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sabato 6 marzo 2021

Lo Sapevate Che: Michelangelo Buonarroti, tra i grandi maestri del Rinascimento, portano la sua firma alcuni tra gli esempi più alti dell’arte italiana: dal David al “ciclo di affreschi nella Cappella Sistina”

 

Signore, fa che io possa sempre desiderare più di quanto riesca a realizzare.                  Michelangelo Buonarroti

 

Universale nelle arti, come il suo Giudizio

Nato il 6 marzo 1475 a Caprese, un piccolo paese della Toscana, vicino ad Arezzo, Michelangelo Buonarroti ancora in fasce viene portato dalla famiglia a Firenze. Figlio di Ludovico Buonarroti Simoni e di Francesca di Neri, viene avviato dal padre agli studi umanistici sotto la guida di Francesco da Urbino, anche se ben presto dimostra tale inclinazione al disegno che, in contrasto con i progetti paterni, passa alla scuola del già celebrato maestro fiorentino Ghirlandaio. Il maestro rimane stupefatto vedendo i disegni eseguiti dal tredicenne Michelangelo.

In possesso di una fortissima personalità e di una volontà ferrea fin da giovane, Michelangelo doveva per la verità rimanere, per contratto, almeno tre anni a bottega dal Ghirlandaio, ma nel giro di un anno abbandona la comoda sistemazione, anche a causa della grande passione per la scultura che egli nutriva, per trasferirsi nel Giardino di San Marco, una libera scuola di scultura e di copia dell'antico che Lorenzo de' Medici aveva appunto istituito nei giardini di San Marco (dove fra l'altro i Medici avevano già raccolto una notevole collezione di statuaria classica), ponendovi a capo lo scultore Bertoldo, discepolo di Donatello.

Notato da Lorenzo il Magnifico, Michelangelo viene da lui accolto nel suo palazzo dove, a contatto con i grandi pensatori umanisti (tra i quali Marsilio FicinoPico della MirandolaPoliziano), ha modo di arricchire la propria cultura. Alla corte dei Medici egli esegue le sue prime sculture, la "Battaglia dei Centauri" e la "Madonna della Scala". Nel 1494, impaurito dalle voci di una prossima caduta dei Medici (nel novembre di quell'anno Carlo VIII era entrato a Firenze), Michelangelo fugge a Bologna ove, ammirati i rilievi di Jacopo della Quercia, scolpisce un bassorilievo per il Duomo di San Petronio.

Dopo un breve viaggio a Venezia, torna a Bologna e resta per circa un anno ospite di Gianfrancesco Aldrovandi, dedicandosi a studi letterari e al componimento scultoreo dell'arca di San Domenico.

Torna a Firenze nel 1495 e - nello stesso periodo in cui il Savonarola tuona contro il lusso e l'arte paganeggiante - crea il Bacco Ubriaco (Bargello). Si dirige quindi a Roma ove scolpisce la famosa "Pietà" Vaticana.

Fra il 1501 ed il 1505 è di nuovo a Firenze, subisce qualche suggestione leonardesca e produce una serie di capolavori: il "Tondo Doni" (Uffizi), il "Tondo Pitti" (Museo del Bargello), il perduto cartone per l'affresco della "Battaglia di Cascina" e l'ormai famosissimo David di marmo, collocato all'ingresso di Palazzo Vecchio come simbolo della Seconda Repubblica ma anche come apice dell'ideale rinascimentale dell'uomo libero e artefice del proprio destino.

Nel marzo del 1505 papa Giulio II chiama l'artista a Roma per commissionargli il monumento sepolcrale, dando così l'avvio ad una vicenda di contrasti con il pontefice e i suoi eredi, che si concluderà solamente nel 1545 con la realizzazione di un progetto assai ridotto rispetto al grandioso piano iniziale: il mancato compimento di quest'opera fu assai doloroso per Michelangelo, che ne parlò come di una "tragedia della sepoltura".

Intanto i continui impegni costringono l'artista a continui spostamenti tra Firenze, Roma, Carrara e Pietrasanta, dove si prende cura personalmente della cava dei marmi per le sue sculture.

Nel maggio del 1508, dopo una clamorosa rottura e riappacificazione con papa Giulio II, firma il contratto per la decorazione del soffitto della Cappella Sistina, alla quale attende ininterrottamente dall'estate di quell'anno fino al 1512. Cinquecento metri quadri decorati da un solo uomo in quattro anni di accanito lavoro e che rappresentano la piena espressione degli ideali artistici del Rinascimento affidati a un'interpretazione neoplatonica della Genesi.

Giulio II muore nel 1513 e si ripropone il problema del monumento funebre: di questo secondo incarico ci restano il Mosè e i due Schiavi (Schiavo Ribelle e Schiavo Morente) conservati al Louvre, anche se di fatto la tomba completa sarà completata solo nel 1545, con un'ultima versione, in gran parte affidata agli aiuti.

Michelangelo comunque lavora anche ai progetti per la facciata di San Lorenzo, e a quelli per le tombe Medicee, al Cristo per Santa Maria sopra Minerva. Nell'autunno del 1524 il nuovo papa dei Medici, Clemente VII, fa iniziare all'artista i lavori per la biblioteca Laurenziana e proseguire quelli per la tomba che, principiate nel 1521, saranno portati a termine solo nel 1534, anno in cui Michelangelo si stabilisce definitivamente a Roma.

Verso il settembre dello stesso 1534 sono le prime trattative per il Giudizio Finale, che doveva coprire la parte dell'altare della Cappella Sistina; quest'opera che doveva suscitare tanto successo e tanto clamore, verrà terminata dall'artista nel 1541.

Gli avvenimenti personali di questo periodo hanno una eco anche sull'arte di Michelangelo, soprattutto l'amicizia con Tommaso de' Cavalieri, al quale dedica poesie e disegni, e l'amore per la poetessa Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, che lo avvicina ai problemi della riforma e alle idee circolanti nell'ambiente dei Valdes.

Tra il 1542 e il 1550 l'artista attende agli affreschi per la cappella Paolina, sempre in Vaticano, si dedica alle imprese architettoniche, come il compimento di Palazzo Farnese, la sistemazione del Campidoglio, e soprattutto i lavori per San Pitro, alla cui fabbrica viene preposto da Paolo III nel 1547, e porta a termine diverse sculture, dalla pietà del duomo di Firenze, alla quale lavora nel 1555, alla estrema incompiuta Pietà Rondanini.

Michelangelo già dai contemporanei fu acclamato come il maggiore artista di tutti i tempi, e influì grandemente su tutta l'arte del secolo. Ammirato senza riserve da alcuni, odiato da altri, onorato dai papi, imperatori, principi e poeti, Michelangelo Buonarroti muore il 18 febbraio 1564.

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