MATTEO
GARRONE
Matteo Garrone. Data di nascita 15 ottobre 1968 a Roma
(Italia).
Nel 2020 ha ricevuto il premio come miglior regia al Nastri d'Argento per il film Pinocchio. Dal 2003 al 2020
Matteo Garrone ha vinto 12 premi: Biografilm Festival (2015), David
di Donatello (2003, 2009,
2016, 2019), Globi d'oro (2015), Nastri d'Argento (2012, 2018, 2020). Matteo Garrone ha oggi 53
anni ed è del segno zodiacale Bilancia.
Matteo
Garrone nasce da una famiglia benestante capitolina, già frequentatrice
dell'ambiente dello spettacolo: il padre, Mirco, è un critico teatrale, la
madre una fotografa. Negli anni della scuola, il giovane Matteo pratica il
tennis e incontra successi: è una piccola promessa, destinata a essere mancata
a causa di un grave infortunio che lo costringe ad appendere la racchetta al
chiodo. Si diploma al Liceo Artistico nel 1986 e, per alcuni anni, lavora come
aiuto operatore. Si dedica infine alla pittura, a tempo pieno.
La questione sul potere delle immagini, grazie
anche alle tecniche di rappresentazione pittorica, si fa preponderante a metà
degli anni Novanta: nel 1996, con il cortometraggio Silhouette,
vince il Festival Sacher organizzato da Moretti, evidentemente ben impressionato da una parvenza d'autore,
che poi si farà stile senza troppi stravolgimenti di senso e di messinscena, a
metà fra l'amatoriale e il neo-neorealistico.
Il primo lungometraggio
L'anno successivo gira il suo primo
lungometraggio, Terra di mezzo, un collage di tre storie di immigrazione nel contesto di
una Roma impersonale fra cui, riutilizzata, quella del cortometraggio premiato,
e ottiene il premio speciale della giuria al festival Cinemagiovani di torino.
Sempre nel 1997 gira, a New York, il documentario Bienvenido Espirito
Santo.
Nel 1998, dopo l'incontro con gli sceneggiatori Massimo
Gaudioso e Fabio
Nunziata, reduci dall'esperienza
autarchica de Il caricatore, firma in co-regia con gli amici e colleghi il
cortometraggio Un caso di forza maggiore e, poi, da solo,
prima il documentario Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni e
poi il secondo lungometraggio, Ospiti. Se
già Terra di mezzo presentava, sia pure in maniera embrionale, la traccia
e gli umori della sua poetica, questo secondo film appartiene del tutto al suo
modo di concepire il cinema come arte e come industria: troupe ridottissima di
fedelissimi, sempre più 'una famiglia'; presa diretta sulla realtà, sia visiva
che auditiva; utilizzo personale delle logistiche di produzione, con
possibilità, per esempio, di ritornare sui set e sulle riprese.
La forma cinematografica che deriva, nel suo
combinare elementi di assoluta improvvisazione e una ricerca formale di
prim'ordine, retaggio appunto della sua formazione di pittore, non assomiglia a
quella di nessun altro ed è un unicum su cui festival e case
di produzione appuntano gli occhi.
Estate romana
Nel 2000 esce il suo terzo
lungometraggio, Estate romana, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella
sezione "Cinema del presente". Il metodo di lavorazione non cambia,
lo stile si è fatto anche più consapevole. Il risultato è una storia di fiction
raccontata con le modalità del documentario, oppure un documentario
dall'afflato narrativo su superstiti reali di una stagione teatrale, quella
dell'avanguardia romana degli anni Settanta, indipendente e poi dispersa. La
Roma impacchettata pre-Giubileo, nella sua sfacciata realtà, diventa pretesto
narrativo, motore e benzina dell'azione. La sospensione fra documentario e
fiction si fa sempre più evidente e, dunque, più sfuggente. Sono le due facce
di una stessa medaglia, che Garrone lucida con ingenua disinvoltura e con il
talento indisciplinato dell'autodidatta. Non è un caso che Garrone sia spesso
anche operatore di macchina, per "poter cogliere quei gesti, quei
movimenti che gli attori fanno e che magari non ripeteranno mai più. Attimi, momenti
unici che devi saper cogliere attraverso la tua sensibilità".
L'imbalsamatore
Se il suo nome comincia a circolare, il grande
pubblico non è ancora pronto per 'esperienze' di questo genere. È nel 2002,
con L'imbalsamatore, presentato anche a Cannes, che Garrone affina il suo
discorso stilistico e raggiunge anche il cuore degli spettatori. Sono cambiate
le logiche di produzione legate alla realizzazione di un film, avendo
finalmente a disposizione i soldi della Fandango di Procacci, ma non varierà il
suo approccio personale. La realtà del noir, anche quello cinematografico,
viene vissuta prima e rappresentata poi con il sentimento del documentarista
naturale, o del fotografo, sempre pronto a cogliere l'attimo giusto. Orpelli e
arricchimenti formali vengono messi drasticamente da parte, alla ricerca della
verità: pittore prestato al cinema, Garrone è interessato a rivelare
l'essenziale, indagato con occhio clinico e con l'audacia del lupo di mare che,
vista l'onda avversa, per evitare il naufragio, vi si scaglia proprio contro. È
un'epifania, nel torpido cinema italiano. Nel 2002 l'associazione Aiace gli
tributa già un premio per precisi meriti.
Primo amore e la consacrazione con Gomorra
Nel 2003, presentato con discreta risonanza
mediatica, esce Primo amore, sceneggiato con Massimo Gaudioso e con lo scrittore
vicentino Vitaliano
Trevisan (quest'ultimo anche
protagonista improvvisato), in cui la scarnificazione della messinscena diventa
metro di non-giudizio, atto di fede irrinunciabile (alcune scene, come quella
celebre del bar, praticamente "inascoltabile" e anche per questo così
vera e intensa, sono veri e proprio 'furti' alla realtà), finanche plot stesso.
Dopo diversi anni torna dietro la macchina da
presa nel 2008 per cimentarsi con un progetto assai importante, la
trasposizione cinematografica del bestseller sulla camorra e la criminalità
napoletana di Roberto Saviano, Gomorra, con il quale vince il Gran Premio al Festival di Cannes,
oltre a svariati David di Donatello.
Quattro anni dopo torna in concorso a Cannes
con Reality, film ispirato ai grotteschi reality show nostrani,
che si aggiudica il Gran Premio della Giuria, ma anche due Nastri d'argento e
tre David di Donatello. In grande stile anche il progetto straniero Tale
of Tales - Il racconto dei racconti (2015), un grande affresco in chiave fantastica del
periodo barocco, interpretato tra gli altri da Salma
Hayek, Vincent
Cassel, Toby
Jones e John
C. Reilly che si aggiudicherà
7 David di Donatello, tra cui quello al miglior regista.
Tre anni dopo porterà in concorso al Festival di
Cannes il film Dogman, liberamente ispirato alla storia
del Canaro della Magliana. L'attore protagonista, Marcello
Fonte, si aggiudicherà il
premio per la migliore interpretazione maschile.
Tornerà al cinema a Natale 2019 con il film
che sogna da tutta una vita: Pinocchio, interpretato tra gli altri da Roberto
Benigni, Massimo
Ceccherini e Rocco
Papaleo.
https://www.mymovies.it/persone/matteo-garrone/52760/
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