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mercoledì 9 marzo 2016

Lo Sapevate Che: Il papa non si immischia perchè l'Italia non conta...



Simplex Sigillum Veri, diceva un tale, il semplice è il sigillo del vero. E certo è difficile esprimesi con più semplicità di papa Francesco, ciò che dà a molti la gratificante sensazione di aver compreso tutto, d’accordo o in disaccordo che si sia con lui. Ma se il sigillo conforta e consola, il vero che ci sta dietro può anche risultare un durus sermo, un discorso difficile ed aspro, una verità amara, un duro colpo al buon senso comune. “Il papa non si immischia nella politica italiana” ha detto questo straordinario pastore. Silenzioso sbigottire da parte dei “reazionari”, incondizionati applausi da parte dei “laici”, quorum ego, di cui anche il sottoscritto fa indegnamente parte.  Vediamo Di Andare un po’ oltre queste reazioni istintive. Che si tratti di un segnale esplicito, forte e, appunto, semplice alle componenti chiamandole, sempre per la benedetta semplicità, conservatrici della Cei, perché la smettano di difendere trincee ormai sbaraccate, non c’è dubbio. E che il segnale avvenga su materie che sono stato oggetto delle “cure” più premurose da parte dei precedenti magisteri, rende la novità ancora di maggior rilievo. Ma non potremmo leggerla, in verità. anche secondo una prospettiva per tutti noi “italiani” assai poco gratificante? Colleghi vescovi, cardinali e preti smettete di impicciarvi nelle cosucce di questo Paese, di interferire in dibattiti e contrasti che ormai non interessano anima viva sul pianeta. De minimus non curat pretor. Potete soltanto perdere di autorevolezza immischiandovi in tragicommedie come quelle che vanno in scena oggi nel senato di Roma. Saggezza politica, altro che “basta politica”! E che Sia Proprio questa la “verità” non lo dimostra forse la dichiarazione di Francesco nelle stesse ore esplicitamente-semplicemente anti-Trump? Non impicciamoci degli affari italiani, ma di quelli americani sì e come! Che la chiesa impari a far solo grande politica, in coerenza con la sua storia e il suo destino. Altro che semplice distacco dal suo dramma, altro che ritiro in una religiosità privata del cuore, del sentimento, altro che una eremitica rinuncia a “parlare di Cesare” o un invito a lasciarlo in pace! (..). Tanto più efficace sarà la nostra azione in rebus politicis quanto più “larvati” si saprà procedere.  Schierarsi rumorosamente – vero, antica Cei? – significa non diventare nient’altro che  un “partito”. E non vedete che fine fanno i partiti in questo nuovo Millennio? Non si tratta di ipocrisia, ma di finzione da fingere latino, che significa abilità nel costruire, nel plasmare, nell’apparire. Abilità senza la quale non v’è grande Chiesa: Una Semplice Domanda, per finire. Sì, può sembrare che l’Italia si rappresenti oggi nello scontro tutto strumentale e di patetica retroguardia sulle unioni di fatto, o, infinitamente peggio, ripristinare frontiere e dividersi in signorie e principati. Ma la Chiesa può esistere davvero sradicata da queste terre? Potrà continuare a rivolgersi toto orbi se perde, come sta perdendo, l’Urbe?
Massimo Cacciari – Parole nel vuoto www.lespresso.it – 3 marzo 2016

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