IMU, Cinque Miliardi Di Differenza Tra Il
Piano-Essenziale PDL e Quello PD
Ma senza imposta sulla prima casa Comuni costretti a rifarsi
sull’Irpef
LA PATATA bollente dell’Imu rotola sul tavolo delle trattative per la formazione del nuovo governo, tanto più che il 17 giugno si tornerà a pagare la prima rata. Non poteva essere altrimenti: la promessa dell’abolizione della tassa sulla casa (e addirittura la poco probabile restituzione di quanto pagato nel 2012 per un totale di 8 miliardi) è stata una delle bandiere impugnate da Silvio Berlusconi in campagna elettorale. La tassa poco amata dagli italiani” non ha lasciato indifferente anche il Pd che ha proposto un aumento della detrazione di base (attualmente 200 euro) fino a 500 euro: una operazione “progressiva”. dal costo di 2,5 miliardi, che di fatto esenterebbe il 45 per cento delle famiglie e porterebbe benefici all’80 per cento dei nuclei. Anche Scelta civica, partito di Monti che ha perfezionato l’Imu (introdotta dal centrodestra) nella fase di emergenza dell’inverno del 2011, in campagna elettorale ha suggerito il raddoppio della detrazione per figli e pensionati.
Equità e Realismo
Abolire tutto, o in parte? “Una soluzione equa e realistica”, ha invocato ieri Linda Lanzillotta (Scelta civica) riferendosi alla tassa il cui gettito, da quest’anno va direttamente nelle tasche dei Comuni (prima e seconda casa, tranne gli impianti industriali e i capannoni che restano allo Stato). Non ci sono altre strade anche perché il rebus delle coperture (visto che già servono 7-8 miliardi per le misure di emergenza dalla cassa in deroga all’Iva alla Tares) è di difficile soluzione: Berlusconi proponeva di finanziare l’abolizione con un aumento (si calcola un raddoppio) della tassa su alcolici, giochi e tabacchi, misura che molti giudicano ardita perché un rincaro dei costi del “vizio” farebbe diminuire i consumi e di riflesso il gettito. Oggettivamente più praticabile risulta il piano del Pd che propone, per finanziare l’ammorbidimento dell’Imu, di aumentare l’imposta sulle case di lusso. Senza contare che si potrebbe anche agire oltre la soglia della seconda abilitazione. Nella concitazione delle ultime ore, mentre il Pdl fa muro sull’abolizione, non mancano nuove idee: Crosetto-Meloni dei Fratellu d’Italia propongono di rimborsare l’Imu del 2012 con Btp decennali (e il sindaco leghista di Varese Attilio Fontana, approva).
Ma mentre si discute i Comuni già stanno aumentando le aliquote (devono farlo entro il 16 maggio): una decina di grandi città hanno proceduto senza indugio a varare il rincaro per quest’anno. La vera questione tuttavia riguarda le finanze comunali: il decreto sugli enti locali varato dal governo Monti a fine 2012 impone ai sindaci con i conti in dissesto o pre-dissesto di aumentare al massimo le aliquote dell’Imu e le addizionali Irpef. Secondo i calcoli della Uil Servizio Politiche territoriali, circa 1,200 Municipi si trovano nella condizione di dover ricorrere ad un rincaro obbligato delle aliquote per entrambe le imposte e tra questi ci sono grandi centri come Roma, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Frosinone.
Incerte Compensazioni
Una abolizione della certezza degli incassi Imu sulla prima casa lascerebbe i Comuni nella disperazione, in attesa degli incerti trasferimenti compensativi (come avvenne con l’abolizione dell’Ici nel 2008) e costretti ad intervenire sul taglio dei servizi. Inoltre la gran massa dei Comuni, anche con i conti in ordine, nell’attesa dei nuovi trasferimenti in sostituzione del gettito Imu sulla prima casa, sarebbe costretta a rivolgersi alle seconde case o ad aumentare le addizionali Irpef che pesano direttamente sulla busta-paga. Oppure, come sta avvenendo a Reggio Calabria, ad intervenire sul personale delle società controllate dal Comune e accrescere il peso sulle risorse destinate alla cassa integrazione in deroga (peraltro già agli sgoccioli). Così molti Comuni, nell’incertezza, hanno spinto su le addizionali su un campione di 450 che hanno deliberato le aliquote per quest’anno, ben 8,3 hanno messo al sicuro sostanziosi aumenti.
La partita dell’Imu (che lo scorso anno in base ai dati del Tesoro è costata in media 225 euro a contribuente) rischia di essere una mina difficile da disinnescare. Anche perché nel momento in cui si affronta non può essere trattata senza considerare gli altri due protagonisti dell’ingorgo fiscale del 2013: la Tares che per essere neutralizzata richiede 1,9 miliardi a dicembre; e l’Iva che scatterà tra 66 giorni e che per essere scongiurata necessita di altri 1,9 miliardi.
Roberto Petrini – Repubblica – 26-04-13
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