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Pollicino: l’eroe a misura del più grande dito di una mano deve cavarsela senza aiutanti o doni magici, con nessun’altra risorsa se non la sua mente vigile. E’ lui la figura più adatta a simboleggiare la disparità di forze di chi conduce la lotta al traffico mondiale di cocaina. Sono anni ormai che anch’io mi sento simile, che seguo con costanza il suo esempio. Provo a racimolare ogni mollica sparsa nel fitto della boscaglia, a raccattare ogni briciola di conoscenza che possa aiutarmi ad attraversarla. Eppure più cerco di fissare da vicino il narcotraffico, rasentando lo sfinimento dell’ossessione, più avverto qualcosa che mi sfugge, o meglio qualcosa che continua a sopravanzare la mia immaginazione. Sapere, conoscere non basta. Occorre afferrare una dimensione più profonda, imprimervi ogni giorno, metabolizzare la massa di nozioni sino a quando non divengono percezione naturale, seconda vista. Altrimenti come è possibile comprendere che si spediscono otto tonnellate di cocaina in un solo container di banane e al tempo stesso si fanno confezionare valigie di fibra di vetro, resina e cocaina, da cui, al termine dei procedimenti di recupero, si ricavano solo quindici chili? La prima risposta è che chi ha perduto quel carico stratosferico, la stessa operazione altre volte l’avrà condotta a buon fine. Non è detto che non siano gli stessi che hanno fatto sviluppare i nuovi modelli in stile Samsonite per le riforniture veloci via
aereo e come investimento di ricerca per il futuro. Per dietro tutto questo c’è una logica, una sola: vendere vendere vendere. Vendere in qualsiasi modo, con qualsiasi sistema, meglio tanto che poco. Però anche se è meno, molto meno, lo stesso non ci si può rinunciare. Qualsiasi business è sempre un business che non va perso. Nessuna impresa è così dinamica, così costantemente innovativa, così devota al puro spirito del libero mercato, quanto l’impresa mondiale della cocaina.
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Roberto Saviano - ZeroZeroZero
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