“L'amore
toglie acutezza di spirito a chi ne ha e ne da a chi non la possiede.” Denis Diderot
Illuminazioni enciclopediche
Denis Diderot, filosofo e
scrittore francese, nasce il 5 ottobre 1713 a Langres, una cittadina di
provincia da una famiglia borghese benestante. Dopo aver studiato presso il
collegio gesuita della città, si trasferisce a Parigi per iscriversi
all'Università dove si laurea brillantemente nel 1732.
Finiti gli studi per il giovane Denis si prospetta un
futuro amaro e pieno di incertezze, privo com'è di qualsiasi appoggio e di
qualsiasi esperienza professionale.
Si adatta ai più diversi lavori, anche se
fortunatamente rientreranno tutti più o meno nel suo ambito di competenza:
scrivano pubblico, precettore, traduttore.
Come molti altri giovani poco danarosi della sua età,
frequenta i salotti e i caffè in cui circolano le idee illuministe e libertine.
Ed è proprio qui che conosce Jean Jacques Rousseau,
la "testa calda" destinata a influenzare così profondamente la
cultura europea.
I due vanno subito d'accordo: l'intesa è profonda su
molti aspetti della vita e delle idee, ma è ormai storicamente assodato che la
loro non fu un'amicizia delle più facili, a causa soprattutto del carattere
irrequieto di entrambi. Intanto Diderot, sempre intento a studiare varie lingue
sia moderne che antiche, si dà da fare come traduttore. In questo modo viene a
conoscenza di testi importanti che incidono sul suo modo di pensare. Uno di
questi è il "Saggio sulla virtù e sul merito" di Shaftesbury, che lo
esalta per i suoi contenuti inneggianti la libertà e l'apertura verso le altre
culture.
Sotto l'impellenza tumultuosa della sua anima e delle
idee che lo circondano sente dunque l'esigenza di intervenire in prima persona
nel dibattito culturale e si getta a capofitto nella stesura dei celebri
"Pensieri filosofici" del 1746, di marca squisitamente illuminista,
soprattutto in tema di religione, dove viene privilegiata l'idea di un dio
sovrasensibile e lontano dagli schemi delle religioni rivelate. Sulla spinta
dell'ottima accoglienza stende anche i saggi "La sufficienza della
religione naturale" e "La passeggiata dello scettico",
aspramente critici verso la superstizione e l'intolleranza.
Risale invece al 1748 il romanzo libertino "I
gioielli indiscreti" e al 1749 la "Lettera sui ciechi ad uso di
coloro che vedono" di intonazione sensista e materialista.
Incarcerato a Vincennes per via di questi scritti,
giudicati sovversivi, Diderot trascorre cinque mesi in una prigionia
fortunatamente non particolarmente dura e opprimente.
Nel frattempo è incominciata la grande avventura
dell'Encyclopédie, che lo occuperà instancabilmente per i quindici anni
successivi: di quest'opera Diderot sarà il più infaticabile artefice, scorgendo
in essa una irrinunciabile battaglia politica e culturale e, dopo la defezione
di d'Alembert nel
1759, sostenendola pressoché da solo.
Viceversa non darà in genere circolazione pubblica ai
propri scritti, molti dei quali rimarranno quindi del tutto sconosciuti al di
fuori della ristretta cerchia dei philosophes, per venire pubblicati solo dopo
molti decenni dalla sua morte (alcuni addirittura nel secondo dopoguerra).
Appartengono a questo periodo (la pubblicazione dell'Enciclopedia si
concluderà definitivamente solo nel 1773) altre importanti opere come
"L'interpretazione della natura" o "Il sogno di d'Alembert",
nonché i romanzi quali "La monaca", "Giacomo il fatalista"
o il dialogo "Il nipote di Rameau".
Diderot si è cimentato anche con il teatro, dove ha
dato prova di rara abilità: basti pensare a pièce come "Il figlio
naturale" o "Il padre di famiglia".
Sul piano privato la vita del filosofo-scrittore
è anch'essa caratterizzata dall'idea di libertà. Pur essendo sposato dal 1743
con la corniciaia Antoinette Champion (che gli darà un'amatissima figlia), non
si farà mancare un'amante, Sophie Volland, conosciuta nel 1756 e latrice di
bellissime lettere. Il loro epistolario è tuttora ritenuto di grande valore
biografico, letterario e storico.
Nel 1773 Diderot si reca a Pietroburgo dove
stende per l'imperatrice Caterina
II diversi progetti di riforma della
società e dell'istruzione. Forse a causa del durissimo colpo per la morte di
Sophie, avvenuta il 22 febbraio 1784, il 31 luglio dello stesso anno il filosofo muore
a Parigi.
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