CINEMA, STORIA, TEATRO
A trentanove anni dalla morte, ci sembra doveroso
ricordare uno dei più grandi artisti che Napoli abbia mai avuto, spesso
dimenticato, come Peppino De Filippo. Nato a Napoli il 24 agosto del 1903,
fratello minore di Titina ed Eduardo, nonché ultimo dei tre figli naturali di
Luisa De Filippo ed Eduardo Scarpetta, Peppino trascorre i suoi primi cinque
anni di vita a Caivano, un paese a nord di Napoli, allevato da una balia. Nella
sua autobiografia (Una famiglia difficile, Marotta 1976), li ricorda
come gli anni più belli della sua vita. L’ambiente paesano e contadino
ritornerà puntualmente nella produzione teatrale dell’attore e del Teatro
Umoristico, fondato nel 1931 con i fratelli, con opere come: Tutti
uniti canteremo, , Aria paesana e A
Coperchia è caduta una stella, Chi è cchiù felice’e me!, scritta da
Eduardo con la collaborazione di Peppino
Il debutto teatrale di Peppino risale al 1908 al Teatro
Valle di Roma, in Nu ministro mmiezz’ e’ guaje. Peppino passa da
un gruppo artistico all’altro, come la compagnia Molinari al teatro Nuovo e poi
nella Compagnia di Francesco Corbinci, al Teatro Partenope, interpretando
piccoli ruoli e guadagnandosi da vivere anche in qualità di
buttafuori e trovarobe. Terminato il servizio militare si scrittura, per
un breve periodo, presso la compagnia di Salvatore de Muto, l’ultimo
pulcinella; dove il Nostro apprenderà l’arte spontanea e improvvisata della
commedia dell’arte per poi passare presso la compagnia Urciuoli composta da
noti attori dialettali che giravano l’Italia centrale. Nel 1925 a causa di una
trombosi cerebrale, poi peggiorata da una polmonite, muore Eduardo Scarpetta.
La figura di quest’ultimo (chiamato lo zio dallo stesso Peppino)
si rivela determinante nella vita di quest’ultimo, nel bene e nel male. L’anno
seguente Peppino, su consiglio di Eduardo, nel frattempo attore brillante
presso la Compagnia di Vincenzo Scarpetta, abbandona la Compagnia Urciuoli e
raggiunge il fratello a Roma. Peppino collaborerà con Vincenzo fino all’estate
del 1930, quando con Eduardo entreranno nella Compagnia Molinari del Teatro
Nuovo di Napoli, raggiungendo Titina. Il 10 ottobre 1929, sposa l’attrice Adele
Carloni, con la quale concepisce un figlio, Luigi De Filippo, nato nel 1930.
Luigi De Filippo, come lui stesso racconterà, già dalla tenera età comincia a
calcare le tavole del palcoscenico, fino a diventare, in età adulta, il miglior
collaboratore di Peppino in teatro, dopo la separazione dei fratelli De
Filippo.
Nel dicembre 1931 i fratelli De Filippo, lasciata la
Molinari, fondano la compagnia Il Teatro Umoristico I De Filippo.
Recitano accanto a loro attori del calibro di Agostino Salvetti, Tina Pica e
Pietro Carloni (marito di Titina). Il debutto avviene il 24 dicembre 1931
con Natale in casa Cupiello (allora atto unico,
corrispondente al secondo dei tre atti della versione definitiva) al Kursaal
(ex-Filangieri) di Napoli. Il successo è clamoroso. Conclusa
quest’esperienza, è la volta del Teatro Sannazaro: in occasione del restauro
della struttura. il debutto avviene l’8 ottobre 1932, con Chi è cchiù
felice ’e me! di Eduardo (rappresentata per la prima volta in
quell’anno ma scritta nel 1929) e Amori e balestre di
Peppino.
Lo stesso anno, per la prima volta, i fratelli Eduardo e
Peppino recitano insieme davanti a una cinepresa, nel film Tre uomini
in frac di Mario Bonnard, dove i due fanno da spalla
all’attore Tito Schipa. L’anno seguente, i tre De Filippo, che fino a
quel momento si erano esibito solo nei teatri di Napoli, cominceranno a scalare
i teatri dell’intera nazione. Fu in questo periodo che a Luigi Pirandello,
dopo aver assistito ad un’esibizione dei De Filippo, venne l’idea di
collaborare con loro. Il primo incontro avvenne al Sannazaro, a Napoli, durante
la rappresentazione di Chi è cchiù felice ‘e me!. In seguito
a questo incontro i De Filippo metteranno in scena Liolà, Il berretto
a sonagli e L’abito nuovo, scritto da Eduardo e Pirandello. Nel 1938,
Peppino avviene l’incontro con Lidia Maresca, nota come Lidia Martora, che ben
otto anni dopo, quando entrerà a far parte della nuova compagnia del Teatro
Italiano di Peppino De Filippo. Lidia, conosciuta dal Nostro, in occasione del
suo debutto nel 1938, diventato poi seconda moglie nel 1971, in punto di morte,
sarà la donna più importante della sua vita. Durante gli anni che vanno dal
1942 al 1944 i De Filippo girarono insieme probabilmente i loro film migliori:
Non ti pago, di Carlo Ludovico Bragaglia e Non mi muovo, di
Giorgio Simonelli. Seguono altre tre pellicole molto riuscite come Casanova
farebbe così (nel cui cast compare un giovanissimo e quasi irriconoscibile
Alberto Sordi), A che servono questi quattrini? di Esodo
Pratelli e Ti conosco mascherina, l’ultimo film prima della
separazione (Eduardo regista). I De Filippo recitano insieme, a teatro, fino al
10 dicembre del 1944. Dopo quel giorno si separano e Peppino prende la sua
strada.
Circa un mese prima, al Teatro Diana di Napoli, la Compagnia
Umoristica I De Filippo sta provando l’esibizione che di lì a pochi giorni
rappresenterà in pubblico. In questo frangente avviene una furibonda lite tra
Peppino ed Eduardo, dopo la quale i due decidono di continuare fino al 10
dicembre, ultimo giorno previsto per quello spettacolo. Nel 1945 Peppino,
lasciata Napoli, si trasferisce nel frattempo a Roma presso l’abitazione di
Lidia Maresca. Dopo una fulminea esperienza presso la Rivista di Michele
Galdieri, Imputati…alziamoci!, che non lo ha motivato più di
tanto, si dedica a sperimentare una forma di teatro nuovo, come egli stesso
dichiara, più in “lingua” che “dialettale” La nuova gestione capocomicale ebbe
inizio a Milano: la Compagnia del Teatro italiano debuttò al Teatro Olimpia il
24 agosto 1945 con I casi sono due di Armando Curcio,
commedia adattata al nuovo stile. Ripresa la scrittura, dal 1946 al 1948
Peppino dà vita ad un’abbondante produzione, anche se aspetta un paio d’anni
per mettere in scena le sue nuove opere: L’ospite gradito e Quel
bandito sono io, da cui nel ’50 Mario Soldati trae il film omonimo.
Nel 1950 Peppino, interprete maschile protagonista,
impersona il capocomico di una compagnia di varietà, vanesio e
incorreggibilmente donnaiolo nel film Luci del varietà di
Alberto Lattuada e Federico Fellini, mentre nel 1951 torna sul set in compagnia
di Titina ed Eduardo nel film Ragazze da Marito, definito dalla
critica dell’epoca “film della riconciliazione tra i De Filippo”. Dal 1953 fino
al 1963 inizia il decennio magico con Totò, con il quale Peppino girerà diversi
film di successo, tra questi Totò Peppino e la Malafemmina, La
banda degli onesti, Totò Peppino e i fuorilegge, girati nel
1956 Per l’interpretazione di quest’ultimo (che vede recitare anche Titina al
fianco dei fratelli), Peppino viene premiato col “Nastro d’argento” come
migliore attore non protagonista.
Sempre nel 1956 inizia una tournée nell’America del Sud.
Della compagnia fanno parte, tra gli altri, Lidia Martora, Ave Ninchi e Luigi
De Filippo. Tornato dalla tournée, Peppino si lancia in un’intensa attività
televisiva di farse, del nuovo e vecchio repertorio. Nel 1959 ottiene a
Saint-Vincent la Grolla d’oro, un prestigioso premio cinematografico, fondato
negli anni Cinquanta da autorevoli critici per valorizzare il cinema italiano.
Nei primi anni Sessanta, sempre con Totò gira esilaranti film, come
Letto a tre piazze, Signori si nasce, Totò Peppino e la dolce
vita, Chi si ferma è perduto, Totò e Peppino divisi
a Berlino, Totò contro i quattro (l’ultimo che li vede
recitare insieme). Inoltre partecipa al film Boccaccio ‘70,
relativamente all’episodio Le tentazioni del dottor Antonio, diretto
da Federico Fellini. Il 26 dicembre del 1963, sua sorella Titina De
Filippo, si spegne.
Dal 1964 al 1969 Peppino rallenta la produzione
cinematografica, mentre in teatro si cimenta nel repertorio molieriano (L’Avaro e Le
furberie di Scapino) e goldoniano (La bottega del caffè). In
questi anni, Peppino partecipa ad un programma televisivo di varietà, è il
conduttore dello spettacolo che si intitolava Scala Reale, creando per
l’occasione un personaggio, Pappagone (da lui stesso interpretato), che
conquisterà una vastissima popolarità (autunno-inverno 1966-67). Pappagone
altri non è che un umile servo al servizio del Cummendatore Peppino De
Filippo; in lui convergono le tipiche maschere del teatro napoletano.
Alcuni termini utilizzati da Pappagone come pirichè, ecquequà,
etc. diventano dei tormentoni del gergo comune.
Il 23 aprile del 1971, a Roma, nella clinica Villa
Flaminia, si spegne Lidia Maresca, la sua seconda moglie, alla quale dedicala
quarta edizione della sua raccolta di poesie, Paese Mio,
pubblicata la prima volta nel 1966. Nel 1976, viene pubblicato il libro di
Peppino De Filippo, Una famiglia difficile, che ovviamente
suscita un mare di polemiche da parte di critici, giornalisti e addetti ai
lavori. L’autobiografia di Peppino porta alla luce inediti particolari circa le
origini e l’infanzia dei tre De Filippo. Nel gennaio 1977, per la televisione,
Peppino offre una struggente interpretazione del vecchio barbone ne Il
guardiano di Harold Pinter. Il regista, Edino Fenoglio, ambienta la
vicenda a Milano, trasformando il protagonista in un emigrato napoletano, cui
l’attore presta un volto corrugato e immiserito, un gestire stanco e
rassegnato, segno di una totale emarginazione dalla vita e dalla società.
Sempre nel 1977 Peppino si unisce in matrimonio con Lelia Mangano, attrice teatrale
che da alcuni anni fa parte della sua compagnia.
Nel 1979 il Nostro gira il suo ultimo film dal
titolo Giallo napoletano, dove interpreta la parte di un vecchio
picchiatello, dipendente dal gioco, padre del protagonista interpretato da
Marcello Mastroianni. Nello stesso anno Peppino continua la sua attività
teatrale fino al mese di maggio, cioè fino a quando la malattia non lo
costringe ad un lungo riposo. Durante l’autunno del 1979 Peppino sembra essersi
ripreso, al punto da poter registrare per la televisione (RAI 2) il
programma Buonasera con… Ma verso la fine dell’anno ha una nuova
grave crisi e il 7 dicembre viene ricoverato nella casa di cura Villa Sanatrix
di Roma. Peppino De Filippo si spegne, a causa di una cirrosi epatica all’età
di 76 anni, poche settimane dopo, il 26 gennaio, a Roma dove viene sepolto nel
cimitero del Verano.
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