In questi giorni di
destabilizzazione generalizzata, dovuta ai recenti attentati dell’Isis, si
cerca di capire meglio il problema del terrorismo. René Girard parla di un
desiderio mimetico che animagli individui: un desiderio che passa attraverso il
desiderio dell’altro, in quanto si desidera soprattutto quello che gli altri desiderano.
Questo porta a una rivalità mimetica che sfocia nella violenza e viene
fronteggiata dirottandola verso un ipotetico nemico, relegato al ruolo di
“capro espiatorio”. Stefania Maffei stefaniamaffei1@virgilio.it
Le innegabili
responsabilità storiche degli europei e delle loro politiche colonialistiche e
neocolonialistiche spesso genocida rie, il tradimento dei loro principi non
realizzati in modo universale ma trasformati in privilegi, giustificano lo
scatenamento della vendetta terroristica? Io penso di no, anche se non posso
negare che quelle responsabilità sono tuttora il motore degli odii che i
poveri, gli esclusi e i derubati hanno sempre provato per i ricchi, i
privilegiati e i depredatori. L’articolo 11 della Costituzione Italiana che
vieta guerra non c’entra, perché l’intervento armato nel caso del terrorismo
non mira alla soluzione di controversie internazionali ma, al contrario, al
ridimensionamento di un pericolo mortale, per la sicurezza, il diritto, la pace
e la giustizia fra le nazioni. Paolo Cinque cinque.paolo48@gmail.com
Il terrorismo ci riporta all’origine della storia, quando
l’umanità prese a difendersi da quell’angoscia che, se non fosse stata
acquietata, non avrebbe consentito all’umanità di dare avvio al proprio
percorso.(..).L’angoscia non è la paura, che al contrario è un ottimo
meccanismo di difesa, grazie al quale di fronte a un pericolo visibile e
determinato metto in atto i comportamenti di attacco e di fuga.(..). Il
terrorismo produce angoscia perché la strage di Parigi non è un fatto che si è
compiuto, ma è una possibilità che in ogni momento può compiersi di nuovo. A
minacciarci, non è il pericolo determinato, ma la pericolosità come minaccia
non identificabile, da cui non possiamo difenderci. La signora Maffei, sposando
la tesi di René Girard, la individua nel sentimento mimetico. Il signor Paolo
Cinque ritiene che il colonialismo che abbiamo esercitato in quelle terre non
giustifica l’insensatezza del terrorismo, e quindi legittima un nostro
intervento armato, che non contraddice la nostra Costituzione. Io preferisco
seguire la tesi di Jean Baudrillard, secondo il quale quando una potenza
diventa troppo egemonica genera inevitabilmente il desiderio di abbatterla.(..)
Questo concetto era già presente al consigliere di Clinton Bejamon Narber, che
fin dal 1995, nel suo saggio Fihad
vs.McWord, prevedeva un possibile conflitto tra globalizzazione economica e
fondamentalismo religioso dovuto agli effetti di un arrogante materialismo
laico che minaccia l’integrità delle tradizioni culturali. (..) A questo punto,
concludeva Barber, non dovremmo forse chiederci come mai quando vediamo che la
religione colonizza ogni altro campo della vita umana la chiamiamo teocrazia e
sentiamo puzza di tirannia, quando vediamo che la politica colonizza ogni altro
campo della vita umana la chiamiamo assolutismo e tremiamo alla prospettiva del
totalitarismo, mentre se vediamo che le relazioni di mercato e il consumismo
commerciale tentano di colonizzare ogni altro campo della vita umana li
chiamiamo libertà e ne celebriamo il loro trionfo?
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 23 gennaio 2016
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