Una Trentina D’Anni Fa Cesare Garboli, che amava molto
Molière e ne ha tradotto quasi tutte le tragicommedie, cominciò un libro
dedicato al “Dom Juan” del grande commediografo francese. Lo cominciò ma lo
finì soltanto poco prima della sua morte
e infatti quel libro fu pubblicato postumo da Adelphi nel settembre 2005.(..).
Quel personaggio dette luogo quasi tre secoli fa all’opera mozartiana, forse la
più bella tra le sue tante. Tragedia e commedia messe insieme sia da
Molière si da Mozart, non solo
attraverso le ironie del servo Sganarello-Leporello, ma dallo stesso
protagonista il cui potere di seduzione è comico nella conquista delle donne di
volta in volta concepita ma tragico nelle conseguenze, fino al gran finale con
il Commendatore e le bocche dell’Inferno che inghiottiscono l’incorreggibile
seduttore. Rileggendo il libro di Gerboli e rievocando dalla mia memoria
l’opera mozartiana della quale ho visto varie edizioni alla Scala e all’Opera
di Vienna, mi sono posto una domanda: che sorta di uomo (o anche di donna) è il
seduttore? Qual è il vero fondamento di quell’arte che è insita in ciascuno di
noi, sia in modo attivo sia in modo passivo delle persone che, invece di
sottrarsi, sono sedotte? Seduttori e sedotti sono un binomio inscindibile che
spesso va al di là delle differenze di sesso e che è sempre esistito ma non
sempre – attraverso i secoli – con eguale intensità. Nella civiltà occidentale,
che ha le sue radici nella civiltà greco-romana, le epoche nelle quali la
seduzione ha avuto maggior rilievo sono state in Italia il Trecento e il
Cinquecento. Nel resto d’Europa il Cinquecento e dovunque in tutto il nostro
continente il Settecento. (..). Se Ci Poniamo La Domanda del perché il culmine della
seduzione si verifichi tra il Cinquecento e il Settecento, la risposta è la
politica. Sembrerà strana questa risposta, ma a me pare che colga l’essenza del
fenomeno, il quale avveniva soprattutto nei castelli, nelle Corti reali e nei
salotti gestiti soprattutto dalle donne di alta nobiltà. “Femmes galantes”
aveva un doppio senso e quei salotti e quelle Corti fecero in gran parte la
storia di Francia, di Spagna, d’Austria, d’Italia e d’Inghilterra. (..). La
Seduzione è appannaggio dei sovrani da un lato, dei nobili dall’altro. Lorenzo
il Magnifico è uno dei prototipi, ammantato di poesia. Ma il percorso più
singolare e per certi aspetti più significativi fu quello che in Francia
provocò la Fronda, cioè lo scontro tra i nobili “di toga” (guidati dal
cardinale Retz) e i nobili “di spada” (guidati dal principe di Condé e dal duca
di La Rochefoucauld) e il potere assoluto del Re, guidato dal cardinale
Mazzarino. Nacque anch’esso dalla seduzione: la regina Anna d’Austria, reggente
del figlio Luigi XIV allora in minore età, era dominata dal cardinale anche con
un intreccio amoroso; Condé a sua volta sentiva l’influenza di sua sorella,
duchessa di Longueville, che ebbe con lui anche un rapporto incestuoso. E il
frondismo era di casa nel salotto della Chevreuse che si faceva sedurre da chi
contava veramente tra i frondisti. Insomma un intreccio tra seduzione e
politica che c’è sempre stato, dalle Signorie italiane alle Corti di Stato di
tutta Europa. Del resto fu il libertino Mitabeau a promuovere nell’Ottantanove
la ribellione del Terzo Stato con quello che ne seguì. La politica di allora fu
dominata per quattro secoli dai Don Giovanni; sono stati l’affermarsi del
femminismo novecentesco e della moderna
tecnologia a metterli definitivamente fuori uso.
Eugenio Scalfari – Il vetro soffiato www.lespresso.it – L’Espresso – 10 marzo
2016
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