La notizia xhe un club di 62 super
ricchi, 53 uomini e 9 donne, ormai possiede la stessa ricchezza dei 3,6
miliardi di persone più povere del monto è stata archiviata più o meno come una
curiosità statistica, nel guazzabuglio del “forse non sapevate che” da Settimana enigmistica cui è ormai
ridotta l’informazione globale. In molti siti anche di giornali seri e
importanti è stata meno cliccata delle solite gallerie di gattini e cagnolini
da concorso e degli ultimi aggiornamenti sui ritocchi estetici delle star di
Hollywood. Non ha fatto scandalo neppure l’altro dato fornito da Oxfam,
confederazione internazionale di ong: dal 2010 a oggi l’1 per cento dei più
ricchi si è ulteriormente arricchito del 44 per cento mentre i 3,6 miliardi di
poveri si sono impoveriti del 41 per cento. Una redistribuzione che in altri
periodi non sarebbe avvenuta nemmeno in un secolo e si è invece compiuta in
soli cinque anni. Il mondo intero dovrebbe fermarsi a riflettere su questi dati
terrificanti, i potenti della terra dovrebbero convocare vertici internazionali
e discutere di soluzioni, il Congresso americano o il Parlamento europeo
rinviare ogni altra discussione per concentrarsi sulla lotta a una
disuguaglianza così feroce e pericolosa. Nulla di questo è accaduto. Eppure
queste poche cifre spiegano tanto altro.
L’insorgere di crisi ormai sistematiche, per cui ormai ai ripetuti annunci di
ripresa seguono improvvise frenate e nuove recessioni. Da dove infatti dovrebbe
ripartire una vera ripresa se le famiglie non hanno soldi da spendere in nuovi
consumi? Lo spaventoso aumento dei flussi migratori dai paesi più flussi
migratori dai paesi più poveri, che non diminuiranno né con i muri né con l’accoglienza,
fin tanto che non si correggerà un’economia malata. Il moltiplicarsi di focolai
di guerra in Africa e in Medio Oriente, dove le analisi continuano a esagerare
l’elemento religioso e a ignorare quello economico, pure evidentissimo. La
stessa crisi morale e politica dell’idea di Europa, che per i decenni
successivi alla seconda guerra mondiale è stata identificata da almeno due
generazioni con la promessa di un benessere crescente e diffuso fra gli altri
membri, mentre oggi è visto come la matrice di disoccupazione, ingiustizie e
impoverimento. Tutte queste tragedie non nascono dal Corano o da internet o dal
populismo, ma si spiegano con quella differenza fra l’1 per cento che sale
sempre più in alto e il 99 per cento che sta precipitando sul fondo. Il resto,
sono chiacchiere.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica– 26
febbraio 2016 -
Si , è vero , dimostrando che è dominante la cultura del menefreghismo e dell'individualismo tanto propugnato dai politici a partire da Craxi per finire al Renzu...sconi! Personalizzando la politica , si sono ottenuti questi risultati e si sono persi i valori della solidarietà, della fraternità e della giustizia sociale ! Purtroppo è così e siamo caduti nel limbo; dopo ci sarà il baratro :
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