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martedì 16 aprile 2013

Lo Sapevate Che: Figli di Immigrati e Razzismo...


I Figli Di Immigrati Sono Concittadini. E Verso
Il Razzismo Tolleranza Zero

Caro Serra, dopo le sagge parole del presidente della Repubblica forse si comincerà ad affrontare sul serio il tema dell’immigrazione e a confrontarsi finalmente sulla possibilità di allargare il diritto di cittadini ai figli degli immigrati nati in Italia, cioè a quel limbo giuridico fra due generazioni che conta quasi un milione di individui. Fermarsi ai figli di coloro che già sono a tutti gli effetti nostri concittadini non basterebbe.
Come non chiedersi, a questo punto, se quella del popolo verde sia cecità, ingenuità o doppiogiochismo ipocrita? I leghisti non hanno la necessaria coerenza per essere razzisti, o non possono permetterselo? Chi assumono in nero nelle loro piccole aziende sull’orlo del fallimento? Da chi acquistano frutta e verdura nei mercati delle centralissime piazze del loro profondo Veneto? Chi le ripulisce la notte? Chi cura le loro anziane madri? Chi taglia loro i capelli?
Recentemente si è appurato che al Nord i Sikh, grazie alla loro esperienza, hanno salvato l’allevamento, la produzione di molti formaggi e lo stesso Parmigiano reggiano. Le Crociate, i tradizionalismi vuoti e pacchiani, le corna, i cartelli stradali in dialetto, di certo non argineranno fenomeni antichi, come il mondo, antichi come la fame, la disperazione, la morte.
Si avvicina il Natale. Per qualche leghista è l’occasione di scoprire che dietro la fuga disperata del piccolo Gesù, migrante in fasce, c’era un censimento.
Danilo Chillemi – email


Caro Chillemi, al netto delle necessarie e annose discussioni sulla questione settentrionale, considero la Lega un fenomeno classicamente reazionario, cioè di arroccamento impaurito, e aggressivo, di fronte a novità sociali che non si è in grado di capire. Ovvio che nessuno (tanto meno io e lei) ha tanto coraggio, tanta fantasia e tanta generosità quante ne servirebbe per essere davvero all’altezza dei tempi. Ma di fronte a uno sconquasso storico come quello prodotto dalle nuove migrazioni, la sola cosa che davvero pare illogica, patetica, antistorica e controproducente – oltre che ingiusta – è la grettezza localista, specie se attinge a un armamentario culturale pretestuoso e fasullo come quello che abbiamo dovuto sorbirci per vent’anni: dal Dio Eridanio alle radici gotiche alla Padania.
Il razzismo della Lega, quando non è esplicito, è implicito: evocare Sangue e Suolo come coordinate identitarie, specie in un Paese strutturalmente promiscuo e meticcio come è la nostra Penisola da migliaia di anni, è la maniera più diretta, e più classica, per introdurre il razzismo nell’agenda politico-culturale di una comunità. E’ quanto è accaduto, anche grazie alla scellerata e ferrea alleanza tra Berlusconi e Bossi, che alle tante anomalie italiane ha aggiunto quella decisamente più clamorosa: l’Italia è il solo Paese europeo di rilievo nel quale il partito senofobo (ce ne sono in ogni parte d’Europa) è stato lungamente al governo. Con l’aggravante di essere, per statuto, anche un partito secessionista, e il paradosso di un manipolo di ministri che hanno prestato giuramento a una Repubblica che vogliono demolire dalle sue fondamenta, che sono unitarie, repubblicane, europee e tolleranti. Anche per questo le parole di Napolitano sui figli di migranti nati e cresciuti in Italia hanno avuto grande eco: perché suonavano come un risarcimento, come un ritorno alla normalità dopo anni di xenofobia palese e strisciante. E perché restituivano alla realtà delle cose il loro peso, la loro ineludibile urgenza: come definire – se non italiani – ragazzi che sono nati qui, che sono cresciuti in mezzo a noi, che hanno studiato qui, che vogliono lavorare, pagare le tasse e votare qui?
Figli di persone che, come giustamente lei sottolinea, hanno contribuito in modo determinante a mandare avanti la nostra baracca e anche a mantenere i nostri vizi, accollandosi fatiche manuali (e psicologiche) che noi non siamo più in grado di affrontare? Qualche giorno fa, quando l’ex ministro Calderoli (che bello poter scrivere: l’ex ministro Calderoli) dichiarò che la Lega avrebbe fatto le barricate” contro l’eventuale riconoscimento di quel diritto, scrissi, di getto, un’Amaca forse emotiva, ma che – come dire – mi sgorgava direttamente dal cuore. Anzi, dallo stomaco.
Metafora per metafora, dissi che le barricate leghiste è ora di spianarle con le ruspe. Perché per vent’anni ogni sbracatura razzista, ogni insulto alla nostra comunità nazionale sono stati tollerati con debolezza, indulgenza, rassegnazione. Mi è arrivata una marea di lettere entusiaste, tutte di aspiranti “ruspisti”, per dire che la misura è davvero colma, e che sentire parlare a nome “del Nord” una minoranza arrogante è qualcosa che, per milioni di italiani (soprattutto del Nord), oramai suona insopportabile.
Una per tutte, pubblico di seguito la lettera  di un giovanotto di 86 anni.
Mi sono permesso di alleggerirla di alcune considerazioni, come dire, particolarmente vigorose.
La differenza tra un giornale come questo e La Padania (o Libero) sta anche nella fatica di tenere sotto controllo il tono e il volume….
lapostadiserra@repubblica.it – Venerdì  di Repubblica 2-12-11

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