E Così Sembra che sta per finire la pacchia di quei migranti che pensano d
poter fare il bagno, indisturbati nel nostro mare e poi, se sanno nuotare,
arrivare a solcare le nostre spiagge e i nostri campi di pomodori, giocando
magari a evitare fucilate. Finirà anche il divertimento di certe donne che
vogliono interrompere la loro gravidanza e si recano allegramente nei vari
ospedali, resi esclusivi – come discoteche per vip – dagli obiettori di
coscienza: la patria ha bisogno di figli e chiede proprio quelli delle
compatriote che non vogliono o possono metterli al mondo. E mentre ovociti e
embrioni avranno sempre più voce in capitolo, per quelli che amano diversamente
da quanto c’è scritto nella legge, altro che diritti: faremo proprio finta che
non esistano. Con la pacchia dei rom sarà semplice: basterà chiudere i loro
magnifici campi, dove si divertono a incendiare roulotte o dove nascondono
ricche automobili, preferendo gironzolare a piedi e vivere (in tutti i sensi)
tra i nostri rifiuti. Anche per i carcerati si butteranno le chiavi, ma per
tenerli dentro per sempre, così impareranno finalmente la lezione. Oggi
comincia la vera pacchia: quella di chi pensa e sostiene queste cose, senza che
qualche radicale o uno straccio di sinistra abbia la possibilità o la forza di
opporvisi realmente. Paolo Izzo,
Roma pizzo3@gmail.com
Leggo Questa Sua
lettera nel
giorno in cui il nostro ministro dell’Interno ha vietato l’approdo alla nave
Aquarius, che perciò si vede costretta a navigare per giorni in un mare agitato
verso la Spagna che ha deciso di accoglierla, carica di bambini, di donne,
molte delle quali stuprate, di uomini torturati che vomitano in continuazione
perché non abituati a navigare. I nostri porti sono chiusi, più o meno come i
nostri cuori che, se non sono proprio del tutto chiusi, sono comunque
indifferenti. Non so e non sono in grado di prevedere che stagione sarà quando
leggerete questa lettera su D. Certo che se lo scenario descritto dal lettore
si realizzerà compiutamente, come tutto lascia prevedere, non solo saremo in
presenza di una riduzione drastica dei nostri diritti faticosamente acquisiti,
ma anche a spettacoli di disumanità, di cui molti saranno contenti, e gli
scontenti? Taciturni e silenziosi, perché in fondo questa situazione l’abbiamo
voluta noi con il nostro voto, anche se con il loro voto i tedeschi hanno a suo
tempo eletto Hitler e gli italiani Mussolini. Ma questa guerra dei ricchi
contro i poveri (e non dei bianchi contro i neri, perché se un nero è un ottimo
giocatore non solo viene accolto, ma anche strapagato), la vinceranno, come sempre
è accaduto nella storia, i poveri. Per una sola ragione, perché sono
biologicamente più forti, mentre noi occidentali siamo la popolazione più
debole della terra, perché la più tecnicamente assistita. Noi non abbiamo la
forza di attraversare un deserto, nelle condizioni spaventose sotto tutti i
profili in cui lo attraversano i migranti, per poi finire ammassati nelle prigioni-gabbia
libiche senza cibo e poca acqua, senza alcuna possibilità di protestare se si vuol
sopravvivere. Qui le donne vengono regolarmente stuprate e forse neanche i
bambini si salvano da questo inferno. Poi un giorno la partenza su gommoni
insicuri, sovraccarichi, capaci di reggere solo qualche miglia nel mare. Infine
il naufragio. Messi in salvo, quando si riesce, da navi che si trovano nelle
prossimità, su quelle devono restare nelle condizioni che non è difficile
immaginare, finché dall’altra parte del Mediterraneo non si apre un porto dove
è possibile attraccare. Noi non abbiamo la forza biologica e la disperazione
sufficiente per reggere un’impresa del genere. Per questo loro vinceranno, come
un tempo hanno vinto i barbari su una popolazione romana, stremata dall’ozio,
dai vizi e dalla corruzione dei costumi. Se è vero quello che dice il Pnud
(Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) che noi occidentali, che siamo
solo un miliardo su una popolazione mondiale di sette miliardi, per mantenere l’attuale
benessere abbiamo bisogno dell’80% delle risorse della terra, pensiamo davvero
che gli altri sei miliardi si accontentino del 20%? E poi, per giunta, noi
dobbiamo crescere, e per crescere dobbiamo produrre, e per produrre dobbiamo
consumare, e i prodotti devono chiudere il loro ciclo di vita nel modo più
rapido possibile per non interrompere la produzione. Intanto riempiamo la terra
di rifiuti che non sappiamo come smaltire, per cui a proposito viene il monito
di Gunther Anders: “Un’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via,
finirà per trattare se stessa come un’umanità da buttar via”. Mi pare che a
questo traguardo ci siamo già tragicamente arrivati.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di La Repubblica – 30 giugno 2018 -
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