In un mondo sempre più digitale ricevere una lettera è sempre più raro.
Vediamo insieme alcune delle lettere d'amore più belle della letteratura
MILANO – Le lettere d’amore: le giovani
d’oggi, a parte rari casi, forse non ne hanno ricevuta neanche una. I nuovi
social, come Whatsapp e Facebook, non facilitano certo le cose. La
comunicazione immediata e diretta, permessa da queste piattaforme, ha
sostituito le lettere anche per le dichiarazioni d’amore più importanti.
Scommettiamo che molte di voi vorrebbero riceverne una? Nell’attesa che
incontriate un gentiluomo all’antica vi spedisca una lettera, ecco alcuni
estratti di alcune tra le lettere d’amore più belle della letteratura:
La lettera d’amore di Franz
Kafka a Milena Jesenskà
19 Agosto 2018
Dalla corrispondenza dell'autore ceco emerge la
figura di Milena, una donna per cui l'autore prova un amore fortissimo che,
però, non verrà mai corrisposto
MILANO
– Ricorre il 3 luglio l’anniversario della nascita dello scrittore de “Le
Metamorfosi”, nato a Praga nel 1883. Lo ricordiamo con la lettera che indirizzò
all’amata Milena.
Il personaggio di Milena occupa gran parte della produzione epistolare dello
scrittore ceco Kafka, autore de La Metamorfosi. Leggiamo insieme la lettera che
l’autore scrisse all’amata. Una lettera in cui traspaiono tutti i sentimenti
contrastanti che vivono nel suo animo.
“Ancora sabato. Questo
incrociarsi di lettere deve cessare, Milena, ci fanno impazzire, non si
ricorda che cosa si è scritto, a che cosa si riceve risposta e, comunque
sia, si trema sempre. Capisco benissimo il tuo ceco, odo anche la risata,
ma m’ingolfo nelle tue lettere tra la parola e il riso, poi odo soltanto
la parola, poiché oltre a tutto la mia natura è angoscia. Non so
rendermi conto se dopo le mie lettere di mercoledì-giovedì tu voglia
ancora vedermi. So il rapporto fra te e me, (tu appartieni a me, anche se
non dovessi vederti mai più), lo conosco in quanto non sta nel territorio
confuso dell’angoscia, ma non conosco affatto il rapporto tuo verso di me,
questo appartiene tutto all’angoscia. E neanche tu mi conosci Milena, lo
ripeto) (a). Ciò che accade è per me qualcosa di mostruoso, il mio mondo
crolla, il mio mondo risorge, vedi come tu (questo tu sono io) ne possa
dare buona prova. Non mi lagno del crollo, il mondo stava crollando,
mi lagno del suo ricostruirsi mi lagno delle mie deboli forze, mi lagno del
venire al mondo mi lagno della luce del sole. Come continueremo a vivere?
Se dici di sì alle mie lettere di risposta, non devi più vivere a Vienna,
è impossibile. Milena, non si tratta di questo, tu non sei per me una
signora, sei una fanciulla, non ho mai visto nessuna che fosse tanto
fanciulla, non oserò porgerti la mano, fanciulla, la mano sudicia,
convulsa,unghiuta, incerta e tremula, cocente e fredda.- (Fonte: Il Menabò)
La lettera d’amore di Italo
Calvino a Elsa De Giorgi
15 Ottobre 2018
MILANO
– Abbiamo raccolto le più celebri lettere scritte da grandi autori della
letteratura. Nel settembre 1990, il settimanale Epoca pubblicò stralci
delle lettere inviate da Italo Calvino a Elsa de’ Giorgi. Si tratta di una
straordinaria corrispondenza, riportata da Donna Moderna,
che mostra un lato di Calvino che non tutti conoscono.
Certo,
il mio amore per te è nato come una protesta di individualista protesta contro
tutto un clima mosso da un bisogno profondissimo, ma con un significato
generale, una lezione per tutti, di non-rinuncia, di coraggio alla felicità.
Come questa lezione si tradurrà nell’opera creativa è ancora da vedersi. Se mi
mancasse il tuo amore tutta la mia vita mi si sgomitolerebbe addosso. Tu sei
un’eroina di Ibsen, io mi credevo un uomo di Cechov. Ma non è vero, non è vero.
Gli eroi di Cechov hanno la pateticità e la nobiltà degli sconfitti. Io no: o
vinco o mi annullo nel vuoto incolore. E vinco, vinco, sotto le tue frustate.
No, cara, non hai nulla dell’eroina dannunziana, sei una grande donna pratica e
coraggiosa, che si muove da regina e da amazzone e trasforma la vita più accidentata
e difficile in una meravigliosa cavalcata d’amore. Ho la tua lettera dal treno
.
Cara,
amore ho sempre un’apprensione quando apro una tua lettera e uno slancio enorme
di gratitudine e amore leggendo le tue parole d’amore. Il ritratto del giovane
P.P. [Pier Paolo Pasolini, ndr] è molto bello, uno dei migliori della tua vena
ritrattistica, di questa tua intelligenza delle personalità umane fatta di
discrezione e capacità di intendere i tipi più diversi,questa tua gran dote
largamente provata nei coetanei. È la stessa dote che portata all’estremo
accanimento dell’amore ti fa dire delle cose così acute e sorprendenti quando
parli con me di me che ti sto a sentire a bocca aperta, abbacinato un insieme
d’ammirazione per l’intelligenza, o incontenibile narcisismo, e di gratitudine
amorosa. Ho più che mai bisogno di stare fra le tue braccia. E questo tuo
ghiribizzo di civettare che ora ti ripiglia non mi piace niente, lo giudico
un’intrusione di un moti psicologico completamente estraneo all’atmosfera che
deve reagire tra noi. Gioia cara, vorrei una stagione in cui non ci fossi per
me che tu e carta bianca e voglia di scrivere cose limpide e felici. Una
stagione e non la vita? Ora basta, perché ho cominciato così questa lettera, io
voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo,
non altro. È forse anche qui la paura di soffrire che prende il sopravvento?
Cara, cara, mi conosci troppo, ma no, troppo poco, devo ancora farmi conoscere
da te, devo ancora scoprirmi a te, stupirti, ho bisogno di farmi ammirare da te
come io continuamente ti ammiro.
Sto
scrivendo una cosa su Thomas Mann per il Contemporaneo sotto forma di lettera
su cosa significa per me il suo atteggiamento d’uomo classico e razionale al
cospetto dell’estrema crisi romantica e irrazionale del nostro tempo. Sono temi
che ritornano puntualmente nella cultura e nell’arte contemporanea come nella
mia vita: il mio rapporto con Pavese, o la coscienza della poesia, il mio
rapporto con te, o la coscienza dell’amore. Io voglio scrivere del nostro
amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro, siamo davvero
drogati: non posso vivere fuori dal cerchio magico del nostro amore.” Italo
Calvino
La lettera d’amore di Goethe a
Lotte von Stein
9 Ottobre 2015
Una corrispondenza prova dell'amore platonico
segreto dell'autore nei confronti della moglie del suo mecenate, il duce Carlo
Augusto di Sassonia
MILANO
– In occasione della nostra nuova campagna social “Caro, ti scrivo”,
che ha l’obiettivo di rivalorizzare la cara vecchia abitudine della scrittura
delle lettere cartacee, abbiamo raccolto le più celebri lettere scritte da
grandi autori della letteratura. Goethe scrisse fino al 1786, quando parte
in gran segreto dalla residenza del suo mecenate, il duca Carlo Augusto di
Sassonia-Weimar, marito proprio di Charlotte. Un amore assolutamente platonico.
Scopriamolo grazie alla lettera riportata dal forum Pensieri Riflessi.
“Le
mie lettere ti avranno detto quanto io mi senta solo. Non mangio a corte, vedo
poca gente, me ne vado a passeggiare solo e in ogni bel punto desidero di
essere con te. Non posso fare a meno di amarti, anche più di quello che dovrei,
e tanto più felice sarò quando ti rivedrò. Ti sento sempre più vicina a me, la
tua presenza non mi lascia mai. In te ho trovato la misura per tutte le donne,
anzi per tutti gli esseri umani: attraverso il tuo amore, la misura per la
sorte di ognuno.
Non
è che esso mi offuschi il resto del mondo, anzi direi piuttosto che me lo
schiarisce tutto quanto, e mi rende possibile di vedere nettamente come sono gli
uomini, cosa pensano, cosa desiderano, cosa fanno e godono: a ognuno concedo il
suo, e dentro di me mi rallegro del fatto di possedere, io, un tesoro cosi
indistruttibile.
A
te succede nella tua economia domestica quel che talora succede a me negli affari:
non si vedono le cose, solo perché non ci si vuole fermare sopra gli occhi, e
solo quando le circostanze appaiono chiare, anche le cose assumono un
interesse. Poiché l’uomo si compiace sempre di agire direttamente e se è ben
animato, ama mettere in ordine, disporre ogni cosa, aumentare il silenzioso
dominio della giustizia.
Penso
di portare con me Weimar il cranio dell’elefante. […] Friz è buono e contento.
Senza che se ne accorga, viene introdotto nel mondo e, senza saperlo, impara a
conoscerlo. Tutto lo diverte: ieri gli feci leggere le suppliche e poi me le
feci riferire. Moriva dalle risa e non riusciva a credere che ci fosse gente in
cosi cattive condizioni, come appariva da quelle lettere.Amore mio.
Addio
mille volte amata.” G.
La lettera d’amore di John Keats a Fanny Brawne
23 Febbraio 2019
Una delle lettere d'amore che scandalizzò la società
vittoriana nell'Ottocento. Il fidanzamento fra Keats e Fanny Brawn rimase
sconosciuto fino al 1878
MILANO
– Il fidanzamento fra Keats e Fanny Brawn rimase sconosciuto fino al
1878, quando vennero pubblicate le prime lettere. La loro unione, durata dal
dicembre 1818 fino alla morte di Keats nel febbraio del 1821, ha coinciso fra
le altre cose con gli anni artisticamente più prolifici del poeta. Keats si innamora
immediatamente di Fanny, ma non la sposa, a causa delle sue condizioni
economiche limitate e della sua salute precaria. Ecco la lettera tratta
da Cronache Letterarie:
“Mia
cara ragazza,
In
questo momento mi sono messo a copiare dei bei versi. Non riesco a proseguire
con una certa soddisfazione. Ti devo dunque scrivere una riga o due per vedere
se questo mi assiste nell’allontanarti dalla mia mente anche per un breve
momento. Sulla mia anima non riesco a pensare a nient’altro. È passato il tempo
in cui avevo il potere di ammonirti contro la poco promettente mattina della
mia vita. Il mio amore mi ha reso egoista. Non posso esistere senza di te. Mi
scordo di tutto salvo che di vederti ancora la mia vita sembra fermarsi lì non
vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo preciso momento ho la sensazione di
essermi dissolto – sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti
presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te. Mia dolce Fanny,
cambierà mai il tuo cuore? Amore mio, cambierà? Non ho limiti ora al mio amore…
Il tuo biglietto è arrivato proprio qui. Non posso essere felice lontano da te.
È più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neanche per scherzo. Mi
sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro Religione –
Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la
mia religione – la mia religione è l’amore – potrei morire per questo. Potrei
morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma. Mi hai
incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere
fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso “di ragionare
contro le ragioni del mio amore”. Non posso farlo più – il dolore sarebbe
troppo grande. Il mio amore è egoista Non posso respirare senza di te.”
Tuo
per sempre, John
Keats
29 Giugno 2017
Alekos caro,
ti scrivo nuovamente per dirti che sono stata felice di ascoltarti una seconda
volta a telefono. Anche se non possiamo dirci molte cose perché tu non capisci
nulla di quello che dico e io non capisco nulla di quello che dici, udire la
tua voce è bellissimo. Io, dopo, mi sento meglio.
Ti
ringrazio per la risposta alla mia domanda su «cosa significa essere un uomo».
(…) È una splendida risposta, migliore della poesia di Kipling. Forse la userò
aggiungendo alle tue parole questa domanda per me: «E per te, cos’ è un uomo?».
Così io potrò replicare così: «Un uomo è… una creatura come te. È te».
Tuttavia un particolare della tua
risposta mi ha turbato. Quello che Andreas ha tradotto: «To love without
permitting one love to become an handicap». In italiano: «Amare senza
permettere a un amore di diventare un ostacolo». Ho creduto di capire che
dicevi questo a me, non agli altri.
Ebbene:
io non sono e non sarò mai un ostacolo, un handicap. Io so che esistono cose
ancora più grandi dell’ amore di una persona o dell’ amore per una persona.
Ad esempio, un
sogno. Ad esempio, una lotta. Ad esempio, un’idea.
Ciao a
sabato. Al massimo, domenica. E, se posso, prima (…). Finito il lavoro a Bonn,
mi fermerò in Italia per salutare mia madre che è malata. Poi volerò subito da
te. Non pensare nemmeno un momento di abbandonare la clinica quando arrivo io.
Se devi stare in clinica, starai in clinica. E io ti farò compagnia in clinica
con una profonda conversazione in greco. Oppure giocando a scacchi. Ok?
Aspettami. Io ti ho aspettato tanto.
Oriana
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