Se arricchirsi E’ Un Dovere e Ritrovarsi Poveri
Diventa Una Vergogna
Gentile Serra, viviamo in uno Stato ingrato. Per trentotto anni ho lavorato contribuendo allo sviluppo del mio Paese, non ho mai mancato ad alcun dovere come cittadino concorrendo sicuramente alla sua crescita.
Dalla fine del 2011 sono stato esodato. Tra breve terminerò i denari dell’incentivo che avevo ricevuto per versare gli ultimi anni di contributi che mi separavano dalla pensione che però per le note vicende non potrò ancora percepire. Sarò così privo di un reddito e inoltre non avrò diritto ad alcun sostegno sociale. Per anni ho pagato per sostenere gli altri, oggi che ne avrei bisogno io, niente.
La prego, se pubblicherà questa mia lettera, di omettere le mie generalità, perché di questa condizione mi vergogno.
Caro amico, della sua breve lettera colpisce (e ferisce) soprattutto il finale: “di questa condizione mi vergogno”.
Gli italiani come lei non hanno nulla di cui vergognarsi. Non portano colpa, se non quella di avere risposto fiducia e speranza in uno Stato che li ha traditi. Hanno sempre lavorato e, sempre pagato le tasse. Ora si vedono privati, spesso per un periodo di qualche anno (qualche anno!) non solo di un reddito, ma anche della propria dignità di cittadini.
Impoveriti ed esclusi dal novero di chi, avendo dato, qualcosa si sente in diritto di ricevere: e non sarebbe certo elemosina. La vicenda degli esodati peserà sul bilancio del governo Monti come un macigno. Ma alcuni dei suoi contraccolpi psicologici, culturali, umani pesano sull’intera società.
”Vergognarsi” della povertà, e specialmente di una povertà inferta, è una delle conseguenze nefaste ( e assurde) della psicologia sociale di questi ultimi decenni. Se arricchirsi è un dovere (e consumare, e spendere), ecco che la povertà diventa una colpa. Un marchio da nascondere. Io credo – per il pochissimo peso che può avere, nella sua vita, questa mia risposta – che lei debba scacciare la vergogna, non le compete, non la riguarda.
Le competono dignità e rispetto. Non so se e come riuscirà a pretenderli dallo Stato e dalle leggi. <deve cominciare a pretenderli, nel frattempo, da se stesso. Viva a testa alta. E ci facci sapere – se crede, se ne ha voglia – che sviluppi avrà la sua dura vicenda.
lapostadiserra@repubblica.it –da Venerdì di Repubblica 19.4.13
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