Quando si parla di un’Europa a guida
tedesca si pensa ai vertici di Bruxelles o alla Merkel sulla prima pagina del Time, insomma si parla molto d’immagine
politica, ma è piuttosto nei territori, nelle strutture industriali dove la
Germania ha conquistato ormai un’egemonia incontrastata sull’economia e dunque
sulla vita delle persone. Sono tornato da poco nel Modenese, in una fabbrica di
meccanica d’alta precisione di cui avevo parlato più di dieci anni fa come di
un gioiello del modello Nord-Est, e l’ho trovata completamente colonizzata.
Ormai lavora solo per l’industria meccanica tedesca, fornisce componenti che
vengono assemblati in Germania per macchinari poi esportati in tutto il mondo.
I tempi di lavoro, le quantità di pezzi sono dettati da un manager a
Francoforte che telecomanda la produzione da un tablet. Ogni due settimane
arriva una squadra di tecnici tedeschi per studiare il modo di ottimizzare il
lavoro. Mezza Emilia-Romagna negli ultimi dieci anni è passata da patria del
made in Italy a distretto industriale tedesco. Ma lo stesso vale anche per
l’indotto dell’auto. Dopo che la Fiat ha mollato l’Italia, senza neppure troppo
ringraziare per i miliardi di danaro pubblico ricevuti nel corso del tempo,
molte piccole e medie imprese di Piemonte e Lombardia si sono messe a lavorare
per Bmw e Volkswagen. In uno stabilimento di Corbetta, vicino a Milano, gli
occhiuti manager di Monaco hanno imposto agli operai perfino d’indossare calzature
con un microchip per controllare quando vanno a prendere un caffè o magari in
bagno. Sarebbe lievemente anticostituzionale ma i sindacati non protestano
troppo perché senza Audi l’azienda sarebbe già chiusa e la gente a spasso. Si
guarda a queste storie cpn un misto di rabbia e ammirazione. E’ tutto vero, la
Germania ha usato l’euro per avvantaggiarsi sulla concorrenza italiana e
francese, ha sfruttato i trattati dell’Unione per deindustrializzare il Sud
Europa e ha imposto a Italia, Spagna o Grecia di bloccare gli aiuti di Stato
all’industria e alle banche, mentre i governi di Berlino investivano montagne
di miliardi in salvataggi e investimenti. Ora useranno l’unione bancaria voluta
dal potente ministro dell’economia Schauble per convincere i risparmiatori del
Sud a trasferire i loro conti sulle banche del Nord. Ma la Merkel alla fine fa
il proprio mestiere. I tedeschi si scelgono classi dirigenti ciniche ma capaci.
Mentre noi al Sud ci scegliamo da vent’anni, come ha scritto un opinionista di
destra tedesco, Wolfgang Munchau, “dei tacchini che votano sempre con
entusiasmo per il Natale”.
Curzio Maltese . Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 31
Dicembre 2015 -
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