Gli italiani rimorchiano su Tinder, non è più un mistero. E per quei
pochi che di Tinder non hanno mai
sentito parlare, ecco un breve ragguaglio: si tratta di un’app statunitense da
più di 50 milioni di utenti che, dal 2012, attraverso un algoritmo che incrocia
solo i profili che manifestano reciproco interesse, punta a combinare incontri
di sfacciata natura occasionale. Confrontando i dati forniti dal team Tinder con quelli elaborati dal sito Statista.com e altri pubblicati lo
scorso anno dall’Uffington Post, si
scopre che in Europa, gli italiani (soprattutto uomini, single, under 35) sono,
dopo gli spagnoli, i più accaniti frequentatori di Tinder; che la ricerca di qualcuno con cui organizzare una Tinderata (l’uscita che segue l’incontro in chat) si svolge alla
sera, soprattutto, fra le 21 e le 22. E che l’incremento d’iscrizioni, nel
2015, è stato del30 per cento rispetto al 2014. Chiediamo allora a Valeria
Nardilli, bella e giovane attrice romana, di passare una settimana su Tinder. Dopo i primi giorni trascorsi a
cercare con cura, e scarsi risultati, il profilo perfetto, Valeria cambia
strategia e diventa più generosa nello swipe verso destra (il gesto del dito
che, scorrendo sullo schermo dello smartphone, approva un utente, oppure lo
rifiuta, scorrendo al contrario). “Il sito si fonda sull’apparenza: scegli
sulla base delle sei foto presenti (pescate dal profilo Facebook di ciascun
iscritto con la garanzia di non lasciarne traccia sul social di Zuckerberg). I
bellocci sono più scontati, annoiati, con loro ho avuto a che fare i primi
quattro giorni. Poi ho capito che i bruttini si impegnano di più, trovano
escamotage meno banali”. Così, in un giorno, Valeria rimedia fino a 30 match, che
è poi il termine che indica l’approvazione reciproca grazie alla quale ci si
può trasferire in chat. Pochi gli audaci che vanno dritti al dunque, cosa che
invece, a quanto pare, è assai più frequente oltreoceano, e nessuna
conversazione interessante, riassume Valeria, eccezion fatta per una, che si
sarebbe forse potuta trasformare in una cena, se non si fosse trattato di un
esperimento. David Casalini, esperto di internet e di sviluppo di applicazioni,
nonché docente di Social Network Influence Design al Politecnico di Milano,
pare poco stupito dal successo italiano di Tinder:
“Siti e app di dating (appuntamenti) sono usati nel mondo, e anche in Italia,
fin da quando la rete è diventata un fenomeno aperto a tutti. Facebook stesso è
nato con l’idea di uno studente della più prestigiosa università del mondo di
sapere che cosa facessero le ragazze nel suo campus. I primi siti di dating
sembravano vere e proprie agenzie matrimoniali che promettevano l’amore eterno,
ma la vita è diversa: si va su Tinder,
in fondo, per divertirsi e incontrare qualcuno così come la mia generazione
andava in discoteca”. Gli chiediamo, allora, che valore abbia, oggi, un like. Casalini risponde: “E’ come uno
sguardo. Conta tutto quello che succederà dopo. Se succederà”.
Valentina Farinaccio – Il Venerdì di Repubblica – 15 gennaio
2016
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