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venerdì 26 agosto 2016

Lo Sapevate Che: La piazza più brutta è anche la più bella...



Più Che Una Piazza è un incrocio di strade spesso con un nome identico: Boulevard de Clichy, avenue de Clichy, rue de Clichy, Passage de Clichy. E di altre strade ancora: famose, insignificanti e anche spudorate. A due passi c’è Pigalle, dove pochi ormai fanno attenzione agli arnesi, agli indumenti, ai prodotti dedicati al sesso esposti n vetrine da rigattiere. Place Clichy è una delle più brutte piazze parigine ed è quella che preferisco. Ha il fascino di un essere umano con un forte carattere e senza raffinati attributi estetici. Non l’ha certo disegnata un urbanista. Le case sono di stili e di epoche differenti, alcune sembrano incompiute, messe li per sbaglio. Ha grinta soltanto il monumento che spunta gagliardo al centro della piazza. E’ dedicato al maresciallo Mquaroncey, difensore del quartiere nell’agonizzante Parigi napoleonica assediata dai cosacchi. Un Secolo Dopo quell’impresa militare, Place Clichy entra  nella grande letteratura. E’ in quello scomposto squarcio urbano che si infiamma il patriottismo di Ferdinand Bardamu. Il protagonista di “Viaggio al termine della notte”, ispirato da un reggimento che fila con in test il colonnello a cavallo, decide di andare in guerra, quella mondiale del 1914. Si immagina intrepido pronto ad affrontare i tedeschi. Così comincia il romanza, epopea della rivolta e del fisgusto. Lous Fernand Céline riserva l’incipit alla piazza. E’ là, seduto a un tavolo della brasserie Wepler, che debutta Bardamu, suo alter ego. Di Wepler è un cliente assiduo anche Henry Miller, nei primi anni Trenta, proprio quando il dissacrante racconto di Céline entusiasma, stupisce, scandalizza, e lo stile in cui è scritto sconvolge il vocabolario della letteratura francese, “Tropico del Cancro” è pubblicato a ridosso di “Viaggio al termine della notte” e solleva proteste ancora più indignate, al punto che la censura ne proibisce la vendita negli Stati Uniti, patria dell’autore. Nella vicina libreria Gallimard trovo sempre ben esposti i resoconti di Miller, che si presume autobiografici, delle assidue e complicate avventure sessuali nel quartiere. Oggi La Piazza Clichy di Céline e di Miller è il tassello di una società multietnica e multiculturale di là da venire.  Per questo mi va a genio. Bardamu non cedrebbe colonnelli a cavallo in testa al reggimento, e non è facile immaginare come lo farebbe reagire Céline davanti alla sfilata di magrebini e senegalesi con ragazze francesi. O viceversa. In quanto a Miller, non troverebbe compagne di un’ora nei caffè perché la prostituzione stradale è stata sostituita da quella su Internet. Ma avrebbe sotto gli occhi un dignitoso campionario femminile, che è anche un mosaico etnico. Ci sono  altri angoli del genere in Europa, eppure questo ha qualcosa di particolare. Anzitutto non p ai margini della metropoli anche se vi prevale un’impronta popolare. Nella ressa urti le spalle robuste dei manovali della Goutte d’Or, storico quartiere di immigrati, e quelle più docili degli studenti della Sorbona, frantumata in tante università nello spazio parigino. In Place Clichy convergono quattro arrondissement (o distretti): due alto-borghesi, l’8° e il 17°, e due misti, il 9° e il 18°. Le famose banlieue della rivolta non sono lontane. I suoi abitanti si riversano nei fine settimana in Place Clichy e si mischiano agli abitanti dei quartieri più favoriti, più vicini alla Senna, che nei giorni di festa risalgono il crinale per raggiungere i ristoranti e i bistrot popolari ai piedi di Montmartre. Nei momenti caldi, quando nelle periferie si incendiavano le automobili, si infrangevano le vetrine o si distruggevano gli impianti pubblici, linee elettriche, lampioni, segnalazioni stradali, neppure in quei momenti qualcuno ha osato compiere un gesto violento in Place Clichy. La sera tardi possono accendersi tafferugli improvvisi come vampate, dovuti all’alcol o all’euforia delle comitive, ma non a provocazioni razziste. Non ce ne sono state neppure nei giorni di forti emozioni, dopo le stragi compiute dai terroristi musulmani. La convivenza è naturale, a volte scomposta, senza troppe maniere, autentica. Non manca un tocco multiculturale. Alle spalle della piazza, in Avenue de Clichy, al Cinema des Cinéastes, si danno in lingua originale film provenienti da Israele e dalla Palestina, dall’Iran e dall’India, dall’Argentina a Cuba, dall’Iraq al Messico.
Bernardo Valli – Dentro e fuori www.lespresso.it – L’Espresso – 21 agosto 2016 -

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