E La “Matricola” Scansata Dai TG
Divenne Presidente
“Me la sento tutta addosso, la responsabilità” mi dice Laura Boldrini
La mattina del 14 marzo, quando, nel complicato tentativo di fissare volti e categorie dello spirito dei nuovi eletti, finalmente ne riconosco uno, il suo.
Evidentemente emozionata dal primo giorno da parlamentare che sta per affrontare, la Boldrini guarda il palazzo nel quale sta per entrare con occhi aperti e preoccupati. Tutt’intorno, schiere di neo eletti tripartisan giustamente eccitati rilasciano interviste e si fanno fotografare con amici e parenti come al primo giorno di scuola. La caccia al deputato a cinque stelle è a tutto campo, vorace, morboso, per lo più complice. Chiunque si aggiri nel piazzale dimostrando trent’anni è un potenziale “cittadino eletto” e come tale viene aggredito da telecamere spesso deluse dal fatto che i giovani siano anche e soprattutto di altri partiti. Se poi hai superato i quaranta e non brighi alla ricerca dello scatto o del microfono, rischi l’isolamento involontario; come accade a Laura Boldrini il giorno prima di diventare presidente della Camera.
Non avessi avuto la fortuna di conoscerla due anni fa sul molo di Lampedusa a fronteggiare per lo più da sola l’inizio dell’ennesima emergenza generata dall’arrivo di centinaia di tunisini in fuga, forse non l’avrei intervistata neanche io. Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, la seguii nel pieno dello svolgimento delle sue funzioni, intenta a usare le sue capacità umane e professionali per completare di buon senso, civiltà e logica nella logistica, l’inceppatissima e respingente macchina dell’accoglienza predisposta all’uopo da Maroni e dal governo Berlusconi. Furono giornate intensissime, a me rivelatrici di nuovi mondi quale quello dei lampedusani, occasionale avamposto europeo di un’Europa che pareva ignorarne l’esistenza; o quello, infine, delle competenze dell’accoglienza, dei mediatori culturali e di Laura Boldrini. Che guarda il Parlamento, sospira e ci si tuffa dentro da matricola. “Il rischio è che domani sera ce ne andiamo tutti a casa” mi dice poco prima di entrare, per poi essere acclamata presidente della Camera, 24 ore dopo. Il rischio è sventato, per ora, nel migliore dei modi. Tornare a rispettare le istituzioni dovrebbe essere più semplice per tutti.
Diego Bianchi – Venerdì di Repubblica – 29-3-13
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