Insieme al panettone, il pandoro è il dolce simbolo delle feste Natalizie.
Ma come è nata questa ricetta immancabile sotto l’albero di Natale?
Un
gioiello di dolcezza fatto con farina, lievito di birra, zucchero, burro, uova,
vaniglia e, a esaltare il tutto, zucchero
a velo. Qui, infatti, non ci sono canditi, né
creme: la ricetta originale è sobria, elegante, semplice da leggere ma non
altrettanto da eseguire. Come ben sanno i pasticceri professionisti e
amatoriali, preparare un pandoro in casa è non è facile, e lo stesso vale per
il panettone, il quale anzi, sotto certi aspetti presenta una preparazione
ancora più difficile: in tutto si contano infatti tre fasi di preparazione, con incastri nient’affatto banali tra tempi di
lievitazione e tempi di impasto. Ma come si è arrivati a questo dolce?
La
storia del pandoro: i precedenti
Il pandoro non nasce dal nulla. Detto ciò, non si è
sicuri al 100% nell’individuare i suoi antenati più antichi. I nomi che si
chiamano in causa, solitamente, sono due, anticipati da un antenato comune bene
più antico. Se infatti si volessero rintracciare le radici più lontane del
pandoro si dovrebbe guardare all’antica
Roma, e più precisamente al primo secolo
dopo Cristo, quando Plinio il Vecchio, parlando delle preparazioni del cuoco Vergilius
Stephanus Senex, presenta un “panis” cucinato con fiori di
farina, burro e olio.
Più vicino al pandoro è il Pane di Vienna, un
pane asburgico dolce ricco di burro che assomiglia al pan brioche. Altro dolce
che viene molto spesso indicato come antenato diretto del pandoro è, per motivi
anche geografici, il Nadalin, un dolce veneto a forma di stella e altrettanto
ricco di burro. Tra questi due esempi e il ‘panis’ di Plinio il Vecchio abbiamo
un altro dolce nel tredicesimo, del quale però conosciamo solo il nome, ovvero
il ‘pane de oro‘, delizia servita sulle tavole dei nobili veneziani.
La
nascita del pandoro: ovviamente Verona
Non sappiamo, quindi, quali sono le radici precise
della storia del pandoro: ce ne possiamo fare solo un’idea. Ma sulla nascita del
pandoro moderno non ci sono affatto dubbi. Inventore del pandoro è infatti il
pasticcere veronese Domenico Melegatti che, il martedì 14 ottobre del 1884, presentò
il brevetto di
questo dolce natalizio presso il Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno
d’Italia.
Melegatti, nel confezionare il suo pandoro, si ispirò
al Levà,
un dolce tradizionale veronese che veniva impastato la sera della vigilia di
Natale dalle donne dei villaggi veneti. Si trattava, nello specifico, di un
lievitato con una copertura di mandorle e di zucchero. Per non ostacolare in
alcun modo la lievitazione, vero marchio di fabbrica del pandoro veronese,
Melegatti decise di eliminare questa copertura, aggiungendo uovo e burro
all’impasto, rendendolo decisamente più morbido.
E la caratteristica forma? Ebbene, lo stampo
Vespa con una sezione a 8 punte a piramide
tronca è opera del pittore impressionista
veronese Angelo Dall’Oca Bianca: ancora oggi gli stampi di questo dolce natalizio seguono il suo disegno
originale! Il successo del pandoro fu immediato, e furono tanti i pasticceri
che tentarono fin da subito di imitare questo dolce.
Nessuno, però, riusciva a eguagliare la bontà
dell’originale: a confermarlo, quella che è passata alla storia come la ‘sfida delle mille lire‘, in cui lo stesso Melegatti decise di mettere in
palio mille lire – un tesoretto per i tempi – per premiare l’imitatore che
avesse azzeccato la ricetta del pandoro. Ebbene, quel premio non andò mai a
nessuno, perché nessuna imitazione del pandoro riuscì a eguagliare l’originale.
https://peronisnc.it/ingredienti/2843/aroma-pandoro.html
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