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sabato 28 luglio 2018

Lo Sapevate Che: Il Memoriale segreto di Mastro Geppetto scritto nella balena



Un ‘opera d’arte è spesso molte cose insieme. Va in questa direzione Nel ventre della balena di Edward Carey, che prima di tutto è un libro, o meglio un diario, l’impossibile taccuino tenuto da mastro Geppetto dopo essere stato inghiottito dal cetaceo (ma l’originale lo chiama “pescecane”) mentre cercava in mare il suo Pinocchio: “Scrivo questo resoconto, fra le pagine del libro di un altro, a lume di candela, dentro la pancia di un pesce…”. Per lo scrittore e illustratore inglese, autore della saga gotica Iremonger, Le avventure di Pinocchio è “il libro più importante di tutti”. Ma sui due anni trascorsi dal falegname dentro il mostro marino Collodi si diffonde poco, Da sempre affascinato dalle scritture dell’immaginario, è proprio in tale assenza che Carey legge un’opportunità, uno spin-off in cui è Geppetto a parlare di sé: rimasto solo, si fa strada nell’enorme ventre umido e buio, dove trova ad accoglierlo un’imbarcazione (la goletta Maria varata a Copenaghen e affondata a Capo Horn intorno al 1876) che per lui vuol dire cibo, gallette e carne in scatola, e quattro casse di candele con cui illuminare quel buio eterno che sembra una morte. Ed è la paura della morte a spingere Geppetto. con pennelli creati dalla sua barba – a scrivere le storie che ha dentro, scivolando inevitabilmente nel raccontare la propria: il padre ceramista sempre deluso da lui, la madre morta di colera quando era ancora piccolo. Il primo amore per Agnese, la figlia del macellaio. Soprattutto, racconta la solitudine: “Lo striscio dietro le quinte della vita” annota con mestizia. A salvarlo però, pensano le sue mani: “Sarei forse sparito del tutto, non fosse che facevo il falegname. La mia arte è più audace di quanto io non sia”. Così, come con Pinocchio prima, anche adesso a bordo della goletta Geppetto decide di popolare la sua solitudine, intagliando e scolpendo i materiali di cui dispone: ossa, legno, ceramica, cera. Ed è qui, nell’effetto della molteplicità (per usare una parola cara a Calvino) che Carey crea la sua opera d’arte: oltre a prestare la voce a Geppetto, l’autore ha anche fabbricato gli oggetti con cui immagina che il falegname rammemori la sua vita. Sfilano così, insieme agli acquerelli dei personaggi della favola originale, una finestra aperta su un paesaggio dipinta sull’anca di un animale o un bambino di nome Otto costruito con pezzi di ceramica diversi: e ancora i pennelli da barba, i ritratti dei volti amati dipinti sul legno delle assi della nave, una piccola statua di cera di candela che raffigura Geppetto solo e pensoso, in attesa di riabbracciare il suo “adorato Pinocchio”. Sculture e dipinti sono adesso esposti – fino al 2 settembre – proprio nel parco di Pinocchio a Collodi (Pistoia), nella mostra curata da Alba Donati e promossa dalla Fondazione Carlo Collodi in collaborazione con la Milanesiana di Elisabetta Sgarbi. (..).
Angelo Molica Franco – Cultura – Il Venerdì di La Repubblica – 13 luglio 2018 -

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