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mercoledì 31 agosto 2016

Lo Sapevate Che: Poveri bianchi contro poveri immigrati e intanto i ricchi ridono...



Fra le molte trovate circensi con le quali Donald Trump pensa di poter risolvere i problemi del mondo, una delle più stravaganti è la proposta di sottoporre i migranti da Paesi islamici a un “test ideologico” all’ingresso negli Stati Uniti. Insomma, chiedere loro se intendano per caso comprare un machete e massacrare i passanti appena sbarcati in territorio americano, gridando “Allah è grande”. Un modo un po’ ottimistico per sconfiggere le cellule dell’Isis. E’ vero che l’approccio americano suona a noi europei sempre piuttosto ingenuo. Per anni, ogni volta  che compilavo il questionario per ottenere il visto d’ingresso Usa, sono stato tentato di rispondere “sì” alla fatidica domanda: “Avete intenzione di assassinare il presidente degli Stati Uniti?”. Così, per vedere che cosa sarebbe successo. Una volta l’ha fatto una giornalista uruguayano: gli hanno negato il visto e ho capito che era meglio non sfidare il senso dell’umorismo della burocrazia americana. Ma poi c’è stato l’11 settembre e si sarebbe dovuto capire che il terrorismo islamico è fatto di figli delle nostre periferie o di kamikaze perfettamente in grado di mimetizzarsi a lungo nelle società occidentali, come dimostrano le storie di Muhammad Atta e degli altri piloti dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono. Non ha alcun senso dunque provare a chiedere a un rifugiato arabo appena sbarcato a New York se è contrario ai diritti degli omosessuali, perché sarebbe risposte assai più liberali di quelle che normalmente offrono i seguaci di Trump. Più che demonizzare i Trump, i Le Pen e imitatori vari, bisognerebbe ascoltare  le loro proposte. Ne verrebbe fuori l’assurdità. L’idea di fermare l’immigrazione ricostruendo muri per l’Europa e l’America è un altro esempio di grottesco. La biblioteca del Parlamento europeo è piena di sudi che dimostrano come l’ondata migratoria dall’Africa, alimentata dalla bomba demografica e dal progressivo impoverimento, sia destinata a raggiungere nei prossimi vent’anni la cifra di un miliardo di persone. Pensare di arginarla con un confine di mattoni è come proteggersi da uno tsunami con un muretto a secco. Le favole populiste non sono contro l’establishment: sono un antico trucco dei ricchi per incanalare la protesta sociale verso un’altra guerra  fra poveri. Il capopopolo miliardario candidato alla Casa Bianca, che arma i poveri bianchi contro i poveri immigrati, è la caricatura di una caricatura di un disegnatore socialista di cent’anni fa.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 26 agosto 2016 -

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