Contrordine: I Peccati Sono Nutrimento Per L’intelligenza
Uno psicologo australiano sostiene, studi alla mano, che l’ozio conduce a
Intuizioni geniali, l’invidia aumenta la fiducia in sé e la creatività, mentre
La lussuria aiuta a risolvere i problemi
“L’ozio non consiste nel far nulla, ma nel fare una gran quantità di cose che non ricevono il giusto apprezzamento” sosteneva Robert Louis Stevenson. E’ con uno spirito simile che un ricercatore di psicologia sperimentale dell’Università di Melbourne, Simon Laham, nel saggio Il gusto del peccato: perché vizi e tentazioni fanno bene (Sperling & Kupfer, pp.240, euro 15), si dedica alla riabilitazione dei vizi capitali. “E’ lapalissiano che vizi e peccati abbiano molti lati negativi e che siano proprio questi aspetti i più evidenti. Però la psicologia ha portato alla luce alcune loro possibili virtù” dice Laham al Venerdì. “Per esempio quando, oziando, sogniamo a occhi aperti, in realtà elaboriamo strategie di adattamento a situazioni di stress: lo ha dimostrato lo psicologo David Harder della Tufts University, nel Massachusetts. Una ricerca dell’Università di Filadelfia del 2006 ha rivelato invece come nei minuti che precedono un’intuizione corretta si riscontri più attività in aree cerebrali come la corteccia cingolata anteriore e posteriore e il giro temporale mediale, che sono le stesse aree che si attivano quando la mente vaga”. Anche uno dei peccati più odiosi, l’invidia, può rivelarsi utile: anzitutto il confronto, anche se acrimonioso, con chi ha più successo, può darci comunque informazioni sulle modalità di esecuzione di un certo compito. E poi può cambiare la percezione delle nostre probabilità di riuscita, e motivarci.
“Quando ci paragoniamo a un vincenti, già ci sentiamo un po’ più simili a lui. Le ricercatrici Lisa Aspinwall e Shelley Taylor dell’Università della California lo capirono attraverso un esperimento in cui proponevano alle matricole due modelli: Rebecca, la vincente, e Mary, la perdente. L’umore di chi era esposto al modello vincente risultava migliore per via della speranza: la studentessa di successo è la prova che anche noi possiamo farcela” dice Laham.
E continua: L’invidia può anche stimolare la creatività: Lo dice uno studio della psicologa Camille Johnson della Stanford University: se si sottopongono due gruppi di soggetti a un test di creatività (“Quali sono gli usi alternativi di un mattone?”) e poi al primo gruppo si fa leggere la descrizione biografica di un coetaneo di successo e al secondo gruppo un testo che parla di tutt’altro, alla ripetizione del test il primo gruppo risulta più creativo”. E anche il pensiero analitico può trarre giovamento dal peccato. Addirittura dalla lussuria. Lo psicosociologo dell’Università di Jens Forster ha trovato che se si induce un soggetto a pensare a una scena erotica e poi lo si sottopone a dei test verbali, le capacità di cogliere i dettagli e le abilità analitiche aumentano anche del 50 per cento: il gruppo di coloro che, nell’esperimento, erano stati invitati a pensare al sesso, in quattro minuti risolvevano tre problemi. Gli altri soltanto due.
Giuliano Aluffi – Venerdì di Repubblica – 5-4-13
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