Etichette

lunedì 16 luglio 2018

Lo Sapevate Che: Cesare Garboli intimo degli dei...


Ho letto “Cesare”, il libro Loy (edito da Einaudi), tutto d’un fiato. Spronato dalle lunghe, frequenti citazioni che fanno delle centotrenta pagine anche una rapida, ma intensissima antologia degli scritti di Cesare Garboli. Il quale è il protagonista di un racconto che non è la sua biografia, ma un abbraccio della scrittrice che ha condiviso larga parte della sua vita. L’espressione antologia è del resto abusiva. Eccessiva. I brani estratti dalle numerose opere dell’appassionato e appassionante critico – il nostro eroe -  sono ben lontani da riassumere anche in minima parte il suo lavoro, e si guardano bene dal pretenderlo: servono però al lettore – lettore a entrare nell’intimità del rapporto fra Rosetta e Cesare. Benché conosciute, quelle citazioni suonano come confidenze, danno un ritmo e un senso al racconto. Accompagnano un’intimità molto affollata, poiché la coppia condivide con i personaggi della letteratura la sua esperienza amorosa. Avanzando nella lettura di “Cesare” ho l’impressione che la coppia viva a tratti con Pascoli, con Penna, con Chateaubriand, con Delfini. Rosetta dà a quella che è una memoria sentimentale la dimensione di un resoconto letterario. Nel quale Carlo Cecchi, l’amico fedele, ma anche il collaboratore assiduo, è spesso presente. Lo sarà fino alla morte di Cesare. Cesare, dice Rosetta, non amava in modo particolare l’autore dei “Memoires d’outre-tombe”. Ma poi tra lui Fançois-René de Chateaubriand si stabilirà un rapporto tanto intenso da spingerlo a percorrere molti dei luoghi in cui lo scrittore e diplomatico ha vissuto, partendo da Saint Malo, suo luogo di nascita sulla costa bretone. Cesare e Rosetta passano da Saint Malo a Combourg, dove Chateaubriand ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza, e poi vanno a Brest, sempre n Bretagna, da dove ha raggiunto l’Inghilterra suddivisa in cinque capitoli alle Memorie d’oltretomba, pubblicate in due volumi nel novembre 1995, Garboli sente il bisogno di conoscere i luoghi dove Chateaubriand ha vissuto o è passato. Ed è in sostanza con lui, con lo scrittore e diplomatico morto da un secolo e mezzo, che Cesare e Rosetta compiono il viaggio nella Francia che amano. Cesare in particolare. Ma il grande compagno di Garboli, compagno defunto, ma più che mai vivo, è Molière. E’ stato scritto che Molière gli ha cambiato la vita. E’ stato per lui rivelatore: la svolta che gli ha fatto prendere coscienza. Tartuffe è un personaggio centrale della popolata intimità che accompagna la coppia disegnata nel libro di Rosetta Loy. L’amico Cecchi non lo interpreta soltanto sulla scena, partecipa alla riscoperta di Tartuffe che per Garboli non è più un ipocrita, ma uno psicanalista ante-litteram: “un medico, ma anche un intellettuale dal sorriso accomodante e dai denti di lupo”. Garboli scava in Molière, forse è il cantiere che più l’ha appassionato nel mondo letterario. Quel mondo letterario è come un Olimpo in cui al posto degli dei mitologici sono poeti, scrittori, attraverso le loro opere. Cesare si porta dietro quella società gremita di nobili fantasmi che hanno superato l’esistenza terrena grazie ai loro scritti. Tra numi e mortali si crea una privilegiata promiscuità. La compagnia è folta, comprende Giovanni Pascoli, che Cesare trova divertente, molto divertente, ma che per opinione largamente accreditata è anche un poeta di eterno lugubre piagnisteo. Il critico si chiede se è possibile essere divertenti senza essere euforici. E subito traccia un profilo di Pascoli, poeta antico, antichissimo, invaso dal moderno. E anche poeta “dell’oscurità, dell’incubo e del maleficio di esistere, ed esploratore di tutta la vita che non avrà mai nome e non avrà mai forma”. Il rapporto d’amore, tra il poeta e il proprio io represso, è vissuto come un sacrificio. Sacrificio (complicità) che produce il gioco. Rosetta Loy scioglie l’abbraccio protratto per 130 pagine citando versi di Metastasio prediletti da Cesare: “Siam navi all’onde algenti,/lasciate in abbandono./ Impetuosi venti i nostri affetti sono, ogni diletto è scoglio./ Tutta la vita è mar”.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 8 luglio 2018 -

Nessun commento:

Posta un commento