Urlo per rimediare a una vita di silenzio da parte
delle donne. Urlo in nome delle ferite profonde sul mio corpo. Urlo in nome di
un corpo sfinito nella sua gabbia. Un corpo distrutto dal prezzo che gli avete
imposto…Così comincia “Spose in vendita”, il ritmo rap che ha permesso
all’afgana Sonita Alizadeh di sfuggire al destino imposto a una buona parte
delle donne africane e asiatiche: la vendita in matrimonio tra gli 8 e i 16
anni all’uomo che offre alla famiglia la dote maggiore. (..). Ignoranti e infelici Queste donne non avranno mai la possibilità di studiare oltre
le elementari e rimarranno alla mercé economica e psicologica di chi le ha comprate.
Non sorprende che siano loro le vittime più probabili della violenza domestica
rispetto alle coetanee che si sposano più tardi. Secondo uno studi del Centro
internazionale di ricerca sulle donne (ICRW) condotto in India, tra le ragazze
che si sposano prima dei 18 anni la probabilità di essere picchiate e
maltrattate dal marito è doppia. E di parto è la causa più frequente di morte.
o non muoiono dando la vita, lo stress del parto spesso provoca loro una
fistola ostetrica, ovvero una lacerazione del tessuto tra il retto e la vagina
che, se non operata, le porta ad essere ostracizzate dalla propria famiglia e
dalla comunità. Infine, nell’Africa
sub-sahariana le ragazze tra i 15 e 19 anni hanno sei volte la
probabilità statistica di contrarre l’Hiv rispetto ai ragazzi della loro età.
“Nel mio Paese una donna deve rimanere zitta, ubbidire alla propria famiglia,
soffrire di nascosto”, racconta Sonita, “come una bambola con cui giocare”. In sottofondo sta per concludersi
la andando ma nel caso in cui ti mancassi ti lascio la mia bambola. Non farla
piangere come ho pianto io”.
Federica Bianchi – Sul corpo delle donne – L’Espresso – 7
gennaio 2016
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