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martedì 17 dicembre 2013

LO sapevate Che: Diverso Parere....


Cercasi Leader Disperatamente

Né Letta né Alfano, l’uno a capo del governo, l’altro del nuovo centro destra, hanno alle spalle una consacrazione elettorale. E non brillano per capacità di comunicare progetti di cambiamento radicale. Renzi invece…

L’arrivo dei trentenni e dei quarantenni sulla scena politica rappresenta anche una nuova stagione per la leadership? Angelino Alfano, 43; Enrico Letta, 47, e Matteo Renzi, 38, sono le figure più in vista e tutti e tre si trovano in una posizione di guida: Ma la posizione non fa il leader.
Alfano Vorrebbe rappresentare il riferimento per un nuovo centrodestra. Ma la sua formazione (Ncd) è accreditata di un consenso scarso, intorno al 5 per cento, che segnala  la difficoltà dell’ex segretario del Pdl di porsi come un credibile punto di riferimento per chi non vuole stare a sinistra. Di lui Berlusconi disse che non aveva il quid e la scialba performance della scorsa settimana, in occasione della presentazione del nuovo partito, pare confermare questo giudizio tranchant. D’altro canto, Alfano non ha conosciuto quelle consacrazioni che fanno di un politico un leader. Arrivò alla guida del partito nominato da Berlusconi, anche in virtù della sua fedeltà. Si lasciò umiliare senza reagire un anno fa, di fronte al contrordine compagni berlusconiano sulle primarie,da lui caldeggiate e annunciate. Ha trovato il coraggio di allontanarsi solo di fronte all’ennesimo strappo di Berlusconi con la creazione di Forza Italia, anche se confortato dal suo ruolo di governo, ma continua a considerare lo stesso Berlusconi come suo punto di riferimento ideale: Non ha il coraggio di uccidere il padre, come fece Angela Merkel con Helmut Kohl; un padre che ancora dominava la scena che lui vorrebbe calcare.
Letta rappresenta l’esempio del brillante enfant prodige, cooptato dai maestri. La sua carriera si connota più per i passaggi ministeriali e la collocazione in posti chiave all’interno di accordi più ampi, che non per consacrazioni elettorali. Ma anche per la sua capacità di costruire reti di relazione. Oggi è a capo dell’esecutivo e forte è la sua determinazione a mantenere quella posizione. E’ il leader di quell’esecutivo? La sua figura spicca, rafforzata da un’attenta regia per evidenziarne la statura internazionale. Ma sia nella situazione precedente alla creazione di Forza Italia. Sia ora, Letta si trova a dover mediare in una maggioranza composita. Coerentemente il suo profilo, gli si può forse riconoscere una transactional leadership, una lesadership negoziale, volta a trovare equilibri e sintesi, piuttosto che un effettivo ruolo di guida. E rimane il fatto che quella posizione è stata raggiunta ancora una volta per una decisione dall’alto; Letta è forte della fiducia dell’establishment, non di un consenso popolare.
Diverso dai precedenti è il caso di Renzi. La sua è la storia della costruzione di una vera e propria leadership politica. Abbandonata la via della cooptazione, la sua strada diventa quella delle sfide all’apparato attraverso la conquista del consenso popolare. Il punto di partenza sono le primarie fiorentine del 2008 che gli consentono la conquista della guida del Comune di Firenze nel 2009, che lo vedono uscire onorevolmente sconfitto dalla competizione con Bersani (e con l’oligarchia del Pd), sino alla conquista della segreteria del partito domenica scorsa, con un risultato dalle dimensioni inaspettate e sull’onda di un’altrettanta inaspettata mobilitazione. Una consacrazione che consente di interpretare la precedente sconfitta come la battaglia persa di fronte ad avversari comunque puniti dagli eventi (la pessima performance elettorale del Pd nel febbraio 2013 e il fallimento del tentativo di Bersani di formare un governo), seguita dalla vittoria finale.
Renzi E’ Sorretto da una visione di lungo periodo e di cambiamento radicale e dalla capacità di comunicarla con efficacia. Anche in questo si distingue da Alfano, scarso comunicatore e privo di un chiaro progetto, così come da Letta, efficace nell’eloquio, ma per comunicare la sua gestione dei piccoli passi o talvolta di più ampi obiettivi, mai radicali, però, nella natura e negli strumenti.
Difficilmente Alfano potrà essere il protagonista di una riorganizzazione del centrodestra. Così come Letta non sembra poter andare oltre il ruolo di gestore di una posizione difensiva del ceto politico tradizionale. L’attenzione si volge ora verso l’unico vero e proprio leader politico del momento, Matteo Renzi. La sua conquista della segreteria del Pd costituisce un primo mandato per cambiare l’Italia. Ora dovrà dimostrare di essere un leader all’altezza della sua promessa.

Sofia Ventura – L’Espresso – 19 dicembre 2013

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