Gli Amici Non
Torturano. Gli amici
non uccidono a tradimento. Gli amici non insabbiano la verità. Se l’Egitto di
al Sisi è davvero un Paese amico dell’Italia e dell’Occidente, come sostiene il
presidente del Consiglio italiano, ebbene che i suoi governanti raccontino una
volta per tutte come e da chi è stato assassinato Giuseppe Regeni. Troppe
bugie, troppe mistificazioni ci hanno rifilato finora. “Non C’è Business o realpolitik che tenga:: la verità non è un optional”, ha detto Matteo
Renzi davanti all’assemblea del Pd il 21 febbraio scorso, quasi un mese dopo la
scomparsa del nostro connazionale: 28 anni, origini friulane, studente modello,
dottorando a Cambridge, poliglotta, è stato il 25 gennaio, triste anniversario
di una primavera egiziana mai sbocciata. Torturato per giorni e giorni, con
metodo, secondo le atroci procedure dei servizi di sicurezza delle dittature di
ogni latitudine (..). Il regime infatti non solo è ostile agli studiosi
stranieri come Regeni, ma sta provando a stroncare ogni forma di vivacità
intellettuale nel Paese. Certo, L’Egitto Occupa una posizione strategica nella
polveriera mediorientale, impegnato su un duplice fronte: all’interno ha
estromesso, con il colpo di Stato al Sisi, i Fratelli Musulmani; all’esterno fa
da scudo all’espansione dei tagliagole del cosiddetto Stato islamico. Senza il
consenso e l’appoggio dell’Egitto è impraticabile qualsiasi intervento europeo
nella Libia in preda all’anarchia,. Per questi motivi di realpolitik l’Italia –
a cui dovrebbe toccare il compito di comandare la missione libica – da un mese
e più sta tergiversando, senza un’azione ferma e decisa nei confronti del
Cairo, come il possibile richiamo a Roma per consultazioni dell’ambasciatore.
(..). Il Sacrificio Di Giulio, il composto dolore dei suoi
genitori (espresso anche nella lettera
inviata al nostro giornale), la solidarietà raccolta in Italia e oltre confine
sono un prezioso insegnamento in un’epoca contrassegnata dal cinismo e
dall’opportunismo: ci dicono che c’è un limite insuperabile anche nei più
oscuri intrighi internazionali. E’ il limite della dignità nazionale,
calpestata e ferita. Si fermi l’Egitto nella sua spirale di falsità e
depistaggi. Contenga la violenza esercitata verso i suoi stessi cittadini,
perché quell’esercizio estremo del potere di vita o di morte su donne e uomini
inermi non fa meno orrore del fanatismo islamico contro cui il regime è
schierato. L’estremismo non si combatte con un altro estremismo. Almeno secondo
i nostri canoni occidentali. E’ già un risultato aver rotto il silenzio di
Stato sui comportamenti dell’ “amico” egiziano. Ma non è sufficiente se non
emergerà la verità sulla morte di Giulio, un delitto di Stato.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
- @vicinanzal – 10 marzo 2016 -
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