Dian Fossey è stata una zoologa, nota per aver dedicato la maggior parte della sua vita a osservare e studiare il comportamento dei gorilla; la storia della sua vita e del suo impegno in questo campo è stata resa celebre dal film "Gorilla nella nebbia", del 1988, in cui a interpretare la scienziata è l'attrice Sigourney Weaver.
Dian nasce il 16 gennaio 1932 a San
Francisco, in California, figlia di Kitty e George. I suoi genitori si separano
quando lei ha solo sei anni, a causa dei problemi economici del padre: la
piccola viene affidata alla madre, che poco più tardi si risposa con Richard
Price, noto costruttore. I rapporti con il suo patrigno sono piuttosto freddi,
al punto che Dian non viene nemmeno ufficialmente adottata (il padre naturale,
invece, pur risposandosi, continuerà ad avere problemi, che lo spingeranno
addirittura al suicidio negli anni Sessanta).
Dian, una volta ottenuto il diploma a
San Francisco, si iscrive all'Università della California alla facoltà di
veterinaria, a dispetto dell'opposizione del patrigno, che per lei immagina un
futuro connesso con la sua attività di imprenditore. Trasferitasi al San Josè
State College, si dedica alla terapia occupazionale, e si laurea nel 1954. Si
sposta, quindi, in Kentucky, dove viene nominata a Louseville, al Kosair
Crippled Children Hospital, direttore del dipartimento di terapia
occupazionale. Diventata, nel frattempo, cattolica, Dian in quel periodo legge
un libro di George Schaller, celebre zoologo, che la fa appassionare ai
gorilla: nel 1963, quindi, autofinanziandosi con 8mila dollari, parte per un
viaggio in Africa di un mese e mezzo.
In Tanzania, la zoologa conosce il
paleontologo Louis Leakey, che insieme con sua moglie Mary sta ricercando fossili umani in quella zona, e
lavora con loro prima di spostarsi nello Zaire ed entrare finalmente in
contatto con i gorilla. Tornata negli Stati Uniti, ha l'occasione di tornare in
Africa nel 1966, quando - nuovamente contattata da Leakey - inizia uno studio a
lungo termine relativo ai gorilla. Nel 1967, quindi, dà vita al Centro di
Ricerca Karisoke, in una foresta sperduta situata in Ruanda, nella provincia
del Ruhengeri, dove ha la possibilità di osservare attentamente i gorilla.
Ben presto, le sue ricerche ottengono un
successo notevole, che spinge addirittura il "National Geographic
Magazine", nel 1970, a spedire un suo fotografo, il noto Bob Campbell, a
immortalare il suo lavoro. Dian, così, diventa una delle più famose esperte di
gorilla africani al mondo, e si avvantaggia della celebrità ottenuta per
pubblicizzare e promuovere la causa degli animali, la cui sopravvivenza è messa
in pericolo dall'azione dei bracconieri.
Tra le foto che fanno il giro del mondo,
rimane celebre quella in cui viene toccata dal gorilla Digit: si tratta di uno
scatto che testimonia il rapporto che la Fossey è riuscita a instaurare con
quegli animali, fino a quel momento ritenuti aggressivi e pericolosi. Tra le
battaglie che conduce in quel periodo, spicca quella per salvare l'habitat di
quella specie, messo in pericolo dai turisti che giungono sempre più numerosi
in quel territorio ancora incontaminato, e dagli zoo europei, disposti a pagare
somme considerevoli pur di ottenere adulti e cuccioli da esporre.
Nonostante l'azione di Dian, comunque, i
bracconieri proseguono nella loro azione, uccidendo diversi gorilla o
prelevandoli e rivendendoli agli zoo. Nel corso delle sue battaglie, la
studiosa californiana scrive anche un volume, "Gorillas in the mist",
ritenuto ancora oggi uno dei manuali più importanti in materia.
Dian Fossey muore il 26 dicembre 1986,
assassinata in maniera brutale nella sua capanna. Uccisa con il panga, un
arnese locale impiegato dai bracconieri per colpire i gorilla intrappolati,
viene ritrovata il giorno dopo. Secondo quanto riportato dal suo biografo Farley
Mowat nel volume "Woman in the mists", è molto probabile che la morte
della zoologa sia stata voluta da chi vedeva in lei un pericolo per l'attività
turistica crescente del luogo. Ancora oggi, in ogni caso, sulla fine di Dian
aleggiano molti dubbi. Si è certi, comunque, che chi l'ha colpita conoscesse le
sue abitudini (visto che lei non lasciava entrare mai nessuno nella sua
capanna, che era solita chiudere sempre) e la zona dell'accampamento.
Per quell'assassinio vengono arrestati i
membri del suo staff con l'accusa di essere complici dell'uccisione, mentre in
qualità di mandante vengono sospettate le più alte istituzioni del governo del
Ruanda, senza che tali sospetti si traducano, però, in punizioni concrete. Le stesse autorità africane, per
altro, accusano dell'omicidio un ragazzo statunitense, dopo che questi ha
abbandonato il Paese. Un'altra versione dei fatti indica come possibili
responsabili del delitto i bracconieri. Certo è che poche settimane prima di
morire la Fossey aveva ricevuto un visto di due anni che le avrebbe assicurato
una permanenza duratura all'interno del Paese.
Dopo la morte della Fossey, mentre le
autorità locali si appropriano in maniera indebita del suo nome per promuovere
il turismo locale, viene realizzato il "Dian Fossey Gorilla Fund
International", un'organizzazione che si propone di reperire denaro da
utilizzare per la salvaguardia degli animali.
Qualche mese prima di morire, la zoologa
americana aveva sottoscritto con la Warner Bros un contratto da un milione di
dollari per realizzare un film, "Gorilla nella nebbia: la storia di Dian
Fossey" (titolo originale: "Gorillas in the mist: the story of Dian
Fossey"). La pellicola vedrà la luce nel 1988, come detto, con Sigourney Weaver come
protagonista.
Alla zoologa sono stati dedicati
numerosi libri: tra gli altri, si segnalano "Gorillas dreams: the legacy
of Dian Fossey", scritto da Georgiane Nienaber, e "No one loved
gorillas more", scritto da Camilla de la Bedovore.
https://biografieonline.it/biografia-dian-fossey
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