Zellweger e Catherine Zeta-Jones), "Shall We Dance?" (2004, con Susan Sarandon e Jennifer Lopez), "The Hunting Party" (2007) che racconta di tre giornalisti sulle tracce di Karadzic, introvabile criminale di guerra bosniaco che nella realtà sarebbe stato poi arrestato nel 2008.

Nel 2009 recita nei film "Hachiko - Il tuo migliore amico", e "Amelia" che racconta la vita e l'impresa di Amelia Earhart (interpretata da Hilary Swank).

https://biografieonline.it/biografia-richard-gere

Lo Sapevate Che: John Ford: Un pioniere della settima arte e un modello per diversi maestri della regia, su tutti Orson Welles e Akira Kurosawa, con lui il cinema western visse la stagione d'oro.

 

John Ford 'inventò' il western, riscrivendo la grammatica filmica e lasciando un'eredità preziosissima al cinema di ogni genere.

John Ford, l''ombra rossa' del cinema

(Cape Elizabeth, 1 febbraio 1894 – Palm Desert, 31 agosto 1973)

John Martin Feeney, in arte John Ford, è nato il 1 febbraio 1894 negli Stati Uniti, nel Maine, a Cape Elizabeth, da una famiglia di origine irlandese. È l’ultimo di tredici figli, di cui molti morti in tenera età.

Si diploma nel 1913 alla Portland High School. A diciotto anni lascia la famiglia e il suo lavoro in una fabbrica di calzature per trasferirsi a Hollywood, dove un suo fratello maggiore ha ottenuto un discreto successo come attore e regista.

Inizia a lavorare facendo la controfigura al fratello, ma presto si fa apprezzare come regista. Sono i tempi del muto, sotto contratto con la Universal dirige col nome di Jack Ford diversi film d’avventura in un intervallo di tempo che và dal 1916 al 1923. Nel 1924 decide di riappropriarsi del suo nome e inizia a firmare i suoi lavori come John Ford. È del 1924 il primo western di successo, “Il cavallo d’acciaio”. Nel 1928 realizza “L’ultima gioia” per il quale ottiene il premio come Miglior Film dell’anno.

John Ford: un 'Uragano' a Hollywood

La sua carriera, fatta di oltre 150 pellicole, dove spazia in tutti i generi, dalla commedia al melodramma, dai film d’avventura a quelli d’azione, dirigendo sempre attori bravi e famosi, ottenendo premi, tra i quali vari Oscar, ed un enorme successo di pubblico e critica. Il suo nome nell’immaginario collettivo rimane comunque legato al genere western, che ha esaltato con i suoi racconti sulla frontiera e sui pionieri, mostrando al mondo le spettacolari immagini della Monument Valley, i grandi spazi, dove si muovono uomini che per il regista non sono solo funzionali al racconto, ma soprattutto l’opportunità di indagare l’animo umano. I suoi personaggi sono quasi sempre approfonditi interiormente, ed è da questa intima rappresentazione del singolo che si ha una maggiore comprensione degli accadimenti che le pellicole mostrano.

Fra i tanti film di questi anni, segnati dall’avvento del sonoro, segnaliamo “La pattuglia sperduta” del 1934 e sempre dello stesso anno “Il mondo va avanti”, parodia del genere gangster allora molto in auge. Per molti registi, come per molti attori, il sonoro ha segnato la fine di una carriera, che non si è adattata alle nuove tecnologie, per Ford il sonoro è stato un incentivo a poter meglio narrare le sue storie. Nel 1935 con “Il traditore”, pellicola che tratta il tema a lui caro della rivolta irlandese, vince il primo Oscar. La narrazione, essendo sentita profondamente dal regista, è molto intensa, cupa e fortemente espressiva. È del 1936 “Maria di Scozia” e del 1937 “Uragano”, un melodramma ambientato ai Caraibi.

I due John: Ford e Wayne

Arriviamo al 1939 con “Ombre rosse” considerato uno dei capolavori cinematografici di tutti i tempi, una vera pietra miliare, premiata con l’Oscar. La pellicola racchiude in sé tutto il genere western, con uno strepitoso John Wayne, che sarà il protagonista di molti lavori di Ford, e con il quale nascerà una profonda amicizia. La diligenza in fuga racconta l’esperienza propria di ogni singolo, il suo modo di affrontare la difficoltà, ovviamente legato al suo essere. Si mostra come le situazioni al limite restituiscano la vera essenza dell’uomo, che a volte scopre d’avere potenzialità inesplorate, che lo rendono capace di azioni eroiche impensabili. Il superamento della Frontiera è da intendersi non solo in senso geografico ma anche in senso emotivo, psicologico, morale. I grandi spazi che fanno da cornice alle vicende caratterizzeranno le opere di Ford sulla Frontiera, la Monument Valley viene mostrata nelle sue angolazioni migliori, lasciando lo spettatore stupefatto per tanta bellezza.

John Ford: capolavori 'senza fine'

Il regista viene spesso accusato di conformismo, e di aver mostrato nelle sue pellicole una realtà distorta sul tema, dove le ragioni dei nativi vengono deliberatamente ignorate. In realtà Ford, seppur uomo che si è sempre battuto a favore dei deboli e contro il razzismo, e nelle sue opere ha sempre mostrato disprezzo per la guerra fine a se stessa, non ha mai condiviso il modo di vivere e le tradizioni degli “indiani d’America”, solo in tarda età ha avuto dei ripensamenti, ne è testimonianza “Cavalcarono insieme” del 1961 con James Stewart, che narra di un anziano sceriffo, Stewart appunto, che deve riportare a casa delle donne rapite dai comanches, e si scontra con il rifiuto di alcune di loro che si sentono oramai integrate nel villaggio dove hanno vissuto. Nel 1939 oltre ad “Ombre rosse” Ford gira “Alba di gloria” e “La più grande avventura”.

Gli anni '40 - '60

Nel 1940 realizza una delle sue migliori pellicole, “Furore”, tratto dal romanzo di J. Steinbeck, in cui si parla della crisi economica del 1929 e della grande depressione che ne consegue. Il film vale un nuovo Oscar al regista. Seguono, lo stesso anno “Viaggio senza fine”, e nel 1941 “La via del tabacco” e “Com’era verde la mia valle”, quest’ultima tra le sue migliori realizzazioni, nonché premiato con un altro Oscar al regista. Gli Stati Uniti entrano in guerra e Ford come ufficiale è richiamato al fronte, dove gira documentari e materiale propagandistico. Ferito viene decorato e rimpatriato. La guerra non ha scalfito il suo talento: nel 1946 gira un vero capolavoro “Sfida infernale”, dove Henry Fonda impersona Wyatt Earp, e dà vita ad una famosa scena in cui prima titubante, si lascia poi travolgere dalle danze. Sono del 1948 “Il massacro di Forte Apache”, del 1949 “I cavalieri del Nord – Ovest”, del 1950 “Rio Bravo”, del 1952 la commedia “Un uomo tranquillo”, nuovo Oscar alla regia per Ford.

È del 1953 un’altra commedia “Il sole splende alto”, del 1955 il film drammatico “La lunga linea grigia”, del 1956 il western “Sentieri selvaggi”, del 1957 un altro dramma “Le ali delle aquile”, del 1958 “L’ultimo urrà” un film contro il razzismo, sempre nello stesso anno il poliziesco “24 ore a Sotland Yard”, del 1959 “Soldati a cavallo”, del 1961 il già citato “Cavalcarono insieme”. È del 1962 “L’uomo che uccise Liberty Valance”, considerato l’ultimo capolavoro del grande regista, dove Wayne recita accanto a Stewart. Nel 1963 realizza “I tre della croce del Sud”, nel 1964 “il grande sentiero” un ulteriore tentativo di revisionismo a favore dei nativi americani e nel 1966 “Missione in Manciuria”, suo ultimo film.

Muore il 31 agosto del 1973 a Palm Desert in California, per un cancro allo stomaco, all’età di 79 anni.

È stato sposato dal 1920 con Mary MCBryde da cui ha avuto due figli, Patrick, sceneggiatore, che spesso ha collaborato col padre, e Barbara, montatrice: una famiglia votata al cinema. Maria Grazia Bosu

https://www.ecodelcinema.com/john-ford-biografia-filmografia.htm

Lo Sapevate Che: Charles Baudelaire: Massima incarnazione dell'artista bohémien e in ciò modello insuperabile per la generazione dei "poeti maledetti", è considerato il padre del simbolismo letterario e il precursore del Decadentismo. La maggior parte degli studiosi lo ritiene semplicemente il maggior genio poetico di sempre.


Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza. Charles Baudelaire

 

Fiori malsani

Charles Baudelaire nasce il 9 aprile del 1821 a Parigi, in una casa del Quartiere Lartino, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays.

La madre, in seguito alla morte prematura del marito, sposa un aitante tenente colonnello, il quale, a causa della proprio freddezza e rigidità (nonché del perbenismo borghese di cui era intriso), si guadagnerà l'odio del figliastro. Nel nodo doloroso dei rapporti con la famiglia e, in primo luogo, con la madre, si gioca gran parte dell'infelicità e del disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita. Dopotutto, come fra l'altro testimonia l'intenso epistolario rimasto, egli chiederà sempre aiuto e amore alla madre, quell'amore che crederà mai ricambiati, perlomeno rispetto all'intensità della domanda.

Nel 1833 entra al Collège Royal per volontà del patrigno. Nel giro di poco tempo, però, la fama di dissoluto e scavezzacollo prende a circolare all'interno del collège fino ad arrivare, inevitabilmente, alle orecchie dell'odiato patrigno il quale, per ripicca, lo obbliga ad imbarcarsi sul Paquebot des Mers du Sud, una nave che faceva rotta nelle Indie.

Questo viaggio ha su Charles un effetto inaspettato: gli fa conoscere altri mondi e culture, lo pone a contatto con gente di tutte le razze, facendogli scoprire una dimensione lontana dalla pesante decadenza mondana e culturale che grava sull'Europa. Da questo, dunque, nasce il suo grande amore per l'esotismo, lo stesso che filtra dalle pagine della sua opera maggiore, i celeberrimi "Fiori del male.

Ad ogni modo, dopo appena dieci mesi interrompe il viaggio per fare ritorno a Parigi, dove, oramai maggiorenne, entra in possesso dell'eredità paterna, che gli permette di vivere per qualche tempo in grande libertà.

Nel 1842, dopo aver conosciuto un grande poeta come Gerard de Nerval, si avvicina soprattutto a Gautier, e gli si affeziona in maniera estrema. La simbiosi tra i due è totale e Charles vedrà nel più anziano collega una sorta di guida morale e artistica. Sul fronte degli amori femminili, invece, dopo aver conosciuto la mulatta Jeanne Duval, si scatena con lei un'intensa e appassionata relazione. Contrariamente a quanto spesso succede agli artisti di quegli anni, il rapporto è solido e dura a lungo. Charles trae linfa vitale da Jeanne: lei è tutrice e amante ma anche musa ispiratrice, non solo per ciò che riguarda l'aspetto "erotico" e amoroso della produzione baudeleriana, ma anche per quel timbro intensamente umano che traspare da molte sue poesie. In seguito, poi, sarà amorevole e presente nei momenti tormentosi della paralisi che colpirà il poeta.

Intanto, la vita che Baudelaire conduce a Parigi non è certo all'insegna della parsimonia. Quando la madre, infatti, scopre che ha già speso circa la metà del lascito paterno, consigliata dal secondo marito intraprende una procedura per poter ottenere un curatore a cui venga affidato il compito di amministrare con maggiore accuratezza il resto dell'eredità. Da ora in avanti, Baudelaire sarà costretto a chiedere al proprio tutore persino i soldi per comprarsi i vestiti.

Il 1845 segna il suo esordio come poeta, con la pubblicazione di "A una signora creola", mentre, per vivere, è costretto a collaborare a riviste e giornali con articoli e saggi che furono poi raccolti in due libri postumi, "L'Arte romantica" e "Curiosità estetiche".

Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari di Parigi mentre, nel 1857, pubblica presso l'editore Poulet-Malassis i già citati "I fiori del male", raccolta che comprende un centinaio di poesie.

La rivelazione di questo capolavoro assoluto sconcerta il pubblico del tempo. Il libro viene indubbiamente notato e fa parlare di sè, ma più che di successo letterario vero e proprio, forse sarebbe più giusto parlare di scandalo e di curiosità morbosa. Sull'onda della chiacchera confusa e del pettegolezzo che circonda il testo, il libro viene addirittura processato per immoralità e l'editore si vede costretto a sopprimere sei poesie.

Baudelaire è depresso e la sua mente sconvolta. Nel 1861, tenta il suicidio. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lascia Parigi e si reca a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modifica la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.

Malato, cerca nell'hashish, nell'oppio e nell'alcol il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo ucciderà a soli 46 anni. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà, sono ispirati i "Paradisi artificiali" editi sempre nell'"annus horribilis" del 1861. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, insieme alla madre e al detestato patrigno. Nel 1949 la Corte di Cassazione francese riabilita la sua memoria e la sua opera.

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Lo Sapevate Che: Diana Spencer: Nata a Sandringham, sulla costa orientale dell'Inghilterra, viene ricordata dai sudditi di Sua Maestà e dall'opinione pubblica mondiale semplicemente come Lady D, amata per il profondo impegno sociale.


Non si porta consolazione agli afflitti con le afflizioni di chi vive nella comodità.” Diana Spencer

 

Lady D, Principessa del popolo

Diana Spencer nasce il 1 luglio 1961 a Parkhouse proprio vicino la residenza reale di Sadringham.

Fin da piccola Diana soffre della mancanza della figura materna: la madre è spesso assente e trascura la famiglia.

Non solo, ma Lady Frances Bounke Roche, questo il suo nome, lascia Parkhouse quando Diana ha solo sei anni per vivere con un facoltoso proprietario terriero, Peter Shaud Kidd.

A dodici anni Diana viene iscritta alle scuole secondarie presso l'istituto di West Heoth nel Kent; dopo poco lascia l'amatissima residenza di Parkhouse e si trasferisce nel castello di Althorp nella contea del Northamptonshire. La famiglia degli Spencer, a ben vedere, è addirittura più antica e blasonata di quella dei Windsor... Il padre Lord John diventa l'ottavo Conte di Althorp. Il figlio Charles diventa visconte e le tre sorelle Diana, Sarah e Jane sono elevate al rango di Lady.

Quando la futura principessa compie sedici anni in occasione di una cena per la visita della regina di Norvegia incontra il Principe di Galles ma fra i due, al momento, non scatta alcun colpo di fulmine. Solamente un desiderio di approfondire la conoscenza. Intanto, com'è normale, la giovane Diana, nel tentativo di condurre una vita il più possibile vicina, per quanto possibile, a quella dei suoi coetanei (è ancora ben lungi dall'immaginare che diverrà, invece, addirittura principessa e pretendente al trono d'Inghilterra), si trasferisce in un appartamento di Coleherm Court, un quartiere residenziale di Londra. Certo, non si tratta di un appartamento povero e di basso livello, ma pur sempre di una prestigiosa abitazione.

Ad ogni buon conto, questo suo desiderio interiore di "normalità" la induce a cercare l'indipendenza e a cercare di cavarsela con le sue forze. Si adatta a svolgere lavori anche non prestigiosi, come quelli della cameriera e della babysitter, e a dividere la sua casa con altre tre studentesse. Fra un lavoro e l'altro trova anche il tempo di dedicarsi ai bambini dell'asilo a due isolati da casa sua.

La compagnia delle altre ragazze ha comunque un effetto positivo in tutti i sensi. E' proprio grazie al loro aiuto e al loro sostegno psicologico che Lady Diana affronta il corteggiamento di Carlo, il principe del Galles conosciuto a quella famosa festa. A dire il vero, su queste prime fasi iniziali circolano molte voci contraddittorie: c'è chi dice che il più intraprendente fosse lui, mentre altri sostengono che fosse lei ad aver portato avanti la vera opera di corteggiamento.

Ad ogni modo, i due si fidanzano e, nel giro di breve tempo, convolano a nozze. La cerimonia è uno degli eventi mediatici più attesi e seguiti del globo, anche per la massiccia presenza di personalità di altissimo rango provenienti di tutto il mondo. Inoltre, la differenza di età della coppia non può che sollevare inevitabili pettegolezzi. Quasi dieci anni separano il principe Carlo da Lady D. Lei: ventiduenne appena uscita dall'adolescenza. Lui: trentatreenne già avviato alla maturità. Il 29 luglio 1981, nella cattedrale di St. Paul, si trovano convenuti sovrani, capi di stato e tutta la società internazionale osservata dagli occhi mediatici di oltre ottocento milioni di spettatori.

E anche il seguito del corteo reale, la gente in carne e ossa che seguirà la vettura con i due sposi, non è da meno: lungo il percorso che la carrozza intraprende, si contano qualcosa come due milioni di persone!

Dopo la cerimonia Diana è ufficialmente Sua Altezza Reale Principessa di Galles e futura Regina d'Inghilterra.

Grazie al suo comportamento informale, Lady D (come viene soprannominata dai tabloid con un tocco fiabesco), entra subito nel cuore dei sudditi e del mondo intero. Purtroppo il matrimonio non va come così bene come le immagini della cerimonia lasciavano sperare, anzi, è palesemente in crisi. Nemmeno la nascita dei figli William e Harry riesce a salvare un'unione già compromessa.

Ricostruendo sul piano cronologico questo complesso intreccio di eventi vediamo che già nel settembre del 1981 viene annunciato ufficialmente che la principessa è incinta ma fra i due si era già insinuata da tempo Camilla Parker-Bowles, un'ex compagna di Carlo che il principe non ha mai smesso di frequentare e di cui Lady D è (giustamente, come si vedrà in seguito), assai gelosa. Tale è lo stato di tensione della principessa, il suo grado di infelicità e di rancore che tenta più volte il suicidio, con forme che vanno dai disturbi nervosi alla bulimia.

Nel dicembre 1992 viene annunciata ufficialmente la separazione. Lady Diana si trasferisce a Kensington Palace, mentre il principe Carlo continua a vivere ad Highgrove. Nel novembre 1995 Diana rilascia un'intervista televisiva. Parla della sua infelicità e del rapporto con Carlo.

Carlo e Diana divorziano il 28 agosto 1996. Negli anni del matrimonio, Diana compie numerose visite ufficiali. Si reca in Germania, negli Stati Uniti, nel Pakistan, in Svizzera, Ungheria, Egitto, Belgio, Francia, Sud Africa, nello Zimbaue e in Nepal. Numerose sono le sue attività di beneficenza e solidarietà in cui oltre a prestare la propria immagine, si impegna attivamente con l'esempio.

Dopo la separazione Lady D continua ad apparire accanto alla famiglia reale nelle celebrazioni ufficiali. Il 1997 è l'anno in cui Lady Diana sostiene attivamente la campagna contro le mine anti-uomo.

Intanto, dopo una serie non precisata di flirt, prende corpo la relazione con Dodi al Fayed, miliardario arabo di religione musulmana. Non è uno dei soliti colpi di testa ma un vero e proprio amore. Nel caso il rapporto si concretizzasse in qualcosa di ufficiale sul piano istituzionale, i commentatori sostengono che questo sarebbe un duro colpo per la già vacillante corona britannica.

È proprio mentre la "coppia dello scandalo" tenta di seminare i paparazzi che avviene il terribile incidente nel tunnel dell'Alma a Parigi: entrambi, alla fine di un'estate trascorsa insieme, perdono la vita. È il 31 agosto 1997.

Un'irriconoscibile Mercedes blindata, con all'interno i corpi dei viaggiatori, viene recuperata in seguito allo spaventoso incidente stradale.

Il corpo della principessa viene sepolto in un minuscolo isolotto al centro di un laghetto ovale che abbellisce la sua casa ad Althorp Park, a circa 130 chilometri a nord-ovest di Londra.

Da allora, anche a distanza di anni, regolarmente si susseguono ipotesi per spiegare l'incidente. Qualcuno sospetta addirittura che la Principessa in quel periodo fosse incinta: il fatto che il principino William avrebbe avuto un fratellastro musulmano, sarebbe stato considerato un vero proprio scandalo per la famiglia reale. Questa come altre varie ipotesi intendono spesso puntare alla presenza di complotti, creando sempre più un denso alone di mistero attorno alla vicenda. Le indagini ad oggi non si fermano: sembra tuttavia improbabile che si arriverà un giorno a conoscere tutta la verità.

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