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giovedì 19 dicembre 2013

Lo Sapevate Che: Primo Piano...


Indispensabile Il Patto Con Letta

Al Di Là Delle Retoriche su vecchi e giovani, al di là di programmi, tattiche e strategie, un “ grande grido”, si è levato dal popolo dei “condannati”, per i più vari affetti, in questi anni, a votare centro-sinistra: liberateci dai suoi capi, dalle sue strutture statolatri che; pensionate una classe politica incapace di riforme quando governava e di dare vita ad autentici governi-ombra quando era all’opposizione. Il plebiscito per Renzi incarna anzitutto questo disgusto, dall’Alpi al Lilibeo. Da qui iniziano le analisi serie e i problemi per gestire il mutamento dell’epoca – perché questa svolta non si trasformi in un altro fattore della rottamazione in corso dell’intero Paese. L’adolescente segretario del Partito popolare fiorentino, il giovanissimo presidente della provincia di Firenze, nonché il giovane neo-segretario del Pd è troppo intelligente (e navigato, a dispetto delle apparenze) per ignorare che mai come in questo caso vale il motto “vae victoribus” (guai ai vincitori). Un abisso si è determinato tra il voto interno del Pd e quello delle primarie aperte. Nessuno dei non iscritti ha votato Cuperlo, colpevole (fino a che punto?) di rappresentare la vecchia arroganza oligarchica – nessuno, neppure nelle zone di più antico radicamento Pci. Certo, l’intero apparato potrebbe ora saltare sul carro renziano.
Ma Dubito Che Avvenga poiché le carte in suo possesso (organizzative e finanziarie) sono ancora solide assai. Che tipo di compromesso riuscirà a realizzare il vincitore? Per comandare davvero nel partito senza condurlo a una “dissolvenza” più o meno rapida gli sarà anzitutto essenziale il patto con Letta. Esiste già, oltre i quotidiani programmi e proclami anti-inciucio del vincitore?  I fedeli del premier hanno ovunque – e  un democristiano di razza come Letta non regala nulla a nessuno. Su quali argomenti può reggersi, e fino a quando, questa intesa? Non me lo chiedo per le sorti del Pd, ma per quelle della patria comune – poiché sono certo che per esse sarebbe letale una crisi politica nel corso del prossimo anno. Renzi non può accontentarsi dell’appoggio per la modifica radicale degli assetti interni di partito (senza la quale sarebbe destinato a rapida estinzione), ma dovrà puntare a un’azione governativa e parlamentare realmente riformatrice, di cui potersi proclamare l’autore di fatto, i punti sono quelli stranoti, dai costi della politica alla riforma elettorale, dalla fine del bicameralismo perfetto al ridisegno delle autonomie regionali e locali (leggi: federalismo, di cui nessuno più parla). Ma sono questioni di rilievo costituzionale. Potrà una qualsiasi maggioranza all’interno di questo Parlamento condurle in porto? La buona volontà di Letta c’entra, ma poco – forse più quella di Alfano, se per lui resterà aperta o meno la prospettiva di coalizione col Cavaliere per le prossime tornate elettorali. Per i problemi economici-sociali la nebbia è fitta. Che cosa abbia in mente Renzi in materia pensionistica o fiscale è quanto meno incerto – e quel poco o niente che ha detto finora va in rotta di collisione sia con la sinistra (sopravvissuta) sia col governo. Al di là di qualche ricetta socialdemocratica d’annata Cuperlo e i suoi non sanno, d’altra parte, andare. Infine, i limiti d’azione del governo sono superabili solo attraverso gli “I dream” e “I can”. Compiere rapidamente nelle istituzioni tutto ciò che è realisticamente possibile, permettendo allo stesso tempo a Renzi di mantenere integra la propria immagine in vista del prossimo confronto con il centro-destra, è l’ardua equazione che il Pd dovrà cercare di risolvere.
Unico valore noto: la repulsione del suo elettorato per chi finora ha condotto il gioco. Cosa ottima e necessaria, non sufficiente.

Massimo Cacciari – L’Espresso – 19 dicembre 2013

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