E' iniziata
un'altra giornata nera in tutte le Borse mondiali: Asia, Europa, infine anche
Wall Street ha aperto in profondo rosso. Per favore non ascoltate chi racconta
che la Borsa di Milano scende per il litigio Renzi-Juncker... Si acutizza una
crisi che ha cause profonde, globali, strutturali. Al primo posto c'è la Grande
Transizione della Cina verso un nuovo modello di sviluppo, con tutte le
incognite che presenta, ivi compresi gli interrogativi sulla capacità
dell'attuale leadership cinese di governare questo processo delicato. Al
secondo posto c'è il contro-shock petrolifero che dura ormai da oltre un anno
ma di recente ha assunto le caratteristiche di una rotta disordinata. E dunque
fragilizza non solo i paesi emergenti ma anche le banche occidentali che hanno
prestato al settore petrolifero. Poi c'è ancora la svolta monetaria inaugurata
dalla Federal Reserve a dicembre, che ha ulteriormente rafforzato il dollaro
creando problemi a tutti quelli che in dollari si sono indebitati (Stati
sovrani o imprese) in giro per il mondo. Insomma ci sono gli elementi per
temere che si stia aprendo il capitolo numero 3 nella storia della Grande
Contrazione, quella iniziata col crac della finanza americana nel 2008 (il
capitolo 2 fu il dissesto dell'Eurozona dal 2010 in poi). In tutto questo,
qualche buontempone ha sostenuto che Piazza Affari cadeva per le tensioni
politiche fra il governo Renzi e la Commissione di Bruxelles. E' una
dimostrazione di provincialismo, ricondurre una crisi globale a un conflitto
politico locale. La Borsa di Milano ha qualche aggravante specifica - vedi la
vicenda del Monte dei Paschi - ma la sua caduta è parte di un fenomeno molto
più grande che si allarga da Pechino a New York.
Federico
Rampini – Blog Estremo Occidente- La Repubblica – 20 gennaio 2016
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