Estrarre il carbone da una miniera è
un lavoro massacrante, ma anche insegnare a contare a un bambino può essere
faticoso. E infatti dopo anni di studi, analisi, quasi “a tumulazione avvenuta”, come osserva il
sociologo del lavoro Domenico De Masi, il legislatore ha esteso alle insegnanti
del nido e della scuola materna il diritto al pensionamento anticipato, senza
alcuna penalizzazione. E’ la prima colta che il legislatore esce dall’ottica
industriale e prende in considerazione la mente, il lavoro intellettuale”
rileva De Masi. Un lavoro può essere usurante dunque non solo perché “è
faticoso, ha ritmi ossessivi o è insalubre”, ma anche perché “l’assillo diventa
ininterrotto” continua De Masi. “Qualunque lavoro creativo può generare uno
stress fortissimo se ha bisogno di un’attenzione continua, al contrario di un
operaio che stacca alle 5 del pomeriggio e non pensa più al lavoro fino al
giorno dopo. Sotto accusa allora finiscono le attività lavorative che si avvalgono
delle nuove tecnologie. Il cosiddetto smart
working. Molti medici, infatti, stanno cominciato a parlare di tecno stress
come di una malattia professionale ormai molto diffusa. legata non solo alla
ricezione e trasmissione eccessiva di
dati, ma anche alla sindrome always on. Significa che non si riesce mai a
staccare, che si controlla in continuazione la posta di lavoro sul telefono,
sul tablet, anche quando si è in vacanza, o a pranzo con la famiglia. E’ il
lato negativo della libertà dalla scrivania. Non siamo più inchiodati alla
sedia, ma siamo condannati a rimanere sempre in contatto. Ma è proprio
necessario? E’ proprio vero che lo smart
working debba degenerare per forza nell’email
addiction? ” Assolutamente no” dice Mariano Corso, responsabile scientifico
dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. “Le competenze
digitali e lo smart working hanno
l’obiettivo di diminuire lo stress, di rendere il lavoro più adattabile alla
persona, permettendo anche ai più anziani di continuare a lavorare secondo le
proprie capacità. Anche il lavoro degli insegnanti può migliorare attraverso i
mezzi digitali. Rimanere sempre connessi è solo una cattiva abitudine”. Che si
sta cercando di vietare per legge, spiega Francesco Seghezzi, del centro studi
Adapt: “Un lavoro che implica l’uso delle tecnologie non è necessariamente
usurante, ma può diventarlo, per scelta del lavoratore, o se vengono esercitate
pressioni. Per questo noi ci stiamo battendo per il diritto alla
disconnessione: lo prevede la legge sul
lavoro autonomo in discussione al Senato e speriamo che venga introdotta già in
primavera”.
Rosaria Amato – Economie – Il Venerdì di Repubblica – 28
Ottobre 2016 -
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