31/01/2019 Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, fu canonizzato alla chiusura dell’anno della Redenzione nel 1934.
Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò «padre e maestro della
gioventù». «Alla scuola di don Bosco, noi facciamo consistere la santità nello
stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri», disse san
Domenico Savio.
Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina ai
Becchi, una frazione di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16
agosto 1815. Il padre, Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita
Occhiena, morì quando lui aveva due anni e in casa non mancarono certo le
difficoltà anche perché il fratellastro Antonio era contrario a far studiare il
ragazzino che pure dimostrava una intelligenza non comune. A nove anni,
Giovanni fece un sogno che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore:
si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e
mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere,
vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo:
«Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al
giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la
carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a
fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della
virtù». Poi apparve una donna di aspetto maestoso, la Vergine Maria che,
mostrandogli il campo da lavorare - «capretti, cani e parecchi altri animali» -
gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo,
concluse: «A suo tempo tutto comprenderai».
UNA STORIA FAMILIARE DIFFICILE
Già
allora Giovanni alla domenica, dopo i Vespri, riuniva i suoi coetanei sul prato
davanti a casa intrattenendoli con giochi vari e con acrobazie che aveva
imparato dai saltimbanchi delle fiere, poi ripeteva loro la predica che aveva
ascoltato in chiesa e che, essendo dotato di una memoria eccezionale, ricordava
perfettamente. Dopo la prima comunione (il 26 marzo 1826) per sottrarsi alle
prepotenze del fratellastro, dovette andarsene da casa, lavorando come garzone
alla cascina Moglia. Lì, nel novembre 1829, di ritorno da una missione
predicata a Buttigliera d’Asti, si imbatté in don Giovanni Calosso, cappellano
di Morialdo il quale, saputo da dove veniva, gli chiese di dire qualcosa sulla
predica che aveva ascoltato e il ragazzo gliela ripeté interamente. Il
sacerdote, stupito, si impegnò ad aiutarlo negli studi dandogli le prime
lezioni di latino. Purtroppo il buon prete morì improvvisamente un anno dopo e
Giovanni poté riprendere a studiare soltanto nel 1831, terminando a tempi di
record in quattro anni le elementari e il ginnasio. Si pagava la scuola facendo
ogni sorta di mestieri: sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista
fabbro.
L'INIZIO DELL'APOSTOLATO TRA I GIOVANI
Il
25 ottobre 1835, a vent’anni entrò nel seminario di Chieri rimanendovi sei anni
e il 5 giugno 1841 era ordinato sacerdote. Subito dopo, su consiglio di san
Giuseppe Cafasso, passò al Convitto Ecclesiastico di Torino per perfezionarsi
in teologia morale e prepararsi al ministero. E nell’attigua chiesa di san
Francesco d’Assisi l’8 dicembre di quello stesso anno cominciò il suo
apostolato facendo amicizia con un giovane muratore, Bartolomeo Garelli, che
era stato maltrattato dal sacrista perché non sapeva servire la messa. Don
Bosco gli fece recitare un’Ave Maria e lo invitò a tornare da lui con i suoi
amici. Nacque così l’oratorio. Inizialmente, le riunioni avvenivano
nell’Ospedaletto di santa Filomena per bambine disabili, che si stava
costruendo a Valdocco per iniziativa della Serva di Dio Giulia Colbert,
marchesa di Barolo, perché don Bosco era stato assunto dalla marchesa come
secondo cappellano del “Rifugio”, una struttura realizzata da lei per favorire
il reinserimento nella società di ex detenute e per salvare dalla strada le
ragazze a rischio. Una stanza dell’Ospedaletto fu trasformata in cappella e
dedicata a san Francesco di Sales, di cui la marchesa aveva fatto dipingere
l’immagine su una parete. L’oratorio, superate diverse traversie, trovò poi la
sua sede definitiva a poche centinaia di metri, sempre a Valdocco, nell’aprile
1846: ad esso col tempo si sarebbe aggiunto un internato per studenti e
artigiani, mentre nel 1852 sarebbe stata benedetta la chiesa dedicata s san
Francesco di Sales. Qualche anno dopo sarebbe nata la Congregazione Salesiana al servizio della gioventù, che avrebbe raggiunto uno sviluppo incredibile in
Italia e all’estero.
I LIBRI PER LA GIOVENTÙ
Nel
suo instancabile apostolato educativo, il santo trovava anche il tempo di scrivere numerosi
libri per la gioventù. In quegli anni furono stampati la Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, la Vita di
Luigi Comollo, un giovane seminarista suo compagno di
studi morto in concetto di santità, la Corona
dei sette dolori, il Divoto dell’Angelo Custode e Il
Giovane provveduto, quest’ultimo tradotto, ancora lui
vivente, in francese, spagnolo e portoghese.
Nel 1853 cominciò la pubblicazione delle Letture Cattoliche per la preservazione della fede nel popolo, che ebbero un successo immediato. Seguirono poi opere agiografiche come la Vita di S. Giuseppe e le Vite dei Papi dei primi secoli. Nel 1877 cominciò il Bollettino Salesiano, ancora oggi diffuso nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue raggiungendo 135 paesi. Fu ancora lui, inoltre, a realizzare la prima tipografia come scuola grafica. Ovviamente, dato il clima anticlericale di allora, l’oratorio di Valdocco fu soggetto a visite e a ispezioni da parte del governo liberale, cui era nota la fedeltà incondizionata di Don Bosco al Papa. Tuttavia, la fama che egli si era guadagnato per la sua opera educativa tra i giovani gli consentì di fare da mediatore nei contrasti tra lo Stato italiano e Santa Sede, come ad esempio nel segnalare al governo i nomi di possibili vescovi per le chiese vacanti. Per questo egli è considerato uno degli antesignani della Conciliazione fra Stato e Chiesa.
Nel 1853 cominciò la pubblicazione delle Letture Cattoliche per la preservazione della fede nel popolo, che ebbero un successo immediato. Seguirono poi opere agiografiche come la Vita di S. Giuseppe e le Vite dei Papi dei primi secoli. Nel 1877 cominciò il Bollettino Salesiano, ancora oggi diffuso nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue raggiungendo 135 paesi. Fu ancora lui, inoltre, a realizzare la prima tipografia come scuola grafica. Ovviamente, dato il clima anticlericale di allora, l’oratorio di Valdocco fu soggetto a visite e a ispezioni da parte del governo liberale, cui era nota la fedeltà incondizionata di Don Bosco al Papa. Tuttavia, la fama che egli si era guadagnato per la sua opera educativa tra i giovani gli consentì di fare da mediatore nei contrasti tra lo Stato italiano e Santa Sede, come ad esempio nel segnalare al governo i nomi di possibili vescovi per le chiese vacanti. Per questo egli è considerato uno degli antesignani della Conciliazione fra Stato e Chiesa.
LA DEVOZIONE A MARIA AUSILIATRICE
Nel
1868 era stata consacrata a Valdocco la basilica di Maria Ausiliatrice, frutto
delle grazie straordinarie della Madonna e della fede del santo il quale,
quattro anni dopo, ispirato all’alto, realizzava un altro monumento alla
Vergine, fondando l’Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice per
l’educazione della gioventù femminile dopo aver incontrato un gruppo di
giovani, in qualche modo consacrate, dirette da don Domenico Pestarino e
animate da santa Maria Domenica Mazzarello. Le case dei salesiani intanto si
moltiplicavano e nel 1876 Don Bosco organizzò la prima spedizione missionaria,
con meta la repubblica Argentina. Da allora l’espansione procedette a ritmi
sempre più intensi. Nel 1880 Leone XIII affidò al santo la costruzione
del tempio del S. Cuore a Roma, e per questo Don Bosco si recò questuante a Parigi
suscitando ammirazione per miracoli e grazie eccezionali da lui ottenuti; nel
1886 si recò in Spagna, accolto altrettanto trionfalmente dalla popolazione.
Fece appena in tempo a recarsi a Roma per l’inaugurazione della basilica del S.
Cuore, mentre si aggravavano le sue condizioni di salute. Morì il 31 gennaio
1888. Fu beatificato da Pio XI nel 1929 e da lui
canonizzato il giorno di Pasqua (1° aprile) del 1934.
Giovanni Paolo II lo definì «Padre e maestro della gioventù» per la sua pedagogia, sintetizzabile nel “sistema preventivo”, che si basa su tre pilastri: religione, ragione e amorevolezza e si propone di formare buoni cristiani e onesti cittadini. Uno dei capolavori della sua pedagogia fu S. Domenico Savio. Don Bosco, uno dei santi più amati invita, è anche oggi uno dei più invocati e popolari per le grazie che si ottengono incessantemente per sua intercessione.
Giovanni Paolo II lo definì «Padre e maestro della gioventù» per la sua pedagogia, sintetizzabile nel “sistema preventivo”, che si basa su tre pilastri: religione, ragione e amorevolezza e si propone di formare buoni cristiani e onesti cittadini. Uno dei capolavori della sua pedagogia fu S. Domenico Savio. Don Bosco, uno dei santi più amati invita, è anche oggi uno dei più invocati e popolari per le grazie che si ottengono incessantemente per sua intercessione.