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martedì 16 ottobre 2018

Lo Sapevate Che: Nichilismo Al Potere...


Sono un lettore dei numerosi libri di Yuval Noah Harari. Capisco perché ne siano state vendute milioni di copie nel mondo. L’autore si inoltra con lucidità e semplicità nel passato, nel presente, nel futuro. Ti trascina in una storia universale, che va al di là del vissuto, tenendoti per mano. Le “21 lezioni per il XXI secolo”, (Bompiani) sono la sua ultima opera. Con Steven Pinker, 64 anni, scienziato cognitivo, professore di psicologia a Harvard, Noah Harari, 42 anni, storico, professore all’Università ebraica di Gerusalemme, è considerato oggi uno degli intellettuali più influenti. È interessante metterli a confronto. Non sempre le loro idee collimano. Pinker è Ottimista sull’illuminismo e il liberalismo, mentre Harari è pessimista, perché – dice – ripercorrendo i fatti commesso dagli uomini nella Storia si tende a diffidare. Basandosi sulle statistiche, Harari e Pinker sono tuttavia d’accordo nel dire che stiamo vivendo l’epoca migliore della Storia. C’è meno violenza, meno malattie, meno carestie. Il terrorismo? Uccide tre milioni e mezzo di esseri umani all’ann. L’inquinamento dell’aria all’incirca sette milioni. Dal settembre 2001 lee vittime del terrorismo sono state venticinquemila, soprattutto in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan, in Nigeria e in Siria. Nonostante le disuguaglianze nelle nostre società, Pinker spiega che se la classe media occidentale ha usufruito di una minor crescita del reddito rispetto alla classe più abbiente, tutti possiedono più cose e godono di vantaggi un tempo impensabili. La natura umana spinge tuttavia a non paragonare la propria situazione a quella dei nonni o dei bisavoli, che nel secolo scorso hanno vissuto guerre con milioni di morti, ma a quella dei vicini di casa rimprovera a Pinker di sottovalutare a volte il prezzo pagato dall’umanità per l’immenso progresso scientifico, di non riconoscere i crimini commessi nel nome della scienza, del progresso e della democrazia. Nell’ultimo libro di Harari ci si imbatte in una nota di pessimismo: il liberalismo è minacciato dai regimi autoritari sempre più numerosi, anche se la crisi è ben lontana dell’avere le dimensioni del ‘900. La prima era della mondializzazione è finita in un bagno di sangue con la Grande Guerra, Poi ci sono stati il fascismo, il nazismo, il comunismo nati nella tregua prima del Secondo conflitto mondiale. La fenice liberale ha finito col trionfare sull’imperialismo, sul nazifascismo, sul comunismo. Poiché questi regimi sono stai sconfitti, la gente tende a pensare che non fossero pericoli poi tanto gravi, mentre giudica il presente più importante e pericoloso. Se i padri, i nonni, gli antenati ritornassero tra di noi troverebbero insensato quel che molti nostri contemporanei pensano: scoprirebbero un mondo migliore di quello che hanno lasciato. “Ciò non toglie”, dice Harari in un lungo dialogo con Thomas Mahler, giornalista del parigino Le Point, “che il liberalismo conosca una forte crisi. La novità è che il liberalismo non ha più di fronte un avversario ideologico coerente. Quel che chiamo l “momento Trump” è molto più nichilista”. Autentiche democrazie, o che stavano per diventarlo, non lo sono più. La Turchia, l’Ungheria, la Russa sono ormai democrazie illiberali. Le elezioni sono solo riti. Anche se libere, possono sfociare in dittature della maggioranza, senza separazione dei poteri, senza la protezione delle minoranze e degli individui. Il nazionalismo è uno dei temi affrontati da Harari. E’ un progresso che le collettività nazionali, sostituendosi a piccole comunità, si siano formale, sia pure nel doore. Hanno risposto alle sfide cui nessuna tribù isolata poteva far fronte. Ma le rivalità si sono accese e sono diventate guerre. Oggi il nazionalismo (non il patriottismo che è un’altra cosa) è ancora più pericoloso: i problemi sono di natura globale, da affrontare con una cooperazione interazionale. Il nazionalismo non offre soluzioni a una guerra nucleare, né al riscaldamento del clima o alla tecnologia distruttiva. La principale minaccia per l’umanità viene probabilmente dall’intelligenza artificiale e dalla biotecnologia per motivi etici, potrebbe resistere a lungo alla competizione internazionale nel caso gli altri paesi si lanciassero nella creazione di una nuova casta biologica di super umani. La scienza è globale, non esiste una scienza nazionale.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 14 ottobre 2018 –

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