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martedì 24 dicembre 2013

Lo Sapevate Che: L'Antitaliano...


Quando Emigrare E’ Scelta Di Dignità

Il governo irlandese manda migliaia d lettere a disoccupati con indicazioni su dove trovare lavoro all’estero. Quasi ti senti cacciato. Ma ancora più terribile è vivere in un paese come l’Italia che non ti aiuta. Ci si sente schiavi, uomini a metà.

Dobbiamo abituare i nostri corpi, ancor prima che il nostro modo di ragionare, a percepire la crisi non solo come un perenne danno. Una prima considerazione: non tutti i paesi attraversano le stesse fasi di sviluppo, quindi a un paese o a un’area economicamente depressi, corrispondono intere aree in pieno sviluppo. Ma l’economia mondiale è un organismo complesso in cui il processo di osmosi è pressoché continuo; è facile constatare che la crisi di una sua parte si ripercuoterà necessariamente sulle altre. L’esempio che gli analisti fanno in questo momento è quello della Corea del Sud, che in pochi decenni da paese sottosviluppato è diventato un paese a elevato reddito. La crescita del Pil nel 2013 è stata al di sopra delle attese, eppure ci sono preoccupazioni legate al calo drastico delle esportazioni a causa della crisi economica che stanno vivendo Europa e Cina.
Ho Sentito Diverse Persone Dire che il futuro per gli italiani sarebbe stato la Corea del Sud. Ed ecco che in rete si rendono disponibili vademecum che spiegano come tentare l’ingresso nel mercato del lavoro sudcoreano.
Sulla carta tutto è semplice, molto più che per gli Stati Uniti, paese al quale per ragioni culturali, in un certo senso ci sentiamo più affini. Dall’high-tech alle scuole di lingua, gli ambiti di lavoro per gli stranieri nella Corea del Sud appaiono molteplici. Addirittura aprire un’azienda sarebbe relativamente facile, grazie a formalità burocratiche minime.
Discorso analogo per il Brasile. Il ministro del Lavoro, Brizola Neto, dichiara che il 2013 sarà per il Brasile un anno di “pieno impiego”. Ammette che non è stato il migliore degli anni possibile, ma che l’economia del paese è in grado di garantire la creazione di nuovi posti di lavoro. Se cerchi un lavoro, vai in Brasile – sembra uno spot – dove manodopera qualificata e un alto grado di scolarizzazione sono referenze essenziali per proporre il proprio curriculum. Anche per il Brasile in rete si trovano guide all’accesso al mercato del lavoro. E’ possibile trovare online un’azienda interessata a un determinato profilo professionale e disposta a fare un contratto via Skype e si può richiedere all’ambasciata un visto valido per lavorare.
Quando provo a ragionare sulla necessità di andar via, talvolta sulla costrizione a dover lasciare la propria terra d’origine e la propria famiglia per avere una vita, lo faccio partendo dalla mia condizione. Scriveva Jean Paul Sartre: “La funzione dello scrittore è quella di parlare di tutto, vale a dire del mondo in quanto oggettività, e nello steso tempo della soggettività che vi si oppone, che è in contraddizione con essa. Lo scrittore deve dar conto di questa totalità disvelandola fino in fondo. Ecco perché è obbligato a parlare di sé e, in effetti, è ciò che ha sempre fatto, più o meno bene, più o meno completamente, ma sempre”. Per quanto si possa provare a essere oggettivi, scrivendo, si parte sempre dalla propria personalissima esperienza.
E gli italiani vivono una nuova esperienza di esuli- Diversa, certo, soprattutto ora che l’esilio sembra un concetto astratto, lontanissimo. Spesso pensiamo agli esuli come a persone ossessionate da un’idea. Talmente ossessionate da sacrificare  la loro stessa vita per quell’idea. Risulta difficile pensare che ciò che ha portato in passato e porta oggi all’esilio è invece una necessità. Senza auella non ci sarebbe vita. Gli italiani che vanno via sono i nuovi esuli, perché spesso emigrano per riavere una dignità di lavoro, di sogno, di impegno che in patria è negata. Negata da troppo tempo.
Questa Premessa per commentare l’invio da parte del governo irlandese, a qualche migliaio di cittadini. Di una lettera in cui si dice: qui sei disoccupato, ma altrove (il “Financial Times” fa l’esempio di una proposta di lavoro come elettricista a Coventry), nel Regno Unito e di un’altra come conducente di autobus a Malta) potresti lavorare. I destinatari di queste lettere si sono sentiti cacciati via dal loro paese, che prova a diminuire i sussidi di disoccupazione. E’ terribile vivere in un paese che non ti dà lavoro, vivere al limite della sopravvivenza. E’ terribile vivere di sussidi senza poter lavorare. Ci si sente schiavi, uomini a metà. Ecco, la scelta è difficile, sempre. Ma andar via, spesso, è l’unica scelta di dignità. Magari i governi italiani, in questa fase di profonda crisi, avessero avuto la lucidità e il coraggio del governo irlandese.

Roberto Saviano – L’Espresso – 26 dicembre 2013

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