L'AFFAIRE DREYFUS
«Quando la verità
viene rinchiusa sottoterra, vi si ammassa, acquista una forza d’esplosione tale
che, quando scoppia, tutto salta in aria»
Èmile
Zola, 1898)
L'Affaire
Dreyfus può essere ritenuto il primo scandalo nella storia ad avere come
protagonista la carta stampata tanto negativamente, a causa della diffusione
delle accuse infondate da parte dei giornali nazionalisti francesi, quanto
positivamente, poiché la lotta per la libertà e la verità passò attraverso la
penna delle più grandi personalità intellettuali francesi dell’epoca. Fu uno
scandalo che si protrasse per anni, dividendo l’opinione pubblica francese ed
europea di fine ‘800 e sollevando un'ondata di antisemitismo che non si placò
nemmeno quando l'errore fu riconosciuto.
La
vicenda inizia nel 1894, nella Francia della Terza Repubblica che aveva appena
subito l’onta della perdita dell’Alsazia e parte della Lorena, finite nelle
mani della Germania di Bismarck: il controspionaggio francese scopre un
biglietto, anonimo e non datato, in cui ufficiale di stato maggiore francese
comunica a M. von Schwartzkoppen, addetto militare dell'ambasciata tedesca di
Parigi, un elenco di documenti da inviare, relativi all'organizzazione militare
francese. L'elenco venne trovato dentro il cestino della carta straccia da una
donna delle pulizie in servizio presso l'ambasciata tedesca, in realtà agente
del controspionaggio francese.
Ovviamente
non si poteva pensare di trovare un traditore tra gli ufficiali dello stato
maggiore, in quanto casta rigidamente selezionata e di origine prevalentemente
nobiliare. Si pensò, quindi, che il colpevole potesse annidarsi fra i giovani
ufficiali presso lo stato maggiore; fra questi, spiccò subito un nome che
nobile non era, ma suonava piuttosto come ebreo e come tedesco (Dreyfus era,
infatti, alsaziano): Alfred Dreyfus. Convocato con la scusa di una ispezione e
invitato a scrivere con un pretesto, al fine di controllarne la calligrafia,
Dreyfus venne accusato di alto tradimento e invitato a spararsi con una
pistola, per evitare il disonore. Egli, tuttavia, si dichiarò sempre innocente,
rifiutando il suicidio per continuare a far sentire la propria voce durante la
prigionia. Il processo militare si svolse a porte chiuse, senza capi d'accusa
ufficiali e senza che l'imputato potesse comunicare con nessuno: venne
incentrato esclusivamente sulla perizia calligrafica e su alcune prove scritte,
tutte falsificate dai servizi segreti e dallo stato maggiore dell’esercito, che
avevano trovato in Dreyfus il capro espiatorio perfetto. Il processo si chiuse
nel 1895 con la degradazione pubblica di Dreyfus e la sua deportazione nella
colonia penale dell'Isola del Diavolo, in Guyana Francese.
Pochi
mesi dopo, incominciarono ad emergere elementi contrastanti con la pronuncia. I
servizi segreti rinvenirono frammenti di un telegramma che, una volta
ricostruito, diventano una comunicazione riservata dell'addetto militare
tedesco Schwartzkoppen al maggiore Esterhazy, nobile decaduto di origini
ungheresi. Il colonnello Georges Picquart decide, così, di riaprire il caso,
dimostrando che la calligrafia della prima lettera incriminata era del maggiore
Esterhazy e non di Dreyfus. Tuttavia, lo Stato Maggiore e il governo
rifiutarono di ascoltare le nuove rivelazioni, nonostante la campagna portata
avanti dalla moglie di Dreyfus per chiedere la revisione del processo,
richiesta appoggiata anche da alcuni intellettuali, tra cui lo scrittore ebreo
Bernard Lazare, amico di famiglia di Dreyfus stesso. Il colonello Picquart per
tutta risposta venne immediatamente trasferito ad altro incarico in Tunisia, da
dove riuscì comunque a comunicare le proprie scoperte a Lazare stesso e al vicepresidente
del Senato.
Lazare
fece partire la campagna di stampa a favore dell'ufficiale ebreo, portando gli
intellettuali francesi a mobilitarsi per salvare Dreyfus. Simbolo di tale
movimento è il famoso J'accuse" di Emile Zola che, nel 1898, dalla prima
pagina del giornale "L'Aurore", rivolse una lettera aperta al
presidente della Repubblica. Il giorno dopo sullo stesso giornale comparve la
"Petizione degli intellettuali" che conteneva, tra gli altri, le
firme di Marcel e Robert Proust, di numerosi professori della Sorbona e di
artisti del calibro di Manet, Gide, Jules Renard, Jacques Bizet. Zola fu
inquisito e condannato per vilipendio, mentre Piquart venne arrestato.
La
vicenda subisce un brusco cambiamento il 30 agosto del 1898: il maggiore Henry,
principale accusatore di Dreyfus, confessa di aver falsificato le prove su cui
si era basato il processo e si suicida. La Cassazione accetta, quindi, la
revisione del processo, permettendo il ritorno in Francia di Dreyfus. Il 17
agosto 1899, a Rennes, inizia il secondo processo. Seppur all’estero
l’innocenza di Dreyfus fosse ormai considerato un fatto appurato, viene
pronunciata una condanna a 10 anni. Lo scandalo fu grande, e la corte militare
risultò aver subito forti pressioni dallo Stato Maggiore, che non voleva
palesare i propri abusi. Il nuovo Presidente del Consiglio convinse Dreyfus a
chiedere la grazia, anche se ciò significava una ammissione di colpevolezza, e
nel 1900 venne concessa l'amnistia totale per quanto rigurdava i reati connessi
all'Affaire. Tuttavia, Dreyfus chiese più volte una nuova revisione del
processo, richiesta che, però, non venne mai accolta. Solamente nel 1906 la
Cassazione, pur non avendo poteri in materia, annullò il verdetto di
colpevolezza e reintegrò Dreyfus nell'esercito. Alfred Dreyfus si ritirò
dall'esercito poco dopo la riabilitazione, e fu richiamato in servizio durante
la Prima Guerra Mondiale. Morì nel 1935.
L’Affare
Dreyfus dovrebbe essere preso in considerazione ancora oggi, in quanto dimostra
come una comunicazione volutamente falsa e provocatoria possa influenzare la
società a tal punto da far perdere la visione della verità a favore
dell’ideologia. Allo stesso tempo, evidenzia l’importanza della libertà di
espressione e della libertà di stampa, che, grazie all’intervento intellettuale
di personalità di spicco del panorama culturale dell’epoca, ha permesso di
risolvere quello che Indro Montanelli definì “il più appassionante giallo di
fine secolo”.
https://sites.google.com/view/spistoriapoliticainformazione/storie-europee/laffaire-dreyfus
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