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mercoledì 10 ottobre 2018

Lo Sapevate Che: Quell'Uomo di una specie rara...


Detenzione. Una parola che ci unisce tutti. Che ci rende tutti partecipi di un destino comune. Detenzione come prima opzione e non come ultima, estrema spiaggia. Detenzione in attesa di giudizio, detenzione per impossibilità di accesso e pene alternative, detenzione per impedire a uomini donne e bambini di raggiungere l’Europa, il nuovo Nuovo Mondo, la nuova Terra Promessa. Un Europa in cui vincono i nuovi sovranisti perché gli antisovranisti sono troppo vecchi e hanno storie che li rendono poco credibili. Storie che bloccano ogni fiducia in un nuovo corso. E l’Italia come laboratorio dove sperimentare la mancanza di reattività. L’Itala come laboratorio per una politica tutta uguale e che sostanzialmente si differenzia solo nella comunicazione. Comunicazione che, però, fa tutta la differenza del mondo. Detenzione in Grecia, dove i richiedenti asilo sono bloccati in migliaia nel centro di identificazione di Mora, sull’isola di Lesbo, in attesa di essere censiti. Afghani, iracheni, siriani che hanno perso tutto, finanche la voglia di vivere, dato che i tentativi di suicido sono sempre pù frequenti. Detenzione in Libia, dove la situazione, dove i tumulti delle ultime settimane, per i migranti è diventata estremamente pericolosa. Vengono spostati, catturati, venduti oltre che picchiati, vessati, spaventati, economicamente sfruttati. Ma di tutte queste detenzioni, non ci interessa perché servono a sottrarre alla nostra vista colore che massimamente temiamo, e non sono gli immigrati, non sono i rom, non sono affatto gli stranieri, ma sono i poveri, i poveri che fanno paura più che ribrezzo. E chi aiuta i poveri? hanno trovato epiteti squadristi per chi si occupa esi preoccupa dei poveri, perché sbatte in faccia una verità semplice: non esiste nulla di immutabile, ciascuno di noi può cambiare la propria condizione, quindi tendere la mano significa aiutare se stessi. E, per una strana forma di protezionismo, ci si convince che se un povero migliora la sua condizione, saremo noi a dover necessariamente peggiorare la nostra. Come se esistesse una proporzione che deve restare invariata tra poveri, ricchi e benestanti. Tra chi vive nell’agio, chi vive bene, chi vivacchi, chi sopravvive e chi è destinato a non farcela. Su questo assioma falso, ma! Esplicitamente detto e che fa presa in un attimo, ci sono schiere di politici di destra e di sinistra che hanno costruito o stanno costruendo le proprie fortune anche e soprattutto economiche. Così, se dal nostro quotidiano, per ottenere tranquillità e sicurezza, vanno eliminati gli indigenti, i mendicanti, i tossicodipendenti, i rom, gli immigrati che non avendo accesso a documenti non hanno altra opportunità che tendere il cappello a supermercati o pulire i vetri ai semafori – chi sa perché si preferisce sempre citare la categoria di immigrati che viene arruolata nelle fila delle organizzazioni criminali, anche se la maggior parte trova più dignitoso chiedere l’elemosina – è bene trattare come paria anche quelle persone che indigenti non sono ma che prestano aiuto perché, così facendo, si oppongono al compimento di un disegno che è nella natura delle cose: homo homini lupus. “Ci sono tre tipi di persone a questo mondo”, dice Wayne Kyle in “American Sniper”, “le pecore, i lupi e i cani da pastore. Ci sono persone che preferiscono credere che nel mondo il male non esista. E se mai si affacciasse alla loro porta, non saprebbero come proteggersi. Quelle sono le pecore. E poi ci sono i predatori, che usano la violenza per sopraffare i deboli. Quelli sono i lupi. E poi ci sono quelli a cui Dio ha donato la capacità di aggredire e il bisogno incontenibile di difendere il gregge. Questi individui sono una specie rara, nata per affrontare i lupi. Sono i cani da pastore. In questa famiglia noi non alleviamo pecore, e io vi ammazzo a cinghiate se diventate lupi”. Oggi si sceglie di essere lupi, perché i lupi sono paladini di quell’ordine che molti credono immutabile e che ritengono essere l’unico in grado di tutelare la propria personalissima tranquillità, non certo la pace sociale o la convivenza civile. E le pecore sono pecore, è nei fatti che soccombano. Non resta che sgombrare il campo dai cani da pastore. Accade quindi che Mimmo Lucano, sindaco di Riace, nobile cane da pastore, venga arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e capita che dei conigli travestiti da lupi esultino per questo arreso, fingendo di non sapere che si tratta degli effetti nefasti della Bossi-Fini, lascito del peggiore berlusconismo che nessun governo, compresi quelli che sull’antiberlusconismo hanno costruito le proprie fortune, ha voluto demolire.
Roberto Saviano – L’Antitaliano – L’Espresso – 7 ottobre 2018 -

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