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lunedì 22 ottobre 2018

Lo Sapevate Che: Se stare vicii diventa un rischio...


Vent’Anni Fa mi comunicò che sarebbe andato a studiare a Londra. “Tranquilla, Elasti, resto un anno e poi torno”, assicurò. Eravamo una coppia giovane e sprovveduta e io mi fidai. Nel frattempo è diventato l’economista barese della mia vita nonché padre dei miei tre figli. Ma da Londra non è mai più rientrato. Ogni coppia trova il proprio equilibrio, ogni famiglia il proprio baricentro e la propria felicità. Noi abbiamo trovato i nostri in un ménage bislacco fatto di frequenti assenze, festose presenze e massiccio pendolarismo. Ci siamo accomodati in una vita che ci siamo scelti e ci somiglia. Poi, una sera, ha telefonato dall’Inghilterra. Aveva il tono concitato delle grandi occasioni e delle buone notizie. “Mi hanno dato due anni di sabbatico!”, ha tuonato nel mio orecchio. “Che significa esattamente?”; “Significa che per due anni, a partire dal prossimo giugno, potrò dedicarmi solo alla ricerca! Ma soprattutto potrò farlo da casa nostra, a Milano!”. La sua voce si era fatta assordante. Ho deglutito. “Stai dicendo che per ventiquattro mesi tu vivrai sotto il nostro stesso tetto? Tutti i giorni?”. Stava dicendo proprio quello. Era una buona notizia. Anzi, ottima. Mi sono ritrovata a fissare il soffitto, inebetita. Un marito a tempo pieno non l’ho mai avuto. Sarò capace di condividere ogni minuto dentro le 24 ore, le quotidiane lavatrici con i quotidiani pedaloni sporchi, la prossimità senza tregua? Saprò rinunciare a quella complicità ruvida e piena con i miei figli, quando siamo da soli e ridiamo e ci crogioliamo nel nostro stato un po' brado? E lui? Come starò lui, abituato ad andare e venire, costretto alla stanzialità? Sapremo amarci come oggi, domani? “Cos’è quella faccia mamma?”, ha domandato il perspicace figlio di mezzo dodicenne. Mi sono ricomposta e gli ho spiegato la situazione reprimendo i dubbi e ostentando il mio più smagliante sorriso. Lui, gli occhi enormi e i capelli pazzi, ha annuito, lo sguardo grave. L’argomento non è più stato sollevato, fino al ritorno del genitore. “Padre, noi dobbiamo parlare”, è stato l’imperativo del primogenito durante la cena tutti insieme. “Siamo molto preoccupati”, ha fatto eco il piccolo. “Non puoi passare due anni interi qui a casa a ciondolare”, ha proseguito il medio sordo a ogni tentativo paterno di ribattere. “Quindi devi trovarti un lavoro. Per occupare il tempo, uscire di casa e darci un po' di tregua”. Quindi di fronte a un piatto di orecchiette e a un basito economista marxista barese, a dimostrazione che la necessità smuove coscienze e ingegno, i tre ingrati virgulti hanno snocciolato una serie di proposte professionali che, secondo loro, il padre avrebbe dovuto cogliere al balzo. “Potresti fare il bidello nella mia scuola. Così i miei amici ti riconoscerebbero e ti farebbero ciao con la mano ogni volta che ti incontrano”, ha suggerito il piccolo. “Oppure il guardiano notturno così di notte non ci sei e noi possiamo dormire nel lettone con la mamma e quando torni la mattina ci puoi accompagnare a scuola”, ha proposto il medio, “Perché non i body builder? Ho sempre sognato un padre pompato”, ha detto il grande tastandogli il bicipite, Nella sconfinata prateria di opportunità servite durante quella serata di autocoscienza figuravano anche: autista di Uber, coltivatore diretto, lavapiatti in un sushi bar, dog sitter, pescatore in una città senza mare, steward, bagnino. Gli economisti marxisti baresi hanno una tempra coriacea e lui, sordo alle provocazioni, quella sera ha finito le orecchiette prima di tutti. Tuttavia non perdonano. E lui probabilmente per quei due anni si trasferirà in Australia.
Claudia de Lillo – Opinioni – Donna di La Repubblica – 20 ottobre 2018 -

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