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mercoledì 17 agosto 2016

Lo Sapevate Che: In spiaggia con la tartaruga...



Quaranta chilometri di litorale come una grande sala parto dalle tartarughe. Si chiama ufficialmente costa dei gelsomini, ma questo tratto del Mar Ionio nel Reggino è stata ribattezzata costa delle tartarughe. Estremo suld d’Italia. Un’idea quasi folle e un lavoro d’equipe di sette partner (la Regione e l’Università della Calabria insieme ai comuni locali e soci tecnici) è diventato un finanziamento europeo di quattro anni e tre milioni di quro per preservare l’habitat della Caretta caretta che sfida la propria malasorte di estinzione. Nelle cronache estive spuntano notizie in chiaroscuro: uova in Sardegna e Puglia vicino alle aree protette, ma anche esemplari morti sulla costa romana e pescarese, oppure salvate con l’amo in bocca in Salento. Dopo più di duecento mila anni i mari non sono più sicuri per le tartarughe: principali nemici le reti dei pescatori le eliche delle barche. Ma anche erosione costiera, rifiuti, inquinamento luminoso, invasività dei turisti. (..). Da giugno ad agosto, maschi e femmine si danno appuntamento nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove le seconde sono probabilmente nate. Hanno infatti un’eccezionale capacità di ritrovare la location di origine, dopo migrazioni da migliaia di chilometri. Il 70 per cento delle nidiate con “passaporto italiano” sono qui. “Siamo partiti nel 2000 grazie alle prime scoperte casuali”, spiega Salvatore Urso, fondatore della onlus Caretta Calabria: “Con un approccio da pionieri abbiamo battuto quasi 700chilometri e coinvolto l’Università della Calabria per una campagna di ricerca mirata. Grazie a questi sforzi nel 2013 si è concretizzata la proposta all’Unione europea. Un’idea quasi folle anche solo pensare un progetto del genere in una Regione depressa come la nostra”. Depressa, sì, ma sicuramente attraente per questi animali che l’hanno eletta zona calda con oltre duemila nascite in dieci anni. Gli accoppiamenti avvengono in mare, dove le femmine attendono per qualche giorno il momento clou per deporre le uova. Di notte vengono nascoste in buche profonde, scavate con le zampe, per garantire una temperatura costante e per nasconderle ai predatori.  E’ questo il momento più delicato quando vengono disturbate dalla presenza di persone, animali, rumori e luci. Le uova dopo circa due mesi, si schiudono quasi tutte simultaneamente. Solo una su mille diventerà un adulto che può arrivare a 16° chili di peso. (..). “Vorremmo una gestione compatibile e la convivenza con i bagnanti. Per questo puntiamo al ripristino delle dune e a evitare l’uso di ami e lenze adatti alla cattura del pesce spada che mietono vittime per chilometri”, sottolinea Urso. Hanno così dotato i pescatori di radio-boe che consentono di calare le reti dove c’è una scarsa concentrazione di esemplari. Mentre a terra hanno mtigato l’inquinamento luminoso (schermando i lampioni)che causa il disorientamento dei piccoli e li porta ad andare in direzione opposta a quella del mare. Un altro nemico è l’effetto “campo di bocce”. Gli amministratori locali si ricordano a giugno dell’imminente stagione balneare e decidono di passare in bulldozer sull’arenile. Travolgendo tutto, comprese le uova. Infine il traffico abusivo di jeep e quad, con la passione del fuoristrada ad ogni costo. Meglio i segni delle zampe di tartaruga, che le tracce dei battistrada sulla sabbia.
Michele Sasso – Natura – L’Espresso – 14 agosto 2016 -

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