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domenica 10 gennaio 2016

Lo Sapevate Che: Dress code Così vestono le potenti...



Tra Il Grido E Il Silenzio scegliamo la parola, dichiarava ufficialmente il Tribunale “8 marzo” costituitosi a Roma nel 1079 per dare voce alle donne superare i condizionamenti che impedivano la piena libertà femminile. All’alba degli anni Ottanta, l’immagine delle femministe trasandate in gonnelline a fiori e zoccoli di legno lasciava spazio a un modello di donna diversa, più riconciliata con gli uomini ma soprattutto capace di ottenere il successo nella vita professionale. Marisa Bellisario, prima donna italiana a diventare amministratore delegato di una grande società a diventare amministratore delegato di una grande società  (Italtel) diventata un santino: completo Giorgio Armani, pettinatura vagamente punk, sguardo diritto. Un look perfetto per i media. Quanto tempo è passato da quella volta. Eppure il power dressing femminile – cioè il modo di vestire delle donne di potere – è ancora “under construction”. Il completo giacca con i pantaloni o con la gonna, aggiornato nelle forme della moda del momento, rimane una delle divise più sfruttate, spesso senza uno stile personale. Una scelta che molte donne al potere reputano “necessaria”, nonostante la parlamentare australiana Mary Crawford rivendichi che in politica “le donne non vogliono essere notate per come si vestono, ma per quello che dicono”. Angela Merkel, la cancellieri tedesca, si presenta con pantaloni scuri e giacca sempre dello stesso modello, con l’unica civetteria dell’uso del colore: sempre diverso, senza paura delle tinte forti. Una scelta precisa, solo all’apparenza rinunciataria perché in realtà la rende inconfondibile. E poi così comunica che lei non ha tempo da perdere: è una scienziata cresciuta nella Germania dell’Est. Forse è l’essere francese che rende così chic Christine Legarde, il direttore del Fondo Monetario internazionale: in uno straordinario mix in cui l’eleganza e la femminilità si fondono con la necessaria compostezza del ruolo, in tutte le occasioni, senza brusche sterzate. Il suo arrivo alla “prima” della Scala dello scorso anno – in uno Chanel grigio corto da sera – non era differente dalle volte in cui la vediamo partecipare agli incontri di politica internazionale. (..). Ha scritto la femminista americana Germaine Greer: “Le perle del potere sono di un bianco puro e molto grandi, tra gli 11 e i 16 millimetri di diametro, su un unico filo, che deve restare sulla linea del collo, senza mai superarla. La dimensione rivela che le perle del potere non sono esattamente “naturali”.(..). Michelle La Democratica. Ma anche le first lady svolgono un ruolo attivo nella politica (seppur indiretto) scegliendo di occuparsi di  particolari temi che sentono vicini alla loro posizione. Michelle Obama, per esempio, ha fondato “Let’s Move”, per promuovere la cucina salutista e combattere l’obesità. La forma e l’immagine del suo corpo diventano quindi altrettanti strumenti per comunicare il messaggio “fitness”; di conseguenza le sue scelte, anche in fatto di abbigliamento, sono fondamentali nel catalizzare l’attenzione e creare quel desiderio che spingerà le casalinghe americane a cucinare più sano e fare attività fisica. Con lei, inoltre, si annulla la distanza tra la first lady e la gente comune: il contrario di quello che accadeva ai tempi di Jacqueline Kennedy, , che dopo l’elezione a presidente di John si era affidata ai consigli del potente direttore di “Vogue” Diana Vreeland. (..). Jackie è poi diventata un’icona di stile altissimo, mentre Michelle Obama punta a diventare un modello accessibile e reale per tutte. In questo senso, usa il suo corpo e i suoi vestiti per fare politica.
Maria Luisa Frisa – Sul corpo delle donne – L’Espresso 7 gennaio 2016 -

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