Può una mappa svelare i
problemi di un continente? Lo fa quella realizzata da Ilya Kashnitsky,
dell’Istituto demografico olandese dove, provincia per provincia, è evidenziata
la composizione della popolazione: in azzurro quella donna c’è abbondanza (in
percentuale) di lavoratori (15-64 anni), in rosa l’abbondanza di bambini e in
giallo l’abbondanza di anziani. Così il rosa della Turchia, con tutte le
sfumature che vengono dalla mescolanza con le altre categorie, svela quanto sia
giovane, il giallo della Liguria indica l’abbondanza di anziani, l’azzurro di
Londra la sua capacità di attrarre lavoratori, mentre le sfumature intermedie
della Scandinavia segnalano mix più equilibrati (con l’eccezione dell’area
finlandese abitata da luterani ortodossi, che hanno molti bambini. “La nostra
mappa mostra il presente demografico d’Europa, ma spiega anche vari fenomeni
socioeconomici” dice Kashnitsky. “Per esempio, si vede come i Paesi dell’Est,
nonostante una natalità più bassa che in Italia, rigurgitino di “lavoratori”:
il calo delle nascite è cominciato vent’anni dopo, hanno tanti adulti, pochi
bambini e pochi anziani, per la minore longevità. Di qui le migrazioni verso
l’ovest in crisi demografica”. Intorno al Mediterraneo e in Germania ci sono
intere nazioni gialle. “Li bassa natalità e maggiore longevità, poco compensate
da politiche per la natalità, stanno creando società anziane. Ma a invecchiare
sono soprattutto le aree rurali e arretrate, come l’est della Germania o le
zone interne greche, italiane e spagnole, da dove i giovani si spostano verso
Monaco, Milano o la costa sud spagnola. Nell’Inghilterra di provincia
predominano l’ocra e il viola che indicano un mix ricco di vecchi e bambini: i
genitori lavorano nella “azzurra” Londra, troppo cara per portare la famiglia.
Lo stesso intorno a Parigi” La mappa evidenzia anche come Francia, Irlanda,
Gran Bretagna e Scandinavia abbiano reagito meglio alla bassa natalità. “In
Irlanda si è fatta sentire l’influenza della chiesa cattolica” dice Giancarlo
Blangiardo, demografo dell’Università Bicocca di Milano. “La Gran Bretagna ha
compensato con l’immigrazione, la Francia con politiche di sostegno alla
natalità e la Scandinavia spingendo per la parità di genere e con un ottimo
welfare” Con un mix di queste misure anche l’Italia potrebbe riequilibrare la
situazione. “Nel 2017 sono stati solo 458mila i nati, contro 649mila decessi, e
nel 2018 c’è un ulteriore calo. L’immigrazione può compensare la carenza nel
breve termine. Ma nel tempo anche gli immigrati fanno meno figli e invecchiando
gravano su sanità e previdenza. Bisogna spingere tutti a essere un po' più
prolifici, con aiuti fiscali e servizi, e far si che il peso di allevare i
bambini sia ripartito equamente, così che le donne non debbano rimandare tanto
la maternità”.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di la Repubblica – 12 ottobre 2018 -
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