La “donna del reggimento”, detto così,
brutalmente, non gode di buona fama nella storia della letteratura. Dalle
schiave trascinate con le soldataglie vincenti nelle guerre di religione
europee alle povere coreane forzate nei bordelli per il “comfort” dei
giapponesi, dalle Madri Coraggio alle vittime degli aguzzini islamici in Siria,
la memoria richiama immagini di donne di incerta virtù praticata o di certa
violenza subita. Ma della Storia, della letteratura, delle chiacchiere, della
cattiva fama Elizabeth “Liz” Laird solennemente s’infischiava. In mezzo ai
militari, lei che era stata un aviere (scusare ma “aviera” proprio non mi
viene, mi ricorda una voliera) era cresciuta come giovane donna, come figlia di
soldati e come madre di un ragazzo in uniforme caduto in Afghanistan nel 2003. E
a lei i soldati piacevano molto. Ma proprio molto, al punto di volersi
concedere all’abbraccio di tutti quelli che incontrava. Dal giorno di 13 anni
or sono, quando aveva stretto il figlio in partenza per la guerra dalla base di
Fort Hood in Oklahoma, aspettando inutilmente il suo ritorno, Liz Laird aveva
deciso di consolare il proprio dolore con tutti gli altri. (..). Anche se, più
correttamente, si dovrebbe dire che erano loro a stringerla a sé, visto che
lei, invecchiando, si era andata riducendo alle dimensioni di una fragilissima
bambina dai capelli bianchi. Al suo rimpicciolirsi aveva contribuito il tumore
al seno che le era stato diagnosticato nel 2004, quando aveva compiuto 72 anni,
non molto dopo avere perduto per malattia il marito e il figlio in guerra. Ma
fra chemioterapie, interventi chirurgici, radioterapie, ricoveri d’urgenza, non
aveva mai lasciato, se non per pochi giorni, il suo posto all’uscita della
base, tra le braccia di omoni sempre più grandi per lei sempre più minuscola.
(..).Quando le sue condizioni si aggravarono e l’ospedale non le diede più il
permesso di uscire, l’altro suo figlio appese alla bacheca di Fort Hood e
comunicò attraverso i social network che i reduci non l’avrebbero più trovata
ad aspettarli. E aggiunse che Liz, ricca soltanto di un’avara pensione di
Stato, aveva i giorni e i risparmi contati, sconfitta dalla malattia dopo ben
dieci anni di battaglia e da un conto ospedaliero arrivato a q0mila dollari.
Era arrivato il momento di ripagare quelle migliaia e migliaia di abbracci. In
pochi giorni, i militari in servizio a Fort Hood, che è la più popolosa base
militare americana nel mondo con 70mila fra ufficiali e truppa, raccolsero più
di 90mila dollari, a colpi di piccoli contributi. Nove volte quanto sarebbe
stato necessario per saldare i debiti di Liz. E si misero in fila per
abbracciarla un’ultima volta. Tanti, troppi al punto d’indurre la direzione
dell’ospedale a istituire liste di attesa e turni, per non essere invaso da
migliaia di soldati e soldatesse. Elizabeth Laird se n’è andata il 24 dicembre
dello scorso anno, proprio alla vigilia di Natale. Aveva 83 anni ed era sicura,
ha detto all’ultimo soldato che l’ha salutata il giorno in cui è morta, che al
suo arrivo di là avrebbe trovato la lunga fila di soldati che l’avevano
preceduta, per abbracciare lei.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 23 gennaio 2016 -
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