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Se essere sempre pronti ad affrontare (e magari risolvere)
i problemi significa essere sempre pronti a rimettersi in gioco, a disporsi in modo da capire quello che non si riesce, a diventare di volta in volta una persona differente, occorre rifornirsi continuamente di idee nuove. Questo a sua volta significa confrontarsi con chi la pensa diversamente per mettere in discussione le proprie idee.
Non è così facile.
E’ bello avere ragione. Leggere un libro o un articolo di giornale con cui non siamo d’accordo, guardare un programma che propone idee diverse dalle nostre, cercare un sito le cui opinioni ci dispiacciono, è un’ingrata fatica, non lo si può negare. Il nostro tempo è una risorsa scarsa, e non è ovvio impiegarlo in una colluttazione con idee contrarie alle nostre, o anche semplicemente poco familiari. Il nuovo è fatica cognitiva, e per fare fatica ci vuole motivazione.
Questa motivazione l’abbiamo un po’ persa. Non solo, la tecnologia ci aiuta a omologarci ancora di più a noi stessi, senza neppure accorgercene. Gli studi sui motori di ricerca evidenziano che ai primi posti nei risultati delle nostre ricerche saranno sempre i siti e le fonti più vicine al nostro modo di pensare. E se questo accade su internet, regno della libertà se non dell’arbitrio, figurarsi nel mondo dei cosiddetti media tradizionali, fonti filtrate da ogni sorta di barriera – economica, politica, tecnica. Ora, in una società laica l’assunto fondamentale è che la povertà di fonti è povertà di idee. La collettività che rinuncia anche a una sola voce è una collettività che rinuncia anche a una sola voce è una collettività più debole, perché, per dirla con Einstein, “non esiste niente di più concreto di un’idea”. In Italia abbiamo sperimentato a lungo questa povertà, questa minaccia alla laicità, proprio nell’ambito del mercato radiotelevisivo.
Sarebbe erroneo legare a una sola ragione, quale magari la povertà del mercato televisivo italiano, la volgarizzazione e l’impoverimento della nostra vita politica, del nostro linguaggio politico e del nostro dibattito politico. Ma è possibile tracciare delle corrispondenze tra la povertà delle fonti di informazione e la tendenza a dare della realtà una chiave di lettura semplificata, generalmente duale e spesso e volentieri misera e rozza. Certo, la tendenza a dare una lettura dialettica dell’esistente è connaturata nell’uomo, non ultimo perché un certo livello di semplificazione rende più semplice affrontare la realtà- Ma è una tendenza che non va per forza cavalcata, anzi.
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Giovanni Floris – Oggi E’ Un Altro Giorno
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